Il parlamento spagnolo ha approvato a larga maggioranza, col solo voto contrario del Partito popular e dell’estrema destra Vox, la legge sull’eutanasia, facendo diventare la Spagna il settimo paese nel mondo, quarto in Europa, a riconoscere il diritto alla morte dignitosa. Questa legge conferma l’attitudine del paese a essere pioniere nella legislazione sul terreno dei diritti di cittadinanza. L’apice è stato sicuramente raggiunto nel 2005, con l’approvazione del matrimonio omosessuale sotto il governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero. Da quel momento in poi i governi progressisti si sono fatti portatori delle istanze valoriali provenienti dalla società, fino a farne il principale motivo di scontro con lo schieramento conservatore.

La genesi della legge

«La richiesta di una legge sull’eutanasia esisteva da oltre quarant’anni e i dati dimostrano che più del 70 per cento della popolazione spagnola la considerava necessaria», dice Marc Monguilod, ragionando sulla portata sociale del provvedimento. Suo padre si chiamava Antoni. Malato di Parkinson è morto nel 2019, a 74 anni, senza essere riuscito a far valere il suo diritto a una morte dignitosa. In Catalogna Antoni è diventato un simbolo della lotta per ottenere questo riconoscimento. E come lui sono diventati dei simboli tanti altri malati cronici o terminali, a volte aiutati a morire da medici o amici che poi sono stati perseguitati dalla giustizia. A metà degli anni Novanta un caso in particolare aveva toccato la coscienza dei cittadini spagnoli: quello dello scrittore galiziano Ramón Sampedro, rimasto tetraplegico da giovane per un incidente e aiutato da una sua amica a morire. La sua storia è stata raccontata dal regista Alejandro Amenábar nel film Mar adentro del 2004, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero.

«Si deve differenziare tra clamore sociale e coscienza individuale» dice Monguilod, perché «nessuno vuole patire o vedere qualcun altro soffrire e questo è un desiderio umano. Il clamore sociale è invece la politicizzazione di questo desiderio. E quando si parla di un diritto politico si finisce col contrapporre princìpi conservatori a princìpi progressisti».

«La divisione della destra in più partiti consente di vederne le diverse tendenze – sottolinea – Ciudadanos ha votato a favore della legge perché è un partito liberale e privilegia i diritti individuali. Il Pp si è sempre opposto invece, perché è un partito conservatore dove il peso del cattolicesimo è molto importante. Mio padre sarebbe contento di questa legge. La sua situazione è diventata una testimonianza, un’occasione per migliorare la società. È importante che altre famiglie in situazioni analoghe a quella in cui si è trovata la nostra, abbiano il cammino più facile».

Lo scontro tra destra e sinistra

«La società spagnola era tradizionalmente tollerante rispetto ai comportamenti individuali; poi venne il franchismo. Quando saltò il tappo della dittatura, ci fu un’esplosione di dinamismo sociale e di esteriorizzazione della libertà di comportamento che anni dopo è arrivato sulla scena politica», dice il politologo Joan Botella, ordinario di Scienze politiche alla Universitat Autònoma de Barcelona. Si spiega così il motivo per cui la Spagna è diventata un paese all’avanguardia su questo tipo di legislazione. «Ma c’è anche una seconda ragione: il campo relativo ai comportamenti, come il matrimonio omosessuale, permette di differenziarsi politicamente tra destra e sinistra senza doversi trovare a discutere delle grandi opzioni del modello socio-economico. Zapatero al governo ha fatto la stessa politica economica di Aznar, ma rivestita di un discorso egualitario e progressista».

Un’opinione condivisa dalla sociologa della Universitat de Girona, Cristina Sánchez Miret: «Noi siamo arrivati tardi a questo tipo di legislazione perché siamo usciti dalla dittatura molto dopo rispetto al resto dei paesi europei e quindi negli anni Ottanta siamo stati costretti a rivedere tutto l’impianto legislativo. I socialisti hanno fatto una bandiera dei temi del femminismo e dei diritti di cittadinanza perché è il terreno che li differenzia dalla destra».

