Con questi alti livelli di debito, in un momento in cui i tassi d’interesse stanno salendo, non vediamo una crisi sistemica del debito, ma vediamo un intensificarsi di situazioni di difficoltà sul debito», ha detto Gita Gopinath, numero due del Fondo monetario internazionale, durante un panel del World Economic Forum con il ministro del Tesoro italiano, Daniele Franco, il ministro dell’Economia brasiliano, Paulo Guedes, e Patrick Khulekani Dlamini, chief executive officer della banca per lo sviluppo del Sudafrica.

Il panel voleva affrontare due problemi sul tappeto: il debito globale montante e quali sono i rischi di un default del debito russo che potrebbe contagiare altri mercati emergenti e istituzioni finanziarie. Con la montagna del debito globale che cresce fino a raggiungere la cifra record di 303mila miliardi di dollari nel 2021, molti governi continuano a indebitarsi pesantemente per finanziare i loro piani di ripresa economica. Ma su questo tema il numero due del Fmi è stata abbastanza rassicurante. Quanto al secondo punto, il possibile default russo, le cose sono andate diversamente. Il capo economista del Fondo monetario internazionale ha minimizzato le preoccupazioni sull’impatto di un default del debito russo.

Il ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha affermato che non prevede di consentire alla Russia di continuare a pagare i propri debitori attraverso le banche americane, rendendo quasi inevitabile un default sebbene Mosca voglia usare il rublo per i pagamenti.

Il timore per i mercati

In questo quadro articolato Gita Gopinath ha affermato a Davos che le esposizioni dirette con la Russia sono molto ridotte, ma c’è qualche preoccupazione su come potrebbero reagire i mercati in generale. Il cosiddetto effetto panico. «Si potrebbe vedere più tensione nei mercati a causa dell’esposizione indiretta», ha concesso. Gopinath non è parsa disposta a definire un default del debito russo come una conclusione scontata, ma ha ammesso che «è molto probabile quando si guarda ai prezzi di mercato».

Poi, come a ridimensionare il peso della sua affermazione, Gopinath ha detto che l’eventuale default russo avrebbe conseguenze soprattutto in Europa e ha nominato l’Austria e l’Italia come le più esposte alla Russia dei paesi europei.

A quel punto il ministro Franco, seduto al suo fianco, si è sentito tirare per la giacca e ha detto che «l’esposizione diretta alla Russia dell’Italia è stata di circa 8 miliardi di euro», una cifra relativamente modesta, poiché ha affermato che la percentuale di prestiti da società che hanno almeno il 10 per cento delle loro vendite in Russia e Ucraina variava dal 4 al 5 per cento, cosa che ha definito «gestibile».

Il ministro Franco in precedenza aveva rassicurato i presenti sulla sostenibilità del debito italiano anche in presenza di inflazione soprattutto core in rialzo e aumenti dei tassi di interesse dopo una lunga stagione di tassi negativi grazie a «una politica fiscale prudente» scelta dal governo Draghi. Che tradotto significa che la stagione del cosiddetto debito buono in Italia è finita e il ministro del Tesoro, finita la pandemia e i rialzi energetici, tornerà a fare il custode dei conti pubblici in ordine.

I tassi della Bce

Che il clima sul fronte della politica monetaria di Francoforte stia cambiando è parso evidente a Davos per una serie inequivocabile di segnali. «Non è escluso un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base a luglio poiché il percorso dell’inflazione è incerto», ha detto alla Cnbc il governatore della banca centrale olandese, il “falco” Klaas Knot, secondo quanto riporta Reuters.

Knot ha però precisato di sostenere pienamente le prospettive politiche fornite dalla presidente della Bce Christine Lagarde, che ha parlato di gradualità dei rialzi e di un’uscita dai tassi negativi entro la fine di settembre. Il governatore ha anche aggiunto che si aspetta un «significativo rallentamento» della crescita quest’anno a causa della guerra in Ucraina, ma che prevede comunque un’espansione dell’economia. A favore di un unico rialzo da 0,5 per cento, ancora martedì si erano espressi Martins Kazacs, governatore lettone e l’austriaco Robert Holzmann.

L’allarme della Pfizer

A concludere l’elenco dei rischi sistemici che incombono sulla ripresa economica globale ci ha pensato il presidente e Ceo del gruppo farmaceutico Pfizer, Albert Bourla, che ha avvertito i 2.500 partecipanti al Forum di possibili «onde costanti» di Covid mentre cresce un pericoloso atteggiamento di autocompiacimento per i risultati ottenuti contro la pandemia. Ma c’è di più. La multinazionale Pfizer ha detto di essere pronta a vendere a prezzo di costo ai paesi poveri 23 prodotti tra farmaci e vaccini contro malattie infettive, tumori, patologie rare e infiammatorie.

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