Quando la realtà si avvicina alla fantascienza c’è spesso di mezzo la Cina, che stavolta ha puntato davvero in alto: intende produrre energia solare direttamente nello spazio. A detta dello scienziato missilistico Long Lehao dell’Accademia cinese di ingegneria il progetto è già entrato in fase operativa.

L’idea, scrive il South China Morning Post, è quella di creare stazioni per produrre energia dall’orbita terrestre attraverso razzi super-pesanti e poi trasmetterla sulla Terra, in modo che l’approvvigionamento non venga influenzato dalle stagioni né dai cicli giorno-notte.

Come le Tre Gole

Per Long, la portata dell’iniziativa è pari a quella della celebre diga delle Tre Gole, la più grande centrale idroelettrica al mondo, che la Cina ha costruito lungo il medio corso del fiume Yangtze. Se attualmente questo impianto ha una capacità di generazione di energia annuale di circa 100 miliardi di chilowattora, l’energia raccolta dal suo equivalente extraterrestre sarebbe pari alla quantità totale di petrolio che può essere estratta dalla Terra nello stesso periodo. Secondo Long sarà come aver spostato «la diga delle Tre Gole in un'orbita geo-stazionaria a 36mila chilometri sopra la Terra».

Il piano è visionario e ambizioso anche perché la Cina deve sciogliere una contraddizione non da poco: si è impegnata nella lotta al cambiamento climatico ma deve far fronte alla crescente domanda energetica interna, che la rende ancora dipendente dal carbone.

Secondo il Financial Times, i suoi sforzi la stanno ripagando: a luglio 2024 aveva già raggiunto con sei anni d’anticipo l’obiettivo di 1.200 gigawatt di capacità installata da fonti rinnovabili, segno della determinazione di Pechino nel diversificare il mix energetico.

Con oltre 1,4 miliardi di persone e l’aspirazione ad assumersi una responsabilità sempre più centrale nella lotta alla crisi climatica globale, cerca soluzioni che garantiscano sostenibilità e continuità, anche a costo di finire oltre l’atmosfera. Queste ricerche, conosciute a livello internazionale come il “Manhattan Project dell’energia”, sono uno dei vettori con cui la Cina tenta trasformare il triste primato di maggiore emettitore globale di anidride carbonica al mondo.

Prevede di investire circa 800 miliardi di dollari entro il 2030 per modernizzare la sua rete di trasmissione elettrica, e, allo stesso tempo, si impegna nella costruzione di una stazione solare spaziale che la proietterebbe in un’area tecnologica poco esplorata, consolidando il suo status di potenza scientifica e industriale.

Oggi lo spazio potrebbe farsi piuttosto affollato, grazie alla partecipazione di nuovi attori come la Japan Aerospace Exploration Agency, la China National Space Administration e l'Agenzia spaziale europea. Non solo: anche Paesi come Islanda, Regno Unito e India stanno sviluppando questo tipo di ricerche, chi in ambito militare, chi accademico e chi a livello di agenzie aerospaziali.

L’emittente statale cinese Cgtn salutava i traguardi raggiunti dall’ingegneria aerospaziale della Cina, nel 2022, come il segno che la costruzione di una centrale solare entro il 2028 fosse sempre più vicina. Si parlava già di una tecnologia hotspot in grado di generare energia raccogliendo luce solare, convertendola in elettricità e poi in microonde. A quel punto verrebbero trasmesse e raccolte da un’antenna ricevente nello spazio o sulla superficie terrestre, che le convertirebbe nuovamente in elettricità.

Il primo test a terra era stato condotto da un team di ricerca della Xidian University, con il suo sistema di verifica Omega-Ssps. Una volta realizzata, l’infrastruttura avrà probabilmente la forma di una mega struttura larga circa un chilometro, la cui superficie interna a specchi riflettenti sarà rivolta al sole. Il progetto, secondo Long, è sempre più concreto. La Cina ambisce così al ruolo di pioniera della transizione energetica e promette un futuro in cui l’energia potrebbe davvero arrivare dalle stelle.

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