Controllo delle menti e propaganda, Xi Jinping lancia l’intelligenza artificiale socialista

L’intelligenza artificiale e internet devono rafforzare la presa del socialismo sulla società, per coronare il sogno-strategia di Xi Jinping del «grandioso rinnovamento della nazione cinese» (zhonghua minzu weida fuxing), di un popolo totalmente omologato allo spirito del tempo, impermeabile alle influenze dell’Occidente, in marcia sicuro lungo la strada tracciata da Xi, da 13 anni al potere. È questa la linea dettata dal presidente cinese in occasione di una sessione di studio ad hoc, nell’ambito della riunione dell’ufficio politico, la leadership allargata del partito comunista, che si è svolta il 28 novembre scorso. In Cina la rete e i suoi dati (40-50 exabyte al giorno) sono monitorati costantemente dalle autorità, mentre a setacciare quelli che arrivano dall’estero ci pensa la grande muraglia informatica che blocca, ad esempio, i social made in Silicon Valley. Tuttavia, in un cyberspazio nel quale si agitano milioni di influencer e viaggiano miliardi di conversazioni, qualche messaggio non conforme può sempre sfuggire ai controllori. Poi ci sono le chiacchiere in libertà dei laowai, gli stranieri: quelli che vivono in Cina e che hanno aperto un canale su WeChat o TikTok, e gli americani che, temendo l’oscuramento di quest’ultimo negli Usa, hanno invaso RedNote con i loro video. Infine, sono la stessa crescente commercializzazione e le nuove tendenze che trovano spazio in rete a disturbare l’ideologia ufficiale. La Cina può fare a meno degli Usa, per questo Trump ha fatto dietrofront Allarme disuguaglianza Per questo Xi ha invocato un «miglioramento dei meccanismi di lungo periodo per la governance del cyberspazio, un rafforzamento della capacità di previsione, precisione, sistematicità e coordinamento in questo ambito, e una spinta a coltivare in modo continuativo un ambiente online pulito e sano». I «comitati di partito e dei governi di ogni livello» (centrale, provinciale, locale, ndr) sono chiamati a “purificare” la rete in un momento critico. A preoccupare il partito è anzitutto l’aumento della disoccupazione giovanile (17,3 per cento a ottobre), in conseguenza della ristrutturazione e automazione del sistema produttivo. Secondo un rapporto appena pubblicato dallo United Nation Development Programme (Undp), l’intelligenza artificiale (Ia) accentuerà le disuguaglianze, se non gestita adeguatamente. L’automazione minaccia in particolare i lavori svolti da donne e giovani: le occupazioni femminili risultano quasi il doppio più vulnerabili rispetto a quelle maschili, mentre, nei settori ad alta esposizione all’Ia, si riduce l’impiego giovanile. Le mani di Xi su Taiwan, il tycoon non vuole far arrabbiare la Cina Il documento – The Next Great Divergence: Why AI May Widen Inequality Between Countries – sottolinea che l’Asia è la regione più esposta, poiché ospita grandi economie emergenti e mercati del lavoro caratterizzati da forte dipendenza da mansioni ripetitive e amministrative. In conseguenza del rallentamento della crescita, negli ultimi anni in Cina i giovani hanno visto ridursi salari e aspettative e hanno ritardato l’ingresso nel mondo del lavoro: un campanello dall’allarme per il partito unico al potere ininterrottamente dal 1949. Il timore che nella rete possa farsi largo qualche critica al governo è inoltre acuito dal confronto con gli Stati Uniti che, nonostante alla Casa Bianca attualmente sieda un affarista, è anche ideologico e politico, oltre che economico. Chip e Ia, corsa all’autosufficienza: così l’embargo Usa ha aiutato Pechino Ripulire la rete Per questo durante l’incontro Xi ha sottolineato che «poiché un flusso pulito deriva da una fonte pulita, occorre impegnarsi a plasmare il cyberspazio con voci positive, valori mainstream e un nuovo ethos dell’epoca, rendendo internet una piattaforma vitale per l’orientamento ideologico, la coltivazione morale e l’eredità culturale. Bisogna approfondire la comunicazione online delle nuove teorie del partito, promuovere i valori socialisti fondamentali e creare più opere digitali significative, empatiche e influenti. I media mainstream dovrebbero svolgere un ruolo esemplare e di guida nel fornire contenuti online di qualità». Al momento invece in rete – secondo il partito – circolano troppi contenuti indipendenti, in gran parte frivolezze, grazie ai quali colossi come Tencent del pur irregimentatissimo Pony Ma – 54 anni e 63 miliardi di dollari di patrimonio personale – macinano visualizzazioni e profitti. Presto dovranno adeguarsi, altrimenti saranno puniti. Xi è stato a tal proposito chiaro: «Contenuti e pratiche online nocive inquinano la morale sociale e danneggiano gli interessi pubblici, ed è quindi imperativo avere il coraggio di prendere posizione e adottare azioni risolute contro di esse. Le relative catene di profitto e industriali devono essere interrotte, e i terreni di coltura e le condizioni per la loro comparsa devono essere eliminati». Dopo l’istituzione nel 2011 della governativa Cyberspace Administration of China, incaricata della regolamentazione e del controllo della rete, si punta molto oltre, al controllo totale delle informazioni e alla standardizzazione del sapere. Malgrado questa visione secondo cui la rete serve a irradiare un unico messaggio di armonia e fede nel partito, la Cina pretende – e Xi lo ha ricordato – di continuare a partecipare alla governance internazionale, alla stesura delle regole che governano internet nel mondo. Nuove tecnologie e più welfare, nel piano quinquennale la scommessa della Cina per superare gli Usa Solo cultura mainstream Lanciando la campagna dei cento fiori (1956-57), Mao proclamava che «tutte le idee erronee, tutte le erbacce velenose, tutti i fantasmi e i mostri devono essere sottoposti a critica; in nessun caso deve essere loro permesso di diffondersi senza controllo». Oggi per debellare la peronospora c’è l’intelligenza artificiale, nella quale la Cina è leader globale, grazie alla mole ineguagliabile di dati che circolano nel paese, e che, secondo Xi, «pone sfide alla governance del cyberspazio, ma allo stesso tempo offre nuove condizioni favorevoli». Su Study Times, organo della scuola centrale del partito, Zhao Weidong ha avvertito dell’urgenza di disporre di una base di dati “indipendente e controllabile” per addestrare i modelli di intelligenza artificiale «al fine di garantire una piena integrazione dei valori socialisti». Si punta a creare un’intelligenza artificiale (e una rete) autoctone, «con caratteristiche cinesi», che s’incontrino solo dove conveniente con quelle del resto del mondo. Già oggi l’Ia generativa cinese (DeepSeek, Qwen etc.) a domanda sul massacro di Tiananmen risponde: «I dati di input testo potrebbero contenere materiale inappropriato!». Tuttavia, secondo l’alto funzionario di Pechino addetto alla propaganda, «l’ingresso di prodotti e valori culturali occidentali è sempre più occulto e rapido, e i giovani ne sono facilmente influenzati, inseguendo ciecamente la cultura occidentale e denigrando quella locale». Zhao ha aggiunto che «è necessario rafforzare l’influenza dei prodotti culturali mainstream cinesi e predisporre efficacemente un ‘firewall’ utilizzando tecnologie informatiche avanzate per identificare ed eliminare le informazioni dannose, mantenendo con fermezza i contenuti nocivi della cultura occidentale fuori dal nostro paese».