Oggi la Russia ha fatto avere la sua risposta scritta agli Stati Uniti. Sempre oggi, ha espulso il viceambasciatore Usa a Mosca. Biden e Nato insistono sul rischio di invasione in Ucraina.

Il discorso di Draghi

Questa mattina a Bruxelles i capi di stato e di governo dell’Ue si sono riuniti per discutere della crisi ucraina. Presente anche Mario Draghi. Confermata una sua imminente visita (in data da definire) a Vladimir Putin al Cremlino; la aveva preannunciata il ministro degli Esteri russo stamattina, e dal governo italiano c’è la conferma.

«Ieri sera si è svolto il vertice sull’Africa con il presidente Macron. Oggi invece si è tenuto un Consiglio europeo informale per fare il punto sull’Ucraina. Sostanzialmente la situazione è la stessa di qualche giorno fa, questi episodi che sembravano annunciare una de-escalation non sono al momento presi seriamente. Quindi dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità. In questo momento la strategia deve essere fatta di due elementi: il primo consiste nel riaffermare la nostra unità. Questo forse è il fattore che ha più colpito la Russia. Inizialmente ci si poteva aspettare che essendo così diversi avremmo preso posizioni diverse, invece nel corso di tutti questi mesi non abbiamo fatto altro che diventare sempre più uniti, tantissimi Paesi, non solo l’Occidente. Perché all’interno della Nato ci sono Paesi che non appartengono a quello che noi chiamiamo Occidente. Quindi il dispiegamento di questa unità già di per se è qualcosa di importante. Il secondo punto è che occorre mantenere la nostra strategia di deterrenza ferma in questo momento, essere fermi, non mostrare debolezze. C’è anche un terzo punto, occorre dire chiaramente, fin dall’inizio, che noi non possiamo rinunciare a quelli che sono i principi fondanti dell’Alleanza atlantica. Insieme a tutto ciò occorre mantenere il dialogo il più possibile aperto. Zelensky, in una telefonata che abbiamo avuto ieri, ha chiesto la possibilità di riuscire a parlare con il presidente Putin, di vedere se l’Italia avesse potuto aiutarlo su questo fronte. La stessa richiesta è stata rivolta ad altri intorno al tavolo di oggi, evidentemente non sarà facile ma l’obiettivo è quello, far sì che Zelensky e Putin si siedano intorno a un tavolo. Tutti i canali bilaterali, la Nato, l’Osce, il formato di Normandia sono tutti canali di dialogo che vanno utilizzati con la massima determinazione».

Sul campo

Tensioni lungo il confine nel Donbass. Secondo alcune immagine rilasciate dai militari ucraini i separatisti avrebbero colpito un asilo nell’Ucraina orientale con un bombardamento. «I ribelli bombardano il villaggio, chiediamo una condanna da parte dell’occidente», ha detto Dmytro Kuleba. Al contempo è arrivata la minaccia dalla Bielorussia: se l’occidente minaccia, pronti al dispiegamento di armi nucleari.

L'asilo si Stanytsia Luhanska, una piccola città sulla linea del fronte della guerra dell'Ucraina contro i separatisti sostenuti da Mosca. L’Osce ha riferito di «molteplici bombardamenti lungo la linea di contatto nell'Ucraina orientale» avvenuti nella giornata del 17 febbraio.

I separatisti, sostenuti da Mosca, hanno detto di aver ricevuto un attacco da parte di Kiev nelle prime ore mattutine, ma le autorità ucraine hanno smentito. Nei giorni scorsi la Duma ha votato un testo per chiedere a Putin di riconoscere le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk presenti nel Donbass. Il 16 febbraio, il presidente russo ha però fatto un passo indietro dicendo che un eventuale loro riconoscimento russo andrebbe contro gli accordi di Minsk.

Kiev insiste sulla Nato

Nonostante i segnali distensivi verso Mosca, arrivati ad esempio dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha detto lunedì che «l’adesione dell’Ucraina nella Nato non è in agenda», il presidente ucraino Volodymir Zelensky insiste sulla opportunità di un ingresso nell’alleanza. Lo ha ribadito oggi alla Bbc: entrare nella Nato garantirebbe la sicurezza del suo paese; Zelensky ammette che l’idea non è di semplice attuazione ma sostiene che per l’Ucraina «non c’è alternativa».

L’incontro tra Di Maio e Lavrov

Russian Foreign Ministry Press Service

I militari schierati al confine continuano a preoccupare la Nato e i leader europei provano a trattare per arrivare alla risoluzione delle tensioni. Nel tavolo delle trattative entra in gioco anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che dopo aver incontrato il 15 febbraio il suo omologo ucraino a Kiev, oggi si trova a Mosca per parlare con il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov.

