«Forza Roma!» ha scandito da tifoso il vice presidente della Commissione europea Frans Timermans a Radio 24, mentre continua la grande ipocrisia. Per porre fine alla «zona grigia» di cui ha parlato il presidente Mario Draghi sul pagamento in rubli del metano a Vladimir Putin, la Commissione europea ha varato delle nuove linee guida per dire sì e basta. La conferma è arrivata direttamente da Timmermans e la mossa dell’Eni è attesa a breve.

Le indicazioni della Commissione in buona sostanza confermano che si può aprire un conto nella moneta di Mosca presso Gazprombank, così come previsto dal decreto di Putin, e lasciare che la banca converta i pagamenti. La novità sta nel fatto che dopo aver pagato in euro o dollari come previsto da contratto, le compagnie dovranno pubblicare una dichiarazione in cui specificano di ritenere così adempiuti i loro obblighi contrattuali. Al resto ci penserà Gazprombank.

La bozza e Timmermans

La bozza del nuovo via libera della Commissione europea è stata a annunciata sabato sera da Bloomberg. Il commissario Frans Timmermans lunedì mattina ha riferito nell’intervista alla radio italiana: «Abbiamo chiarito questa questione negli ultimi giorni». E ha proseguito: «Abbiamo dato una spiegazione di come possono agire». Aprire i conti bancari, si è premurato di specificare, «non è una violazione» e bisogna «assicurare che le sanzioni non si possono aggirare e spero che le aziende possono lavorare tranquillamente». Si è poi sentito di aggiungere: «Non rappresenta una violazione ma è chiaro che questo processo va monitorato perché potrebbe essere utilizzato per aggirare le sanzioni».

La bozza

Nelle nuove linee guida sui pagamenti del gas, riporta Bloomberg, la Commissione europea prevede che le aziende dichiarino di considerare i propri obblighi adempiuti una volta  pagato in euro o dollari, in linea con i contratti esistenti. Tuttavia la guida non impedisce alle società di aprire un conto presso Gazprombank e consentirà loro di acquistare gas senza violare le sanzioni dell'Ue a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina.

L’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi sabato alla convention della Lega ha ricordato a tutti che l’Eni è il primo importatore europeo e ha aggiunto che i contratti take or pay con con Gazprom (che vincolano la compagnia al ritiro di mai rese note quantità di gas) durano fino al 2036. Il Cane a sei zampe come trapelato venerdì è tra le aziende pronte ad aprire il conto in rubli per procedere ai pagamenti previsti entro pochi giorni. Prima di muoversi ha atteso: il decreto di Putin infatti risale al 31 marzo.

Nonostante la Commissione avesse alzato la voce dicendo che «pagare in rubli» significava violare le sanzioni, il 22 aprile ha pubblicato una prima tornata di linee guida in cui non escludeva i conti. Adesso è arrivato il via libera definitivo. Venerdì, riporta l’agenzia economica, la commissione ha tenuto una riunione con gli stati membri a porte chiuse e alla fine è arrivata la conferma.

Il petrolio

Oltre che sul gas, Mosca finora ha avuto la meglio anche sul petrolio. L’embargo annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Lyen il 4 maggio non solo non è arrivato a compimento, ma ormai c’è l’ipotesi che venga escluso dal sesto pacchetto di sanzioni. 

Josep Borrell, l’Altro rappresentante per gli affari esteri, prima della riunione tra i ministri Esteri a Bruxelles, rispondendo alle possibilità di superare il veto dell'Ungheria per vietare a livello Ue le importazioni di petrolio dalla Russia si è detto molto scettico: «Non si tratta di attribuire delle colpe su questo stallo: se riusciamo a comprendere la particolare situazione di alcuni paesi e facciamo degli sforzi per presentare un fronte unito contro la Russia, ce la potremo fare».

Il problema è logistico. Ci sono infatti alcuni paesi che, a causa della loro posizione geografica, non possono ricevere forniture di petrolio alternative via mare, per questo l’Ungheria chiede ancora che venga esentato “l’oleodotto dell’Amicizia” Druzhba: «Se l'Unione Europea vuole introdurre un embargo sul petrolio russo, deve esentare il trasporto via oleodotto» ha detto il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto a margine del Consiglio Affari esteri.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha partecipato alla riunione, e sul punto è stato specifico: «Non è un’esagerazione dire che c'è una sola nazione che continua a bloccare l'introduzione dell'embargo al petrolio» e ha chiesto ai paesi dell’Unione di trovare una soluzione.

Il RePowerEu

La dipendenza da Mosca costa non solo per i rubli versati, ma anche per gli euro che serviranno per uscirne. Se da una parte Timmermans non fa mistero del conto salato che i membri dell’Unione europea continuano a pagare a Mosca, dall’altra liberarsi dalla dipendenza avrà un sovrapprezzo. Il 18 maggio la Commissione si prepara a varare il nuovo pacchetto RePowerEu, il piano per ridurre la dipendenza dal gas russo a tappe forzate che richiederà forti investimenti. In questo quadro, si dovrebbe trovare lo spazio finanziario per convincere i pasi legati dall’oleodotto dell’Amicizia tra cui Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca e Bulgaria) a dare il via libera alle sanzioni contro il petrolio con una serie di eccezioni e proroghe temporali.

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