Chip e Ia, corsa all’autosufficienza: così l’embargo Usa ha aiutato Pechino

La parabola di Cambricon Technologies inizia con due fratelli nati a Nanchang, capoluogo della provincia del Jiangxi: Chen Yunji, classe 1983, e Chen Tianshi, di due anni più piccolo. I Chen vengono ammessi giovanissimi alla prestigiosa “Junior Class” dell’Università di scienza e tecnologia della Cina (Ustc) di Hefei (nello Anhui), riservata ai talenti più brillanti. Dopo il dottorato presso l’Istituto di tecnologia del calcolo dell’Accademia cinese delle scienze, Yunji e Tianshi si dedicano a un’idea a quei tempi pionieristica: progettare chip dedicati all’intelligenza artificiale (Ia). La Cina può fare a meno degli Usa, per questo Trump ha fatto dietrofront Nel 2017, è proprio il clamore suscitato dalla vittoria dell’Ia di AlphaGo (Google) sul campione cinese di go, Ke Jie, a spingere i Chen a trasformare i loro studi in un’azienda. Nasce così Cambricon, spin-off dell’Accademia delle scienze, con Yunji scienziato capo e Tianshi amministratore delegato. Mentre il primo è infine tornato all’università, Tianshi ha preso il timone della compagnia, diventando il popolarissimo volto pubblico di Cambricon, un simbolo della nuova generazione di imprenditori-scienziati cinesi. Agli esordi Cambricon era fortemente dipendente da Huawei. Quest’ultima infatti integrava i chip della startup pechinese nei suoi smartphone di fascia alta. Il terno al lotto vinto da Chen Tianshi sono state le sanzioni statunitensi che nel 2019 costrinsero Huawei a sviluppare soluzioni interne, staccando Cambricon dal cordone ombelicale che la legava al colosso di Shenzhen. Cambricon venne salvata dai contratti governativi e dal sostegno di centri di calcolo statali, fino all’ingresso, nel 2020, nello Star Market di Shanghai, prima società cinese di chip per l’intelligenza artificiale quotata in borsa. Nuove tecnologie e più welfare, nel piano quinquennale la scommessa della Cina per superare gli Usa L’aiuto del partito-stato Secondo indiscrezioni, il partito ha orientato l’attività di Cambricon fin da questa prima fase, attraverso l’azienda di stato SDIC Venture Capital, che vi investì 900 milioni di yuan e contribuì a creare i rapporti commerciali che le permisero di consolidarsi sul mercato. Un’ulteriore, più sostanziosa svolta arrivò nell’ottobre 2022, quando Washington vietò l’esportazione in Cina dei chip più avanzati di Nvidia. Pochi mesi dopo, Cambricon fu inserita nella “Entity List”, la lista nera del dipartimento del commercio delle società considerate una minaccia per la sicurezza o gli interessi Usa. Ancora una volta, le stesse restrizioni che avrebbero potuto soffocarla si trasformarono in un volano: la domanda interna di alternative nazionali ai microprocessori della Silicon Valley esplose, e Cambricon divenne il campione nazionale della cosiddetta “sostituzione” tecnologica. Oggi Chen Tianshi possiede circa il 30 per cento di Cambricon, una quota che lo ha reso il primo miliardario cinese nel settore dei chip per l’Ia. A quarant’anni, con un patrimonio di 11,5 miliardi di dollari (Forbes) è entrato nella top ten degli uomini più ricchi della Cina. Ma, soprattutto, è diventato un simbolo della nuova generazione di imprenditori-scienziati patrioti che coniugano status accademico e spirito imprenditoriale, in grado di guidare la Cina verso il traguardo dell’indipendenza tecnologica al centro del XV Piano quinquennale (2026-2030). Tra gli obiettivi primari del prossimo Piano c’è infatti quello di aumentare la produzione nazionale di chip avanzati, rafforzare la ricerca di base e creare un ecosistema completo che vada dalla progettazione alla manifattura. E in questa strategia Cambricon è destinata a giocare un ruolo chiave, come fornitore di soluzioni per il mercato interno, e come simbolo della capacità cinese di competere con giganti a stelle e strisce come Nvidia. Il reality show di Trump e l’astuzia del dragone Bolla hi-tech? Nell’ultimo anno le azioni di Cambricon hanno guadagnato oltre il 400 per cento, portando la capitalizzazione a quasi 600 miliardi di yuan, più di venti volte il valore dell’offerta pubblica iniziale del 2020. Per alcuni i fondamentali di Cambricon – ricavi e utili – non giustificherebbero una valutazione tanto elevata, frutto più di entusiasmo politico-patriottico-finanziario che di solidità industriale. Tuttavia Cambricon sarà tra le principali beneficiarie del piano d’azione governativo “AI+”, pubblicato nell’agosto scorso, che punta a diffondere l’intelligenza artificiale in tutti i settori industriali entro il 2027 e costruire un’economia “intelligente” entro il 2035. Le statistiche appena pubblicate raccontano una crescita straordinaria: nel primo semestre 2025 i ricavi sono aumentati di oltre il 4.000 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo 2,88 miliardi di yuan, con un utile netto di 913 milioni. I chip Cambricon sono ormai utilizzati su larga scala nelle telecomunicazioni, nella finanza e nei servizi internet. E in futuro serviranno ancora di più, perché – per eliminare la dipendenza dall’estero, esiziale in caso di crisi internazionali – Pechino punta a far girare con chip made in China i suoi data center, l’infrastruttura informatica che alimenta un’economia sempre più in rete. Cambricon è un’azienda senza stabilimenti: progetta i chip, ma ne affida la produzione a fonderie esterne. Il cuore della sua attività è lo sviluppo di processori neurali (Npu), progettati per accelerare i calcoli di intelligenza artificiale. Tra terre rare, soia e dazi: braccio di ferro Trump-Xi Autosufficienza La fabless company pechinese oggi produce schede di accelerazione Mlu (Machine learning unit), pensate per i data center e per il cloud computing. Questi processori sono diventati il cuore delle infrastrutture che fanno funzionare i modelli di intelligenza artificiale su larga scala, entrando in diretta competizione con le Gpu meno avanzate di Nvidia, quelle che Washington permette di esportare nel paese rivale. Parallelamente, Cambricon ha sviluppato soluzioni per l’edge computing, cioè chip più compatti e versatili, destinati a dispositivi che devono elaborare dati in tempo reale senza dipendere da connessioni costanti con il cloud: telecamere di sorveglianza intelligenti, auto a guida autonoma, robot industriali. Le applicazioni dei chip Cambricon si estendono a numerosi settori strategici. Nella finanza vengono utilizzati per l’analisi predittiva dei mercati; nelle telecomunicazioni contribuiscono a ottimizzare le reti 5G; nella sanità servono per la diagnostica assistita da algoritmi di Ia; e nelle smart city alimentano sistemi di riconoscimento facciale e gestione intelligente del traffico. Svolta nella guerra dei microchip: l’Olanda nazionalizza la cinese Nexperia Gli Stati Uniti considerano i semiconduttori avanzati una tecnologia critica per la sicurezza nazionale e hanno imposto controlli sempre più stringenti sulle esportazioni verso la Cina, per rallentarne lo sviluppo in campi come l’intelligenza artificiale, i computer quantistici e le applicazioni militari. Ma la storia di Cambricon dimostra che Pechino ha saputo trasformare queste restrizioni in un catalizzatore per accelerare l’autosufficienza. E Cambricon è diventata il volto di questa strategia: un’azienda patriottica che incarna la volontà politica di emanciparsi dalla dipendenza tecnologica occidentale.