Il successo di Candace Owens e la post-verità come strategia politica

L'affermazione secondo cui il podcast di Candace Owens, ormai nota attivista conservatrice statunitense, sarebbe il «più ascoltato al mondo» è circolata con insistenza negli ultimi giorni. È stata la stessa Owens a rilanciarla con un post sul suo account X. Tuttavia tale affermazione appare contestabile. Ad esempio, i dati aggregati sulla portata totale dell’audience della Edison Research indicano che il podcast più seguito sarebbe The Joe Rogan Experience. Candace Owens appare comunque stabilmente nella top 20-40 del mercato statunitense e il suo successo sembra essere sintomatico di trend industriali, culturali e politici molto più vasti. La popolarità di Candace Owens è anche il risultato della sua controversa e aggressiva copertura mediatica dell’assassinio di Charlie Kirk. Nei suoi interventi ha ripetutamente cavalcato teorie cospirazioniste che hanno messo in dubbio le ricostruzioni ufficiali arrivando addirittura ad accusare lo stato d’Israele per la morte di Kirk. Vita e oscenità di Fuentes, l’uomo che contende l’eredità politica di Charlie Kirk Le accuse a Brigitte Macron In Europa invece la Owens ha avuto i suoi 15 minuti di celebrità a causa delle sue affermazioni su Brigitte Macron che, nella sua ricostruzione, sarebbe nata uomo. A seguito di tali affermazioni Brigitte ed Emmanuel Macron hanno intentato una causa per diffamazione contro la Owens che è ancora in corso. Il fenomeno Owens è solo l’ultimo dei prodotti del contro-establishment conservatore statunitense che per anni si è opposto ai media mainstream accusati di essere al servizio dell’ideologia liberal. Ora la strategia di critica ha compiuto un salto di qualità, con un impatto sicuramente maggiore, in quanto il contro-establishment conservatore non ha più come obiettivo unico quello della critica al mondo culturale e politico liberal. Diviene invece imperativo creare una controcultura alternativa al pubblico e all’elettorato politicamente vicino. La sfida va ben oltre il mondo dell’informazione. Sono stati prodotti film, con budget significativi, come la commedia satirica Lady Ballers che ha utilizzato la satira per raccontare la partecipazione di atlete transgender agli sport femminili. Si tratta di un’opera che, seppur stroncata dalla critica, ha avuto un’influenza significativa sul pubblico conservatore. “Realtà alternativa” Dal punto di vista del metodo si assiste ad un trend che si ripete: lo scollamento tra critica e spettatori diviene un fenomeno fisiologico se l’obiettivo della produzione culturale è quello di rafforzare l’identità e i valori di un pubblico già costituito. Un investimento importante (di circa 100 milioni di dollari) è stato fatto per lanciare nuove app di streaming come Bentkey che si propone di sfidare l’egemonia culturale della Disney offrendo alle famiglie contenuti «anti-woke». È interessante notare come, da un punto di vista strategico, molto di questo ecosistema alternativo si regga su un modello fondato non sulla pubblicità, ma sulle sottoscrizioni degli abbonati. Questo rende i contenuti meno influenzabili dagli inserzionisti. Il modello si rivela profondamente efficace facendo prosperare la polarizzazione sociale: più il contesto culturale “esterno” è percepito come minaccioso, maggiore sarà l’incentivo a crearsi una “realtà alternativa” con sottoscrizioni a pagamento. Tucker Carlson si mette in proprio per essere libero di sostenere Trump Il trionfo delle bolle Nel mondo conservatore vi è stata una specializzazione mediatica per cui sono offerti, dai diversi attori dell’ecosistema mediatico, contenuti che possono portare l’utente, mediante gli algoritmi delle piattaforme, a spingersi man mano verso posizioni più estreme. Un utente può così iniziare a fruire del podcast di Joe Rogan per essere poi spinto verso commentatori più esplicitamente politici e antisistema come Candace Owens. Proprio figure come Owens sono diventate centrali nel definire il panorama mediatico odierno. Le sue teorie provocatorie, incluse quelle sull’omicidio di Kirk o quelle su Brigitte Macron, non rappresentano necessariamente solo opinioni di nicchia, ma rendono palese una dinamica potenzialmente più ampia che meriterebbe ulteriori approfondimenti. Si assiste infatti a un paradossale rovesciamento del paradigma: sono ormai spesso i media mainstream a inseguire le narrazioni alternative dell’ecosistema conservatore (come le teorie di Owens o le intemerate di Nick Fuentes) finendo per amplificarle nel tentativo di smentirle. Le conseguenze a lungo termine di questa dinamica sono profonde: lo spettro del dibattito pubblico si spinge oltre la polarizzazione politica per arrivare alla frammentazione epistemologica. Un ecosistema mediatico del genere crea la possibilità dell’esistenza di “realtà parallele” o “alternative” basate non su interpretazioni divergenti dal mainstream, ma su fatti diversi e inconciliabili. È il trionfo delle bolle di filtraggio e delle camere dell’eco. Cosa scompare realmente nel trionfo assordante dei media frammentati e delle “realtà alternative”? Ad essere pesantemente indebolita, erosa fin quasi a svanire, è prima di tutto la fiducia condivisa nelle istituzioni, ovvero il prerequisito fondamentale per qualsiasi dibattito pubblico razionale e costruttivo. Di conseguenza, sfiducia, polarizzazione e post-verità non diventano allora incidenti patologici o derive inaspettate, ma una strategia politica e di business, lucidamente perseguita per ottenere vantaggi elettorali e ritorni economici. Non solo Kirk: il populismo Usa affonda le sue radici nella “religione americana”