Nonostante l’embargo, munizioni prodotte a Livorno usate da esercito e polizia per reprimere le proteste. L’azienda nega ogni legame con il paese sotto embargo.
- Alcuni citizen-journalists della ex-Birmania hanno raccolto testimonianze anche video sull’uso per la repressione delle manifestazioni di protesta di munizioni prodotte dalla livornese CheddireS.r.l. da parte di Polizia ed Esercito.
- Come sono finite delle cartucce di una azienda che produce principalmente per il mercato della caccia nei fucili della polizia e dell’esercito birmano? «Le difficoltà nel rispondere a questa domanda rivelano uno dei grandi problemi del controllo della vendita di armi e munizioni nel mondo di oggi» dice il ricercatore canadese Yeshua Moser Puangsuwan.
- Da Livorno, dove ha sede lo stabilimento Cheddire, fanno sapere di non aver mai venduto alcunché alla ex-Birmania, oggi Myanmar, ma sono infinite, e spesso non tracciabili, le triangolazioni usate per far perdere le tracce alle armi e alle munizioni vendute nel mondo
Le prime testimonianze, che risalgono allo scorso 17 febbraio, si possono trovare tra i commenti sulla pagina Facebook della Cheddite s.r.l.: «Poche ore fa i militari golpisti dell’esercito del Myanmar avevano sparato in modo indiscriminato (contro i manifestanti, ndr) in alcune aree residenziali della città di Mandalay, al centro della ex-Birmania». Ma la domanda finale, «Potete spiegare il vostro legame con l’esercito del Myanmar?», è rimasto ad oggi senza risposta. E oggi, sulle pagine di



