La Crimea? Fu l’ultimo “regalo” di Putin al padre morente

L’annessione della Crimea da parte della Russia potrebbe non essere stata soltanto una scelta politica e strategica, ma l’adempimento di una delle ultime volontà del padre di Putin. A rivelarlo è il giornalista investigativo russo Roman Badanin, rilanciato dalla stampa russa indipendente proprio nei giorni in cui il ministro degli Esteri Sergej Lavrov tornava a chiedere alla comunità internazionale il riconoscimento della penisola come parte della Russia. Secondo Badanin, in punto di morte il padre di Putin, Vladimir Spiridonovich, avrebbe confidato al figlio il desiderio di rivedere quella terra, alla quale era profondamente legato, di nuovo sotto Mosca. Ma lo stesso Spiridonovich, stando ad alcune inchieste indipendenti recentemente riprese dal Telegraph, potrebbe addirittura non essere il padre biologico dell’attuale presidente russo. L’uomo nell’ombra che ha “creato” Putin. Il Mago del Cremlino travolge il pubblico Era l’estate del 1999. In quei giorni Vladimir Putin fu designato primo ministro dall’allora presidente Boris Eltsin. Pochi giorni prima, però, arrivò per lui il momento di dire addio al padre. Secondo quanto ricostruito da Badanin nel libro Lo zar in persona (scritto con il collega Mikhail Rubin), dal letto d’ospedale Vladimir Spiridonovich avrebbe confessato al figlio la sua speranza che la Crimea tornasse un giorno a far parte della Russia. Prima della Seconda guerra mondiale, infatti, Putin senior aveva prestato servizio in un sottomarino della Flotta del Mar Nero, un’esperienza che segnò profondamente la sua vita. «Considerando lo status della fonte presente anch’essa in quella stanza d’ospedale e la sua vicinanza ai fatti, direi che possiamo esserne certi all’80 per cento», ha detto Badanin. Secondo Badanin, Vladimir Spiridonovich avrebbe confidato al figlio anche una forte nostalgia verso l’inno sovietico. Curiosamente, tra i primi provvedimenti presi da Putin in qualità di presidente ci fu proprio il ripristino della musica del vecchio inno, sostituito per una decina d’anni dal Canto Patriottico. Ma la storia potrebbe essere ancor più sorprendente di così. Di recente, infatti, il Telegraph ha risollevato vecchi dubbi sulle origini di Vladimir Putin. L’occasione è stata la morte di Vera Putina, la donna georgiana che sosteneva di essere la madre biologica del presidente russo, deceduta nella primavera del 2023 a 96 anni. Vera sosteneva di aver partorito “Vova” nel poverissimo villaggio georgiano di Metekhi, a un’ora da Tbilisi, il 7 ottobre 1950, ovvero due anni prima della data indicata dalla biografia ufficiale (Putin invece è nato il 7 ottobre 1952 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, da Maria Ivanovna Shelomova). Secondo il racconto, Vera lo avrebbe concepito con un uomo degli Urali già sposato e lo avrebbe poi affidato, a nove anni, a dei parenti che vivevano in Russia, i quali in seguito lo avrebbero lasciato in un orfanotrofio. L’immortalità di Putin e Xi, il transumanesimo come ideologia ultima del potere Secondo gli esperti di Russia, la versione di questa donna è falsa. Ma l’intero villaggio di Metekhi sostiene il contrario: le persone qui dicono di ricordare Vladimir Putin da piccolo, lo descrivono come un ragazzino irrequieto e litigioso, amante della pesca e delle risse, che «si arrabbiava se non vinceva». Nel 2003 è uscito anche il film documentario Putin’s Mama, della regista olandese Ineke Smits, premiato all’Hot Docs Festival di Toronto. Secondo il Telegraph, il Cremlino avrebbe cercato di insabbiare questa storia, come dimostrerebbe anche la morte di due giornalisti intenzionati a intervistare la donna: fra loro, c’era anche l’italiano Antonio Russo, che aveva seguito la guerra in Cecenia per Radio Radicale e fu assassinato vicino a Tbilisi nel 2000 in circostanze misteriose. «La storia di Vera Putina non è che folklore. In Georgia circolano molte voci di questo tipo: fa parte dello spirito nazionale scherzare e “appropriarsi” di figure potenti o di grandi fenomeni culturali», ha dichiarato a Domani una guida locale, esperta di ricerca storica. In questo mare di leggende, l’unica certezza è che, se queste rivelazioni fossero fondate, la storia assumerebbe contorni davvero paradossali: non solo per il modo in cui è stato stravolto il destino della Crimea e degli ucraini, ma anche perché a stravolgerlo sarebbe stato un uomo presumibilmente originario della stessa terra di Stalin.