C’è un’inchiesta della procura di Milano che da qualche tempo preoccupa anche il Comando generale dei Carabinieri. E che ha costretto di recente il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (il Dis, che coordina i nostri servizi segreti) a cancellare in fretta e furia alcuni appalti già assegnati.

L’indagine giudiziaria è quella sui titolari di una ditta, la Fabbro Food spa, arrestati lo scorso maggio perché sospettati dai magistrati di aver pagato alcune tangenti e utilità assortite per ottenere l’aggiudicazione di gare milionarie per i servizi di ristorazione di mense e residenze per anziani di alcuni comuni lombardi.

Si scopre ora che il gruppo dei fratelli William e Massimiliano Fabbro (che nel sito sottolineano come la loro azienda «riconosce l’importanza di condurre il proprio business nel rispetto della legalità e con integrità, trasparenza e correttezza») non si è mosso solo in Lombardia, ma è riuscito negli ultimi anni a vincere appalti giganteschi nel settore mense e ristorazione anche con importanti amministrazioni statali di base a Roma. Come i carabinieri, appunto, e i servizi segreti.

Doppia inchiesta

Un decreto firmato dall’ex comandante generale Giovanni Nistri segnala che nel 2018 la Fabbro spa si è aggiudicata tutti e quattro i lotti del servizio di «attovagliamento mediante catering» per tutte e 20 le regioni italiane, per un importo monstre di oltre 34,4 milioni di euro, «iva esclusa». Mentre il Dis qualche anno fa ha assegnato a Fabbro un appalto di circa 3 milioni di euro l’anno per la refezione dei nostri agenti.

Se i Fabbro dai domiciliari hanno respinto ogni accusa dicendosi estranei, i magistrati a causa di quelle che ritengono prove schiaccianti hanno già chiesto al giudice per le indagini preliminari il giudizio immediato per i due imprenditori e altre nove persone. Tra queste c’è un dipendente dei fratelli Fabbro intercettato in diretta mentre distribuiva mazzette a un dipendente comunale («si sente il rumore dello sfogliare dei biglietti di carta», si legge nell’ordinanza dello scorso maggio). La vicenda delle mense lombarde non è l’unico grattacapo per il gruppo: ad agosto un’altra inchiesta della procura milanese su un presunto sistema corruttivo messo in piedi da un dirigente dell’ufficio acquisti della Fiera Milano arrestato (si tratta di Massimo Hallecker, militante di Fratelli d’Italia ed ex socio del deputato meloniano Marco Osnato, neo presidente della commissione Finanze della Camera) vede nuovamente indagati i Fabbro: per vincere un bando sulla logistica di un magazzino a Linate da otto milioni i fratelli avrebbero affidato in subappalto quasi l’intero ammontare del suo valore a una ditta vicina a Hallecker. Possibile che le commesse che i Fabbro hanno ottenuto con strutture statali così sensibili siano ancora in essere?

Il Dis, risulta a Domani, ha in realtà rescisso quasi subito l’appalto dopo la notizia dell’inchiesta e degli arresti: il nostro comparto di sicurezza ha regole stringenti, e le aziende che rischiano di perdere il Nos (nulla osta sicurezza) per questioni giudiziarie possono essere subito messe alla porta. Come avvenuto. I Carabinieri, invece, hanno preferito tenersi i Fabbro e il loro accordo quadro, che scadrà a fine marzo 2024 e che permetterà alla ditta di incassare i milioni restanti previsti dal bando. Come mai?

Dall’Arma spiegano che «all’epoca dell’arresto del presidente del cda della Fabbro Food spa fu fatta una valutazione in merito a un’eventuale rescissione unilaterale. Abbiamo chiesto parere all’Avvocatura dello stato per valutare i rischi di un eventuale contenzioso. L’avvocatura ci ha suggerito di evitare il conflitto, ma di far attuare alla ditta le procedure di self-cleaning». Detto fatto: ora la refezione per i militari la fa la Blue Lion Food, e tra gli amministratori dell’azienda subentrante non compaiono i fratelli Fabbro.

«La Fabbro ha dunque modificato il suo assetto societario, per determinare discontinuità con vecchia dirigenza», chiude l’Arma. «L’avvocatura ha ritenute congrue le nuove determinazioni». Così il contratto dei Carabinieri con i due presunti corruttori va avanti. Facendo una visura presso le Camere di commercio della società, però, si evidenzia non solo che la partita Iva della Blue Lion è identica a quella della Fabbro, ma pure che la spa entrata in campo è controllata da una srl, la Hsg. I cui soci, al 50 per cento l’uno, sono William e Massimiliano Fabbro.

Davvero i Carabinieri non potevano rescindere il contratto? È vero che il Dis può muoversi con maggiore libertà, e in assenza di sentenze definitive spesso la pubblica amministrazione preferisce non forzare la mano di fronte a casi come questi. Vero pure che nella convenzione tra l’Arma e i Fabbro c’è scritto chiaramente che «l’amministrazione ha facoltà di dichiarare risolto unilateralmente l’accordo quadro» nel caso «di condotte, anche tentate, integranti malafede o frode, ovvero nel caso di gravi comportamenti contrari ai doveri di correttezza e buona fede... tenuti dall’appaltatore nell’esecuzione degli obblighi e condizioni contrattuali».

I Fabbro, però, non sono stati accusati dai pm per quell’appalto specifico. E dunque i Carabinieri e l’avvocatura credono che non possono essere cacciati. Nonostante la doppia inchiesta penale.
 

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