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La crisi energetica e i problemi di approvvigionamento alimentare causati dalla guerra in Ucraina sono gli esempi più lampanti di quanto facilmente, in presenza di focolai di instabilità geo-politica, le opportunità connesse a una profonda integrazione nei mercati globali possano trasformarsi in vulnerabilità che riportano al centro della discussione il nesso che esiste tra autonomia e sovranità.
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È evidente che le risposte messe in campo per affrontare queste sfide si stiano articolando attorno a un riassetto della globalizzazione che non potrà che comportarne un ridimensionamento.
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Il testo fa parte del nuovo numero di Scenari: “Globalizzazione in frantumi”, in edicola e in digitale dal 29 luglio.
Per quasi trent’anni, cioè dalla fine della Guerra fredda e dalla conseguente trasformazione dell’ordine economico liberale occidentale in un ordine economico virtualmente globale, il paradigma che ha, più o meno esplicitamente, dominato le democrazie occidentali è stato quello della “fine della storia” profetizzata da Francis Fukuyama. La logica teleologica che sottendeva questa tesi era chiara e, per certi versi, consolatoria: un mondo sempre più economicamente interdipendente, con più demo



