La pace è una strada sempre più stretta. Più delle dichiarazioni di Mosca o di Kiev, sono eventi apparentemente periferici, come un accordo tra Varsavia e Bratislava, a mostrare fino a che punto il conflitto si approfondisce e si allarga.

Terre senza pace

Questo sabato anche l’aeroporto di Odessa è stato colpito dai missili russi. Prosegue il ritrovamento di corpi con segni di tortura, come è stato riportato oggi dalla polizia ucraina dopo aver scoperto una fossa comune nell’area di Bucha. La fuga dei civili dalle aree sotto attacco resta difficile, e lo testimoniano i racconti degli amministratori locali; a Popasna i pullman destinati all’evacuazione sono stati colpiti da spari russi. Kiev accusa Mosca di aver rubato grano: la guerra è anche sulle risorse, e non a caso la Russia ha preso di mira infrastrutture strategiche; trasporti, energia. Questo sabato sono arrivate anche accuse russe a Kiev: «Questa mattina un aereo delle forze armate ucraine è stato individuato dai sistemi di difesa aerea russi. Nell'operazione per impedire l'ingresso in territorio russo, due missili hanno colpito il villaggio di Zhecha nel distretto di Starodubsky», ha riferito alla Tass il governatore della regione colpita.

L’accordo sui jet

A inizio marzo, la Polonia, contigua geograficamente e politicamente con Kiev, riceve un rifiuto da Washington: il Pentagono si oppone al trasferimento di jet da combattimento MiG-29 all’Ucraina. Lo stop arriva da Lloy Austin, lo stesso segretario della Difesa che qualche settimana dopo, il 26 aprile, nella base militare Usa in Germania, a Ramstein, compatta il fronte occidentale sull’aumento del supporto militare a Kiev. La notizia di un accordo tra Varsavia e la Slovacchia segnala ulteriormente la svolta: il ministro della Difesa slovacco ha fatto intendere che i MiG in arrivo dalla Polonia potrebbero essere mandati in Ucraina.

Lavrov e la Cina

Ha scelto un’agenzia cinese, il ministro degli Ester Sergej Lavrov, per snocciolare le sue accuse agli Usa e alla Nato. «Condividiamo con i diplomatici cinesi informazioni sullo stato di avanzamento dei colloqui negoziali», che secondo Lavrov sono in stallo per colpa di Kiev, e degli aiuti militari occidentali. «Siamo grati a Pechino, così come ad altri partner Brics, per la sua posizione equilibrata sulla questione ucraina». Un segnale dei riverberi globali del conflitto. Nella serata di ieri, un altro segnale da Mosca: «I rischi di una guerra nucleare vanno ridotti al minimo».

Da Londra a Parigi

Il Regno Unito da sempre porta avanti la linea dura con Mosca, mentre l’Eliseo, che per lungo tempo ha tentato il dialogo con la Russia, si indurisce di più ora. Dal governo britannico ieri è filtrata l’allerta sulle intenzioni di Mosca di dichiarare il 9 maggio «guerra totale», assieme a un bollettino che evidenzia le debolezze della Russia: «Si è vista costretta a riposizionare le unità impiegate nelle avanzate fallite nel nord est dell’Ucraina», dice il ministero della Difesa a Londra. I canali tra Boris Johnson e il presidente ucraino sono costantemente aperti, come ha detto lo stesso Zelensky. Torna a squillare il telefono anche all’Eliseo. Emmanuel Macron, rieletto presidente, annuncia a Kiev più supporto militare.

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