Ecumenismo e clima: il leader anglicano Carlo dialoga con papa Leone XIV

Carlo III D’Inghilterra e Leone XIV pregheranno insieme per la cura della Casa comune nella Cappella Sistina. Quella di giovedì 23 ottobre in Vaticano, insomma sarà una visita dal forte valore ecumenico – il sovrano inglese è infatti, formalmente, anche il capo della Chiesa anglicana – al cui centro sono stati posti i temi della tutela dell’ambiente, dell’ecologia, del rispetto della biodiversità, del contrasto al cambiamento climatico. Carlo sarà accompagnato dalla consorte, Camilla, ma non dalla nuova arcivescova di Canterbury, Sarah Mullally, prima donna a ricoprire tale carica che, sebbene eletta quale nuova primate della comunione anglicana, si insedierà ufficialmente solo nel marzo del 2026; così non sarà a Roma, dove invece si troverà l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, che guiderà, insieme al pontefice, la liturgia nella Cappella Sistina. L’asse Roma-Londra: le ragioni del viaggio di re Carlo III in Italia I precedenti Non è la prima volta che un sovrano inglese viene in visita dal papa (per quanto la preghiera in comune sia invece un fatto pressoché unico nella storia, per lo meno dallo scisma anglicano in poi): lo stesso Carlo, nell’aprile scorso, a sorpresa, andò a trovare papa Francesco che si trovava ricoverato al policlinico Gemelli; in quell’occasione era stata annullata la visita ufficiale e quello di Carlo e Camilla fu un fuori programma a tutti gli effetti nel corso di un viaggio compiuto in Italia. Fra l’altro, non caso, l’incontro odierno in Vaticano fra il papa e re Carlo, avviene nel decimo anniversario della Laudato si’, la storica enciclica di Francesco dedicata appunto alla cura della Casa comune, e a ridosso della Cop30, il summit mondiale sul riscaldamento climatico promosso dalle Nazioni Unite che quest’anno si terrà in Amazzonia, in Brasile, dal 10 al 21 novembre. Importante anche l’aspetto ecumenico della visita, sottolineato da un comunicato di Buckingham Palace che ne dava l‘annuncio: «Il Giubileo papale è un momento speciale per la chiesa cattolica. La visita celebrerà l’impegno ecumenico della chiesa d’Inghilterra e della chiesa cattolica, riflettendo il tema dell’anno giubilare: camminare insieme come “Pellegrini della Speranza”». Fra i precedenti significativi, da considerare, inoltre, che nell’aprile del 2014, la regina Elisabetta II fece visita a papa Bergoglio; una cosa meno scontata di quanto si pensi: infatti cadeva in quei giorni l’anniversario della guerra per il possesso delle isole Falklands-Malvinas, fra Inghilterra e Argentina. Il viaggio di re Carlo: puntella i confini del Canada «forte e libero» e sfida Trump La crisi della chiesa anglicana Sul piano più strettamente ecclesiale, in ogni caso, la chiesa d’Inghilterra sta attraversando un periodo particolarmente delicato. Si tenga conto, infatti che essa è composta dalle due province ecclesiastiche di Canterbury e York, a cui fanno capo tutte le diocesi inglesi. Più precisamente, la sede di Canterbury esercita il ruolo di primus inter pares in tutta la comunione anglicana, presente in 165 paesi, legate per tradizione e cultura all’anglicanesimo. Quindi è responsabile del dialogo ecumenico con le altre chiese come del dialogo interreligioso. Da sottolineare però che Sarah Mullally ha preso il posto del dimissionario Justin Welby, coinvolto in una vicenda di insabbiamento, da lui stesso ammesso, di un grave caso di abusi sessuali su minori commessi da un membro della chiesa, l’avvocato John Smyth, su decine di ragazzi in Inghilterra e in Africa. In questo contesto, è dunque maturata la scelta di scegliere come arcivescovo di Canterbury una donna, già vescova di Londra. La mossa, tuttavia, non è stata vissuta in modo indolore dal resto della comunione anglicana, in particolare dalle chiese africane che, da tempo, sono in rotta con Canterbury sulle ordinazioni femminili come su quelle delle persone omosessuali. Così la chiesa anglicana della Nigeria, una delle più grandi del mondo, ha definito l’elezione di Mullally, «la conferma definitiva del decadimento morale all'interno della leadership della Chiesa d'Inghilterra». Tensioni tra Cei e Santa sede, per Leone XIV gli abusi sono già un dossier delicato La dichiarazione, firmata dall’arcivescovo Henry Ndukuba, primate della Chiesa della Nigeria, ha annunciato che la Chiesa nigeriana non riconoscerà più l’autorità di Canterbury in materia dottrinale o spirituale. Una presa di posizione che ha fatto proseliti nel continente africano, delineando una sorta di scisma. Di tutt’altra tendenza le chiese anglicane del Canada e degli Stati Uniti; la prima è già stata guidata da una donna fino al settembre scorso, mentre la seconda ha dato il suo pieno sostegno al nuovo arcivescovo.