Difficilmente i politici americani mostrano un qualche forma di esterofilia: un esempio per tutti, la commissione d’indagine diretta dal senatore McCarthy si chiamava “Comitato per le attività antiamericane”. Come se il comunismo, il fascismo e il nazismo avessero solo questa caratteristica da tenere in considerazione: l’odio per l’America e il sistema di vita che rappresenta.

Da qualche tempo però, a destra, si è fatta strada la fascinazione per un leader europeo. Non si tratta del britannico Boris Johnson: in questo caso ci sarebbe il precedente delle relazioni speciali tra Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Si tratta di Viktor Orbán, premier ungherese in carica dal 2010, vincitore di quattro elezioni filate e fondatore di una destra nazionalista che si autodefinisce “nazional-conservatrice” e che i critici definiscono con il termine più diretto di “illiberale”.

Conservatori a Budapest

Di Orbán piace il fatto che abbia saputo vincere le “culture wars” e confinare il mondo progressista in un angolo, affermando i “valori” tanto cari a quel mondo e inserendoli nell’agenda di governo. 

Dopo il lungo soggiorno dell’autore e scrittore conservatore Rod Dreher in Ungheria durante l’estate scorsa, culminato con una settimana di trasmissione di Tucker Carlson Tonight su Fox News da Budapest lo scorso agosto, l’amore tra le due sponde dell’oceano è culminato con il lancio di una riunione del Cpac, ovvero il Conservative Political Action Conference, uno dei principali appuntamenti della destra reaganiana e oggi trumpiana.

È la prima ospitata sul suolo europeo, dopo che lo scorso anno, a settembre, c’era stato il primo evento brasiliano in sostegno al discusso presidente Jair Bolsonaro. Lì si ripeterà anche il prossimo giugno, qualche mese prima delle elezioni presidenziali di novembre.

Che cos’è il Cpac? Si tratta di un evento periodico indetto dall’American Conservative Union, una lobby conservatrice nata nel 1973 per combattere contro la deriva “liberal” del partito repubblicano, allora profondamente diviso tra moderati e conservatori, quasi in ugual misura. Negli anni l’associazione ha valutato le azioni dei membri del Congresso, con un punteggio da 0 a 100 per far comprendere agli elettori chi fosse abbastanza conservatore.

Giornali di destra

L’evento ungherese è cominciato giovedì con un videomessaggio dello stesso Tucker Carlson e con un discorso della star del meeting: Viktor Orbán. Il padrone di casa ha lanciato un programma in 12 punti. E ce n’era uno particolare: «Cari amici americani: fatevi i vostri media. I progressisti sembrano di più perché le testate mediatiche accrescono la loro voce».

Il fatto è che i media ci sono eccome: non solo Fox News è la testata all news più vista d’America, ma hanno trovato la loro nicchia di pubblico anche Oan e Newsmax, tv ultra-trumpiane che si sono spinte dove la Fox riteneva giusto non avventurarsi. Sul tema delle “elezioni rubate”, ad esempio.

Ci sono poi diversi giornali, tra cui il Wall Street Journal, che è il primo quotidiano economico e il Washington Times, che fa concorrenza da destra al più celebre Washington Post.

Gli ospiti

Nonostante inizialmente fosse prevista la presenza di molti più ospiti in persona (la maggior parte degli interventi statunitensi avvengono in collegamento dall’America, tra cui c’è il capo di gabinetto di Donald Trump, Mark Meadows), certo gli interventi non mancano ed è facile trovarli scorrendo la lista degli ospiti: Rick Santorum, ex senatore, già candidato alle presidenziali del 2012 contro Mitt Romney, all’epoca idolo di quel mondo poi rigettato per la sua opposizione alla presidenza di Donald Trump.

Secondo quanto affermato dal Centro per i diritti fondamentali, un think tank governativo ungherese che co-organizza l’evento, Santorum ha messo in guardia il pubblico “dalle mire egemoniche della sinistra”.

Oggi ci sarà invece Candace Owens, autrice e influencer afroamericana conservatrice, una delle “preferite di Donald Trump”, così si legge nel programma, che interviene su uno dei temi cari a Viktor Orbán: “Il padre è un uomo, la mamma è una donna”. Altri autori trumpiani sono Ben Ferguson, podcaster, che ha registrato una puntata del suo show dal vivo e Jack Posobiec, giornalista di Turning Point, associazione trumpiana diretta da Charlie Kirk, già leader studentesco conservatore.

Ci sono politici da tutto il mondo, compresi gli italiani Vincenzo Sofo di Fratelli d’Italia e Lorenzo Fontana della Lega, che hanno partecipato in presenza, mentre altri come il britannico Nigel Farage e lo spagnolo Santiago Abascal hanno optato per un videomessaggio.  

Senza accredito

Probabilmente l’affluenza è stato inferiore al previsto, dato che all’origine l’evento doveva svilupparsi su tre giorni ed è già stato rimandato da marzo a maggio per lo scoppio del conflitto in Ucraina. Ha fatto discutere il mancato accredito di numerosi giornalisti: Vice, Rolling Stone, Vox e il New Yorker non sono stati autorizzati a entrare, così come il Guardian e l’Associated Press.

Il direttore esecutivo dell’American Conservative Union ha però respinto le critiche, sostenendo da un lato che le regole le detta l’organizzazione ungherese dell’evento, dall’altra che i giornalisti ungheresi «valgono molto più di me e dei media americani». Per chi non ha ricevuto l’accredito, c’è solo il link in streaming. Nessuna possibilità di intervistare a margine i partecipanti, come avviene in America.

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