Gli ultimi arrestati, giovedì scorso, sono cinque studenti che avevano postato sui social media messaggi “eversivi” secondo la nuova legge sulla sicurezza nazionale varata dall’Assemblea nazionale del popolo. L’anti-terrorismo di Hong Kong, istituita con le norme volute da Xi Jinping e compagni per fermare il movimento di protesta, negli ultimi mesi ha fatto scattare retate continue. Per restituire tranquillità al “porto profumato” ci sono volute norme speciali liberticide, una riforma elettorale che riduce la rappresentanza dell’opposizione, e un corpo di polizia ad hoc. A Hong Kong deve regnare la stabilità, il Partito l’ha incasellata in uno dei suoi progetti di punta.

Lo sviluppo futuro della Cina si gioca infatti in gran parte nell’Area della grande baia (Gba), il cluster di undici metropoli dentro e attorno alla provincia del Guangdong (oltre 1.700 miliardi di dollari di Pil nel 2020) nel quale l’ex colonia britannica è destinata a essere integrata. Alla Gba è stato affidato un ruolo di primo piano nella realizzazione degli obiettivi più ambiziosi del XIV Piano quinquennale (2021-2025) che scommette su quella innovazione autoctona (zìzhŭ chuàngxīn) che dovrebbe affrancare la manifattura nazionale dalle “componenti chiave” tuttora importate dall’estero.

Obiettivo autosufficienza

L’aspirazione all’indipendenza tecnologica è sempre più evidente, tanto nei proclami quanto nelle politiche della leadership cinese. Nel 2017, Xi Jinping si è presentato al World economic forum di Davos difendendo a spada tratta la globalizzazione, che in seguito ha definito più volte una «tendenza inarrestabile della storia». Ora il presidente cinese sostiene - in un intervento appena pubblicato da Qiushi (la rivista di teoria politica del Partito comunista) - che «la globalizzazione sta affrontando correnti avverse, dunque dobbiamo capire come gestire autosufficienza e apertura al mondo esterno», la cosiddetta “doppia circolazione”. L’articolo del segretario generale del Pcc è in gran parte dedicato alla prospettiva dell’autosufficienza. «Fino a quando riusciremo a mantenere all’interno del paese un abbondante flusso di beni e servizi, resteremo invincibili», continua Xi. E la «rinascita della nazione cinese» viene subordinata alla capacità di varare un «nuovo modello di sviluppo che rafforzerà la nostra resilienza, competitività, capacità innovativa in ogni tempesta futura, prevedibile o imprevedibile».

In pochi mesi, nel mezzo della pandemia, l’America “è tornata” con Joe Biden, mentre l’Unione europea (fino a un anno fa primo partner commerciale di Pechino) ha bloccato il Comprehensive Agreement on Investment con la Cina.

La leadership del Partito ha risposto a questi sconvolgimenti dello scenario internazionale accelerando lo sviluppo dell’Area della grande baia, nella quale ha moltiplicato progetti e investimenti. L’obiettivo è la creazione al suo interno di catene di fornitura regionali, autosufficienti, in un cluster industriale che, con 71 milioni di abitanti, grazie al suo enorme mercato del lavoro e a spillover di conoscenza, replichi il modello della Silicon Valley californiana.

Quartier generale di due colossi sotto sanzioni Usa – Huawei (telco) e Dji (droni) – l’hub tecnologico di Shenzhen è in pieno sviluppo. Nell’ex villaggio scelto da Deng Xiaoping nel 1980 per lanciare la prima zona economica speciale della Cina l’altro ieri il segretario di Partito, Wang Weizhong, ha annunciato investimenti in ricerca e sviluppo pari a oltre 100 miliardi di euro nei prossimi cinque anni (il 5 per cento del Pil locale), soprattutto nei settori dell’intelligenza artificiale, del 6G e dei veicoli a guida autonoma. Assieme a Guangzhou (Canton), Shenzhen è la metropoli che continua ad attrarre il maggior numero di lavoratori migranti, un altro indicatore delle sue potenzialità. Ma a ognuna delle città della Gba è stata attribuita una specifica vocazione. Macao e l’adiacente Zhuhai costituiranno un hub turistico incentrato sull’intrattenimento e i casinò dell’ex colonia portoghese. Foshan e Zhongshan saranno basi manifatturiere con impiego massiccio dell’automazione. Hong Kong continuerà a essere il centro dei servizi finanziari e professionali.

