Lo scorso quattro dicembre, la presidente della regione Ile-de-France Valérie Pécresse ha vinto il congresso dei Les Républicains (LR), il principale partito di centrodestra francese, membro del Partito Popolare Europeo. Pécresse è secondo i sondaggi la candidata con più possibilità di approdare al secondo turno delle presidenziali contro il presidente in carica Emmanuel Macron, rappresentante del partito centrista e liberale La République en Marche. 
Il programma economico di Pécresse è basato sui temi classici del conservatorismo francese ed europeo. La sua necessità è quella di distinguersi sia dal centrismo macroniano che dall’estrema destra di Marine Le Pen e Éric Zemmour, cercando di mantenere il suo storico bacino di voti e al tempo stesso espandersi verso destra.

Sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, Pécresse fa di tutto per competere sullo stesso terreno dei due candidati reazionari. 

Attacco alle conquista sindacali

Per quanto riguarda i temi economici, invece, il programma resta nel solco della tradizione gollista: liberista in patria, protezionista verso la concorrenza estera. La componente liberista è portata all’estremo, forse proprio per volersi distinguere da Emmanuel Macron.

Quest’ultimo, pur seguendo la dottrina liberale in economia, non ha ancora osato attaccare una parte delle conquiste politiche e sindacali che sono oggi alla base dello Stato Sociale francese, probabilmente per timore di accese proteste. Queste conquiste – su tutte le 35 ore di lavoro settimanale e l’età pensionabile a 62 anni - sono oggi sotto attacco proprio da parte di Pécresse. 
La candidata di LR, che ha accusato nei mesi scorsi Macron di aver distrutto le finanze pubbliche con la sua gestione dispendiosa della crisi sanitaria, si è posta come obiettivo di ridurre il debito a proporzioni più sostenibili, intorno al 100 per cento del Pil, in dieci anni.

Per fare ciò, Pécresse intende eliminare il 10 per cento della Pubblica Amministrazione durante il quinquennio. Si tratta dei posti di lavoro di quasi 200.000 dipendenti pubblici, da lei definiti «administration administrante», ovvero un’amministrazione fine a se stessa. Il suo slogan è "riportare lo Stato alle sue funzioni essenziali: proteggere, educare e curare". Tutto il resto, a suo dire, è superfluo. Tanto superfluo che ha battezzato la commissione che si dovrebbe occupare dei tagli “commissione ascia”.

Il suo programma prevede inoltre il rinvio dell'età pensionabile legale a 65 anni, rispetto ai 62 attuali. In cambio, Pécresse promette di garantire una pensione minima per coloro che hanno contribuito per tutta la vita: il suo valore sarà indicizzato al salario minimo netto. 

Trasmettere ricchezza

Sul fronte fiscale, Valérie Pécresse difende una misura «in favore della trasmissione della ricchezza» che consiste nell’aumento del tetto alle donazioni esentasse (fino a 100.000 euro ogni sei anni).

Per il resto, la candidata LR si trova sprovvista di alcuni degli storici cavalli di battaglia dei gollisti, di cui Macron si è appropriato negli ultimi anni.

Il presidente in carica ha infatti abolito l’Isf, l’imposta di solidarietà sulla fortuna, una specie di patrimoniale che era stata introdotta da Hollande, e ha ridotto le tasse sulla produzione di beni. Pécresse propone di continuare su questa strada al fine di aumentare la competitività delle imprese francesi. 
Nel dibattito politico francese, si ritiene infatti e non da oggi che le imprese locali siano spesso penalizzate dalla concorrenza sleale nel commercio internazionale: queste imprese potrebbero trovare un alleato in Valérie Pécresse, che vuole introdurre «la preferenza europea contro i prodotti oggetto di dumping sociale o ambientale, e la reciprocità obbligatoria nell'apertura degli appalti pubblici» ai paesi terzi.

Questa misura riguarda la protezione dei mercati pubblici europei dalla concorrenza americana e cinese, ed è in realtà tanto condivisibile quanto poco credibile, poiché prima di essere approvata a livello nazionale deve essere negoziata e introdotta a livello europeo.

Alzare i salari

Infine, una delle proposte chiave di Valérie Pécresse riguarda le classi medie e lavoratrici, poiché la candidata si impegna a un aumento del 10 per cento del salario per tutti i francesi che guadagnano meno di 3000 euro netti, attraverso una riduzione dei costi salariali a carico delle imprese, il cosiddetto cuneo fiscale. Una misura che avrebbe il vantaggio di  aumentare la remunerazione netta percepita dalla maggioranza dei francesi (lo stipendio mediano è di 1.940 euro netti al mese) senza che questo costi di più alle imprese.

Naturalmente, questa «grande misura a sostegno del potere d'acquisto» non è a costo zero per lo Stato: circa 20 miliardi di euro, secondo le stime. Per finanziarla, Pécresse propone di mettere fine a un baluardo dello Stato Sociale francese, ovvero la settimana lavorativa di 35 ore, introdotta da Lionel Jospin nel 2000.

Altre fonti di risparmi indicate dai Républicains consistono nel taglio di circa 200.000 posti del servizio civile, nel rafforzamento del carattere decrescente delle indennità di disoccupazione dopo sei mesi, e in una serie di misure poco credibili, come la lotta all’evasione e la riduzione del contributo della Francia al bilancio dell’Unione europea.

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