Zapatero è stato il teorico del socialismo dei cittadini, quello secondo cui l’estensione dei diritti di cittadinanza rappresenta la più trasformatrice delle leve sociali. Durante il suo mandato la Spagna si è dotata, oltre che della legge sul matrimonio omosessuale che prevede la possibilità di adozione, di una moderna legge sull’interruzione di gravidanza, di una legge sulle pari opportunità piuttosto innovativa e di una sul sostegno alle persone non autosufficienti. L’attuale governo di coalizione tra Psoe e Unidas podemos ha già legiferato, o ha in programma di farlo, oltre che sull’eutanasia, in difesa delle donne contro la violenza maschilista, sull’eguaglianza dei permessi per madri e padri, sui diritti dell’infanzia, sui diritti delle persone trans e Lgbt. «È importante avere una legge perché offre un quadro di riferimento. Ma per quanto riguarda il femminismo abbiamo delle sentenze molto retrograde, come nel caso della manada (un caso di stupro di gruppo considerato in primo grado un abuso ndr)» dice Sánchez Miret. «In Spagna la distanza che c’è tra il testo di una legge e la sua applicazione è molto grande» le fa eco Botella.

Il ruolo dei movimenti sociali

«Il ruolo giocato dai movimenti sociali, dalle piattaforme di cittadini per affermare i diritti di cittadinanza è stato molto importante perché ha dato loro visibilità. C’è un “brodo di coltura” nella società spagnola favorevole all’apertura, perché l’esperienza dell’emigrazione di massa è molto recente. Nel nostro paese la politica va dietro alla società. La società è quella che normalmente propone i progetti innovativi. Dopo arrivano le istituzioni» spiega Botella. «La cittadinanza è vissuta in maniera differente da chi è in condizioni minoritarie come gli omosessuali o i cittadini di altri paesi. Questi ultimi hanno formato una sorta di “ghetti” negli spazi urbanizzati, veri e propri quartieri divisi per etnia. La conseguenza è la creazione di organizzazioni, comunità, associazioni, laboratori» che ne rivendicano le istanze.

«Il ruolo del movimento femminista è stato capitale, è stato il movimento delle donne a far inserire nell’agenda politica questi temi – dice Sánchez Miret – Perché il movimento femminista parla della vita, non solo dell’uguaglianza dei diritti. E nel momento in cui parla dell’uguaglianza di diritti rivisita tutti i diritti che esistono e come si amministrano. Parlare del diritto all’aborto e del diritto all’eutanasia è dare diritti alla vita». Perciò «la reazione dell’estrema destra contro la battaglia delle donne è viscerale, è una reazione da secolo XIX, del tempo delle suffragette. Le donne e il collettivo Lgbt sono l’obiettivo della reazione di Vox perché l’estrema destra riproduce la realtà tradizionale più antica. La divisione del mondo in ruoli differenziati tra donne e uomini e il connubio sesso e genere che non lascia spazio alle persone Lgbt sono il suo tratto identitario».

«Poiché nel fondo c’è un grande consenso sulle politiche socio-economiche in Spagna, allora il terreno di differenziazione è quello dei valori di cittadinanza», insiste Botella. «E quanti più partiti ci sono, più le posizioni devono essere estreme per riuscire ad arrivare all’opinione pubblica. Con la nascita a destra di più partiti, le posizioni conservatrici sono diventate più dure per una ragione di competizione interna. Quello dei diritti di cittadinanza diventa il principale terreno di scontro nella politica spagnola. Per tornare alla logica di Zapatero, ma che potrebbe essere anche quella di Obama: se il cambiamento sociale ed economico è impossibile per la Ue e la globalizzazione, si possono proporre solo iniziative sul terreno etico e dei valori. Una sorta di progressismo dei costumi che lascia indietro i poveri e offre uno spazio all’estrema destra, com’è successo con la Brexit o Trump. È il problema con cui si misurano oggi le sinistre mondiali».

 

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