Giovedì si riunisce il vertice dei leader dell'Ue a Bruxelles per discutere di spesa per la difesa, di Ucraina e di come riuscire a finanziare le nuove spese anche in deroga ai vincoli di bilancio, magari con una nuova banca multilaterale senza i vincoli della Bei che non può finanziare la difesa se non con delle limitazioni. La riunione dei capi di stato e di governo potrebbe protrarsi fino al giorno seguente.

Il riarmo europeo, così come delineato nel Piano ReArm Europe, non prevede per ora forme di finanziamento comune, solo prestiti, e dovrà essere condotto dagli Stati nazionali a proprie spese, tramite l'attivazione di clausole di salvaguardia previste dal Patto di stabilità.

Una questione di debito

Queste clausole permetteranno di scorporare le spese per la difesa dal computo sul rapporto deficit-Pil, evitando ai paesi eccedenti di incorrere nella procedura di infrazione. Se però questa soluzione può permettere a Stati con poco debito pubblico - come la Germania di Friedrich Merz - di mobilitare capitali in tempi brevi dopo aver eliminato il “freno di bilancio”, lo stesso non si può dire per chi, come l'Italia che, anche in assenza dei limiti imposti dal Patto di stabilità, presentano alti livelli di debito pubblico che potrebbero far balzare lo spread e mettere a rischio la stabilità dei conti.

Ursula von der Leyen ha stimato questo nuovo "margine di bilancio" in  650 miliardi di euro in 4 anni, pari a circa l'1% del Pil all'anno. In teoria il piano è ingente. Tuttavia, in pratica sarà molto più complicato.

Così potrebbe entrare in campo un nuovo strumento finanziario. Un gruppo di esperti della difesa, operatori finanziari e politici ha lanciato la Banca per la Difesa, la sicurezza e la resilienza (DSR Bank), che punta a raccogliere un fondo da 100 miliardi di sterline e «colmare il gap di finanziamento che minaccia la sicurezza occidentale».

È quel che afferma una nota di quello che si candida a essere un nuovo ente multilaterale, nella quale si cita «la crescente aggressività della Russia e le sfide di sicurezza nell'Indo-Pacifico: DSR Bank costituirà una nuova istituzione finanziaria multilaterale per finanziare aspetti cruciali della difesa in tutta la Nato, l'Ue e le nazioni alleate». Milano e Francoforte sarebbero candidate ad ospitarla.

Nella nota di DSR Bank si cita anche il sostegno all'iniziativa di Lord Stuart Peach (ex presidente del Comitato militare Nato e capo di stato maggiore della difesa del Regno Unito), Mircea Geoana (ex vice segretario generale della Nato) e Richard Burr (ex senatore degli Stati Uniti e presidente repubblicano del Comitato d’intelligence del Senato Usa), Rick Hillier, ex capo di stato maggiore canadese, Giedrimas Jeglinskas, e Rebecca Harding, economista esperta di commercio internazionale, oltre a ex dirigenti di JP Morgan.

Il modello di questa banca sarebbe quello di una banca multilaterale, come la Bei, che sarebbe finanziata in parte dagli Stati azionisti, e l’idea è di fare appello sia al capitale europeo che a quello americano. Altri invece puntano a utilizzare la Bei modificandone la sfera di intervento nel campo Esg che oggi consente il finanziamento alla difesa ma solo se hanno la doppia modalità d’uso civile-militare per evitare di mettere in piedi un nuovo istituto.

Obbligazioni strategiche

La nuova banca opererebbe attraverso l'emissione di obbligazioni AAA. «Molti governi vogliono rafforzare le loro capacità di difesa - spiega Rob Murray, ex responsabile dell'Innovazione nella Nato e fondatore della DSR Bank, che ne ha parlato con Bloomberg - ma sono frenati dai limiti legati al debito pubblico: proponiamo un approccio strategico, credibile e basato sul mercato che assicura la possibilità di difendere la democrazia senza compromettere la stabilità economica». Operazione non facile.

Tra le tante idee che potrebbero essere discusse al vertice ci sono anche la concessione di esenzioni Iva sugli appalti della difesa per abbassare i prezzi o l’utilizzo del Mes. La previsione comunque è che giovedì sarà dato mandato alla commissione Ue di andare avanti sul piano da 800 miliardi di euro di Ursula von der Leyen.

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