Il 1960 fu l’anno dell’ascesa dell’Africa sulla scena internazionale dopo le lotte di liberazione e l’inizio dei processi di indipendenza. L’Onu, nata sulle ceneri della Società delle nazioni, sostenuta dalle nuove potenze emergenti nate a Yalta, giocherà un ruolo fondamentale nelle indipendenze africane. Il principio dell’autodeterminazione dei popoli, sancito dalla Carta delle Nazioni unite, conferisce legittimità internazionale alla volontà di emancipazione.
L’Onu ha dunque rappresentato e rappresenta tuttora un’importanza centrale nella costruzione delle relazioni internazionali dei paesi del continente come ancoraggio di legittimità internazionale e foro insostituibile di negoziazione globale sui temi dello sviluppo, della ridefinizione dei termini dello scambio commerciale, della pace e della sicurezza.

I fallimenti

In un contesto africano post indipendenza reso instabile dalla Guerra fredda e dai complessi processi di costruzione dello stato nazionale, l’Onu ha avuto e ha un ruolo importante nella prevenzione e risoluzione dei conflitti. Il Congo belga dell’epoca fu il teatro della prima missione di pace in terra africana dopo le indipendenze. Un’esperienza fallimentare che non ha impedito la secessione del Katanga (ricca regione mineraria), l’uccisione del primo ministro Patrice Lumumba e la morte in circostanze mai chiarite dell’allora Segretario generale dell’Onu Dag Hammarskjold.
Altre missioni importanti dell’Onu sono state condotte altrove nel continente (Liberia, Sierra Leone, Somalia, Repubblica Centroafricana) con risultati sempre mitigati e non all’altezza delle pompose risoluzioni che le istituiva. Ma soprattutto un fallimento pressoché unanimemente riconosciuto nel garantire la pace e proteggere le popolazioni civili, a causa di regole d’ingaggio poco chiare. E ciò a causa del carattere ibrido del Consiglio di sicurezza: massimo organismo di garanzia della pace dove siedono paesi con interessi nazionali che spesso confliggono con il mandato sovrannazionale dell’Onu. In tal senso, il caso più drammatico fu quello accaduto durante il genocidio in Ruanda con la Francia presa tra la protezione dei suoi interessi nella regione dei Grandi Laghi e le sue responsabilità di membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Occorre ridefinire un’Agenda per la pace, come auspicato da Boutros Boutros Ghali, che metta il mantenimento della pace al centro delle priorità dell’Onu in maniera coerente. In attesa di quella diplomazia preventiva, che era il cuore di quel documento, l’Onu sta consumando in Repubblica Democratica del Congo e altrove quel residuo di credibilità che ancora rimane.

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