L’ex presidente cinese Jiang Zemin è morto all’età di 96 anni a Shanghai. L’annuncio è stato dato direttamente dal comitato centrale del partito Comunista cinese, e da altri enti pubblica prima di essere diffuso ai media. In una nota si legge che «il compagno Jiang Zemin era un leader eccezionale che godeva di un alto prestigio riconosciuto da tutto il Partito, dall’intero esercito e dal popolo cinese di tutte le etnie, un grande marxista, un grande rivoluzionario proletario, statista, stratega militare e diplomatico, un combattente comunista di lunga data e un leader della grande causa del socialismo cinese».

Zemin è stato «il fulcro della terza generazione della leadership collettiva centrale del Pcc e il principale fondatore della Teoria dei Tre Rappresentanti», conclude il comunicato. La sua morte arriva in un momento delicato per Pechino viste le proteste delle ultime settimane contro la politica contagi zero di Xi Jinping.

La carriera politica

Zemin è diventato segretario del Partito comunista dopo la repressione di piazza Tienanmen del 1989 ed è stato uno dei protagonisti principali della Cina degli ultimi anni. All’epoca Deng Xiaoping rimosse il riformista Zhao Ziyang dalla carica di segretario generale portando all’elezione di Jiang, ma il suo mandato da presidente è iniziato qualche anno più tardi nel 1993 ed è durato fino al 2002. È stato un mandato caratterizzato da numerosi eventi storici come il passaggio pacifico di Hong Kong nel 1997 o la dura repressione nei confronti della setta religiosa Falun Gong del 1999.

Zemin è considerato uno dei massimi artefici della nuova assimilazione dell’economia capitalistica in un sistema comunista, nonché il leader più importante della Cina dagli anni Novanta all’inizio del Duemila. Grazie a lui, la Cina è entrata nel 2001 nell’Organizzazione mondiale del commercio.

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