«Stiamo completando l’analisi della lettera americana e prossimamente saprete come si evolverà la situazione. Oggi invieremo la nostra lettera agli Stati Uniti», ha detto Lavrov nella conferenza stampa dopo l’incontro con Di Maio. Una lettera pubblica per garantire trasparenza all’opinione pubblica e smontare «le menzogne» della controparte e in cui la Russia chiede garanzie per la sua sicurezza.

«La Russia non condivide la posizione dei paesi che vogliono usare l’Osce come arena di contrapposizione. Vediamo la continuità del ruolo svolto dall’Italia e siamo riconoscenti a Di Maio e alla sua delegazione che ringraziamo per la visita», ha aggiunto Lavrov.

«Il dialogo con la Russia è imprescindibile», ha detto Di Maio. «C’è la disponibilità russa di trovare una soluzione diplomatica a questa crisi come già affermato dal ministro degli Esteri ucraino». «Dobbiamo evitare un conflitto che potrebbe avere effetti devastanti per tutto il continente», ha detto Di Maio. «Le armi devono lasciare lo spazio alla diplomazia e l’Italia è tra i paesi più attivi per raggiungere questo obiettivo». 

«L’Italia sostiene la piena sovranità dell’Ucraina incluso nelle sue scelte di politiche internazionale. Riteniamo fondamentale a incoraggiare tutte le parti ad impegnarsi per la concreta attuazione degli accordi di Minsk», ha detto Di Maio.

Interrogato sulla posizione dell’Italia in caso di ulteriori sanzioni il capo della Farnesina ha risposto: «La difesa del diritto internazionale e l’appartenenza ai valori europei sono punti fermi. Stiamo lavorando a una soluzione diplomatica per evitare altre sanzioni».

«Il termine de-escalation è un’invenzione della propaganda», ha detto Lavrov confermando che il 20 febbraio è previsto da programma la fine delle esercitazioni con la Bielorussia. «Dobbiamo rispettare gli accordi di Minsk e il principio della indivisibilità della sicurezza. Sono trattative possibili», ha detto Lavrov. 

«Non si può ammettere che qualcuno sia dominante in Europa, noi saremo insistenti su questo», ha affermato il ministro degli Esteri russo che ha accusato i partner occidentali di aver detto «menzogne» e diffuso «terrorismo mediatico». Le esercitazioni sono state svolte in «tranquillità», una volta completate c’è stato il ritiro, garantisce il Cremlino. «La Nato sta facendo esattamente le cose di cui ci accusa», ha detto Lavrov prima di accusare il segretario generale Stoltenberg di aver fatto ostruzione sul lavoro della rappresentanza russa con l’Alleanza Atlantica, per questo la Russia ha scelto di congelare i rapporti.

Durante l’incontro

«L’aggravamento della situazione intorno all'Ucraina si sta sviluppando solo nelle menti dei politici e dei media in Occidente, le domande sul suo superamento dovrebbero essere rivolte a loro», ha detto Lavrov durante l’incontro bilaterale con Di Maio. «Voglio dirti che rispetto alle tensioni al confine orientale dell'Ucraina, tra Ucraina e Russia, l'Italia è sempre stata in prima fila per una soluzione diplomatica, e si può contare sull'Italia per raggiungere una soluzione diplomatica», ha risposto il capo della Farnesina.

Nei giorni scorsi, dopo l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, lo stesso Vladimir Putin ha detto di non volere nessuna guerra ma che non avrebbe mai perso l’allargamento a Est della Nato. Anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto ieri una rapida de-escalation.

La falsa de-escalation?

La Casa Bianca non crede a Mosca. Secondo i funzionari americani il ritiro delle truppe russe dalla Crimea annunciato ieri dal Cremlino sarebbe falso. «Abbiamo conferme che negli ultimi giorni la Russia ha aumentato la sua presenza di truppe lungo il confine ucraino di ben 7.000 soldati», ha spiegato un funzionario dell’amministrazione Biden. In totale sarebbero almeno 150mila i soldati russi schierati a est, nord e sud dell’Ucraina.

«Continuiamo a ricevere indicazioni che» la Russia «potrebbe trovare un falso pretesto in qualsiasi momento per giustificare un'invasione», dice il funzionario. «Ogni indicazione che abbiamo ora - ha aggiunto - è che intendono accettare solo pubblicamente di parlare e fare affermazioni sulla de-escalation, mentre in realtà si mobilitano privatamente per la guerra».

Dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, arrivano notizie poco rassicuranti: «La pace e la stabilità nell'area euro-atlantica è a rischio», ha detto durante il secondo giorno della ministeriale Difesa dell'Alleanza atlantica.

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