L’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stato condannato in appello a tre anni di carcere per corruzione, nell’ambito del processo sullo scandalo delle intercettazioni, per cui era stato già condannato in primo grado nel marzo 2021. Sarkozy dovrà scontare due anni in condizionale e uno in cella. L’ex presidente ha sempre ribadito la propria innocenza e i suoi legali hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione. I giudici hanno condannato anche il suo avvocato, Thierry Herzog, a cui è stato vietato l’esercizio della professione per tre anni, e il magistrato Gilbert Azibert. 

«Sono un ex presidente della Repubblica, non ho mai corrotto nessuno e dovremmo poi aggiungere che si tratterebbe di una corruzione ben strana, senza denaro, neppure un centesimo per nessuno», aveva detto Sarkozy durante il processo di prima istanza, «senza vantaggi, nessuno ne ha avuti, e senza vittime, poiché non ci sono persone lese».

È il primo presidente della Repubblica francese a dover scontare una pena così lunga, a cui si aggiunge l’interdizione dei diritti civili per tre anni (e pertanto l’ineleggibilità).

La condanna

Il tribunale ha giudicato Sarkozy colpevole di aver provato a ottenere da Azibert delle informazioni riservate che riguardavano un’altra accusa a suo carico per associazione a delinquere, con finanziamenti alla sua campagna elettorale del 2007 da parte dell’ex presidente della Libia, Muammar Gheddafi. In cambio, Sarkozy aveva offerto al magistrato il suo sostegno per la candidatura a un importante incarico del Principato di Monaco. Le informazioni relative al caso sono emerse attraverso delle intercettazioni telefoniche. Secondo la condanna in primo grado a tre anni di carcere, Sarkozy avrebbe potuto scontare due anni ai domiciliari con richiesta di braccialetto elettronico.

Il caso Bygmalion

L’ex presidente francese dovrà affrontare un altro processo, a novembre 2023. Si tratta dell’appello per il caso Bygmalion, per il quale Sarkozy era stato condannato a un anno di carcere. Al centro dell’inchiesta, iniziata nel 2014, il duplice ruolo (da cui il nome «doppio Pigmalione») svolto dalla società di comunicazioni che si era occupata della campagna elettorale dell’ex presidente. La società, per mascherare la raccolta fondi a favore del candidato, aveva organizzato degli eventi, per cui aveva oltretutto emesso delle fatturazioni false così da dimostrare che la campagna di Sarkozy non aveva superato il tetto massimo delle spese elettorali, secondo la legge francese.

© Riproduzione riservata