Leader in ascesa

Sul campo, la figura chiave della Gba è il segretario di Partito del Guangdong, Li Xi. Classe 1956, fedelissimo di Xi Jinping, nella grande provincia meridionale Li ha sostituito nel 2017 Hu Chunhua, protégé dell’ex presidente Hu Jintao. Attualmente membro dell’Ufficio politico e numero 13 della nomenklatura del Partito comunista, Li è tra i più accreditati per entrare, in occasione del XX Congresso (ottobre 2022), nel prossimo Comitato permanente dell’Ufficio politico, l’organismo di sette membri che governa la Cina. Li Xi ha condiviso con Xi Jinping l’esperienza della Rivoluzione culturale, durante la quale, come milioni di altri studenti, sono stati inviati dal Partito per anni nelle aree rurali, per aiutare i contadini. Li è un uomo di apparato (essendosi fatto le ossa nei tre dipartimenti che rappresentano il cuore del Partito: organizzazione, propaganda e ufficio generale) e un collaudato amministratore (ha guidato le province dello Shaanxi e del Liaoning, e Shanghai, prima del Guangdong). Su Li ricade la principale responsabilità dello sviluppo del progetto della Gba. È lui a tradurre in provvedimenti economici la linea tracciata dal Partito per lo sviluppo di quest’area strategica.

A occuparsene per il governo centrale è invece il vicepremier Han Zheng, che il 22 aprile scorso ha presieduto a Guangzhou l’ennesima riunione del Comitato direttivo ristretto costituito da Pechino proprio per coordinare lo sviluppo della Gba.

Anche le multinazionali straniere hanno scommesso sul progetto. Procter and Gamble ha appena investito 100 milioni di dollari in un centro per «l’innovazione nei big data e nell’intelligenza artificiale» a Guangzhou, ha annunciato il presidente di P&G Greater China, Matthew Price. AstraZeneca ha spostato nel capoluogo del Guangdong il suo quartier generale cinese, mentre ai developer di Hong Kong andrà una fetta dei progetti di espansione immobiliare delle undici città coinvolte (Zhaoqing, Guangzhou, Foshan, Dongguan, Huizhou, Zhongshan, Shenzhen, Jiangmen, Hong Kong, Zhuhai, Macao).

Stato e mercato per la R&s

Per lo sviluppo dell’innovazione autoctona Pechino punta sugli investimenti pubblici e “incoraggia” quelli privati: sotto pressione dopo la multa miliardaria e lo stop governativo all’Ipo di Alibaba, le altre big nazionali di internet, a cominciare da Tencent (la regina dei pagamenti elettronici), si sono messe in fila per sostenere la Gba.

La Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo (Ndrc) il mese scorso ha varato un fondo per mettere in collegamento le università di Hong Kong (tra le migliori della Cina) con i centri manifatturieri dell’area. Non a caso un’altra figura chiave della Gba è Wei Shyy, rettore dell’Università di scienza e tecnologia di Hong Kong (Hkust) e tra i più famosi ingegneri aerospaziali cinesi. Fautore di una stretta collaborazione tra finanza, industria e ricerca universitaria, Wei è convinto che, connettendole a Hong Kong, aumenterà il vantaggio competitivo delle altre metropoli della Gba.

Intanto un collegamento fisico c’è già. È lo Hong Kong-Zhuhai-Macau Bridge (Hzmb), il faraonico emblema architettonico di questa nuova sfida cinese, aperto al traffico il 24 ottobre 2018: tre viadotti sul Mar cinese meridionale, sotto i quali possono transitare le più grandi navi portacontainer in circolazione, una galleria sottomarina, e tre isolotti artificiali. Per costruirlo ci sono voluti otto anni, 15 miliardi di dollari, 420.000 tonnellate d’acciaio e 30.000 metri cubi di cemento. Prima dell’inaugurazione dell’opera, per raggiungere Macao e Zhuhai da Hong Kong (e viceversa) bisognava percorre 160 chilometri attraverso una delle aree più densamente popolate del pianeta: in macchina ci s’impiegava mediamente quattro ore e mezza. Con lo Hzmb bastano 60 minuti.

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