Circa «il 5 per cento della popolazione israeliana si testa ogni giorno non perché è malata, ma per vedere se è infetta». Secondo il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, la battaglia contro la pandemia si gioca sulla fusione di dati e tecnologia e un servizio sanitario efficiente.

Metà degli investimenti globali nella difesa informatica negli ultimi due anni è stata fatta in Israele, ha detto Bennett, parlando in videoconferenza alla seconda giornata del World Economic Forum di Davos che anche quest’anno si svolge da remoto a causa del Covid.

Bennett, introdotto da Klaus Schwab, presidente e fondatore del Wef, ha affermato che mano a mano che viene svolto più lavoro da remoto, le aziende saranno sempre più vulnerabili agli attacchi informatici.

«Ciò significa che abbiamo bisogno di una buona cyberdifesa e Israele ha investito massicciamente in tecnologie di difesa informatica», ha ribadito il premier, che ha reso noto di aver aperto le porte anche lavoratori stranieri specializzati dall’est Europa e dall’India. «Israele è diventato una potenza nella difesa informatica. Vedo molte opportunità e intendiamo coglierle».

Sul Covid il premier detto che «il suo obiettivo e mantenere aperto e sicuro il paese» e per questo ogni mattina, alle 9, riunisce sotto la sua presidenza la sua task force sul Covid perché la pandemia necessita di decisioni «veloci» e «trasversali» che riguardano la scuola, la logistica, la difesa e la salute pubblica.  

«Siamo stati i primi a fare il terzo richiamo del vaccino a luglio e tutti ci hanno seguito».  È importante avere uno scambio continuo di dati sanitari con gli altri paesi «perché questo ci ha permesso di prepararci a Omicron e sapere che è meno letale delle altre varianti prima ancora che la variante venisse chiamata così».

Investire sulla tecnologia

Non solo. Israele intende ricorrere agli «strumenti dell’innovazione» per dare il proprio contributo alla lotta globale contro il cambiamento climatico. Come? «Quello di cui il mondo ha bisogno ora è di invenzioni che ancora non ci sono»: in questo campo Israele può eccellere anche perché, ha spiegato, «abbiamo 5.000 imprenditori di high-tech» che hanno già realizzato rilevanti guadagni.

«Faccio un appello a loro affinché fondino nuove società dedicate alla mitigazione del clima, affinché lascino un segno reale nel mondo».

Quanto all’Iran Bennett è stato durissimo: «È un regime fallito e corrotto».  Fare arrivare nuovi fondi all’Iran grazie alla riduzione delle sanzioni rischia di portare a una fiammata del terrorismo, ha sottolineato il primo ministro. «L'ultima cosa che si vuol fare è far arrivare decine di miliardi di dollari a questo apparato. Perché che cosa si otterrà in questo modo? Terrorismo all’ennesima potenza».

Il monito di Bennett è rivolto alle grandi potenze mondiali (5+1) che stanno lavorando a Vienna a una nuova intesa sul nucleare con Teheran. Secondo Bennett non ci sono dubbi che il governo iraniano stia perseguendo un programma di armamento nucleare («hanno arricchito l’uranio al 60 per cento, perché?») dietro lo schermo di volersi dotare di nucleare a uso civile.

La difesa delle società liberali 

Subito dopo l’intervento del premier israeliano è stata la volta del primo ministro giapponese, Fumio Kishida, che venerdì 21 gennaio parlerà al telefono con il presidente americano Joe Biden e in un momento in cui la Banca del Giappone ha rivisto la proiezione dell'inflazione per la prima volta dal 2014, dopo che i prezzi hanno finalmente iniziato a salire.

Venerdì scorso la Banca del Giappone ha annunciato che i prezzi all’ingrosso del paese del sol levante a dicembre sono aumentati dell'8,5 per cento rispetto all’anno precedente. Per decenni Tokyo ha cercato, senza successo, di uscire dalla famosa “trappola deflazionistica”.

«La diplomazia del Giappone deve essere basata sul realismo per una nuova era», ha affermato il premier Kishida nel corso del suo intervento. Il primo ministro nipponico ha evidenziato la necessità di rifondare un «nuovo capitalismo», sostenibile ed inclusivo, con una nuova partnership tra pubblico e privato che favorisca gli investimenti nel digitale e l’aumento dei redditi grazie alla formazione e all’incremento della competitività del paese asiatico.

Il premier del partito politico dell’ex premier conservatore Abe ha posto l’accento, nel fronteggiare la minaccia dei test missilistici della Corea del Nord e dei ripetuti tentativi di modificare «unilateralmente» lo staus quo nel Mar Cinese meridionale  e orientale, sui valori di una «società liberal- democratica» che difende con rinnovato vigore i diritti umani, lo stato di diritto, i valori democratici universali, facendo fronte al contempo a sfide globali come i mutamenti climatici, la lotta alla pandemia e la sicurezza delle linee di rifornimento.

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