Dai dazi alla disoccupazione, tutti i disastri economici di Trump

«L’economia a due velocità è tornata negli Stati Uniti», scrive il conservatore Wall Street Journal: con la classe media che perde terreno, gli americani con redditi elevati e più anziani che se la passano meglio che mai, mentre la situazione dei lavoratori a basso reddito e dei giovani sta precipitando sempre di più. Questo è il risultato delle politiche economiche liberiste e mercantili di Donald Trump che rende sempre più ricco chi lo è già a discapito di quelli che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, senza reti sociali protettive. La Federal Reserve ha tagliato i tassi di 25 punti base e segnala che potrebbero esserci altri tagli in futuro, mossa che favorirà chi investirà nelle azioni a rischio, soprattutto dell’Intelligenza artificiale, mentre i minori costi del denaro non si tradurranno in risparmi immediati per le tasche delle famiglie americane, i cui punteggi di credito stanno scendendo al ritmo più rapido dalla recessione del 2009. Un segnale inquietante. La cancel culture di Trump, ecco come agisce la censura Maga E ancora: gli Stati Uniti hanno creato 911mila posti di lavoro, quasi un milione in meno fino a marzo 2025 rispetto a quanto inizialmente riportato ufficialmente. La maxi revisione evidenzia le recenti preoccupazioni sulla salute del mercato del lavoro e fa seguito a un deludente rapporto sull’occupazione di agosto. Il presidente ha subito accusato di manipolazione dei dati l’Ufficio di statistica del lavoro e ha rinviato le responsabilità della cattiva performance all’amministrazione Biden. «Questi numeri probabilmente faranno arrabbiare il presidente e la Casa Bianca, che erroneamente considera i dati rivisti come una manipolazione politica», hanno scritto Elise Gould e Ben Zipperer dell’Economic Policy Institute. Ovviamente non è così: i dati sono il frutto di revisioni accurate e delle politiche economiche della Casa Bianca. La mirabolante promessa elettorale di Trump di garantire un’economia ruggente agli americani ha subito un duro colpo anche dai segnali di un mercato del lavoro in stallo, un campanello di allarme per le prospettive del partito repubblicano alle elezioni di Midterm del prossimo anno. Il tasso di disoccupazione è infatti salito in agosto al 4,3 per cento, il livello più alto dalla fine del 2021. Ciò significa che i dazi sui beni importati cominciano a far male, oltre che ai paesi esportatori, anche ai consumatori americani per i prezzi più alti sugli scaffali con conseguente calo dei consumi interni che pesano per il 70 per cento del Pil. Attaccare, censurare, intimidire. Così Trump usa l’omicidio Kirk L’economia americana ha creato solo 22mila posti di lavoro ad agosto. Il Bureau of Labor Statistics ha dichiarato che il tasso di disoccupazione per i lavoratori afro-americani ad agosto era del 7,5 per cento, in aumento rispetto al 6,1 per cento di un anno fa, mentre il tasso di disoccupazione per i lavoratori di età compresa tra 16 e 24 anni era del 10,5 per cento, il massimo da quasi quattro anni. Il rapporto mensile sull’occupazione è stato il primo da quando Trump ha licenziato il capo dell’agenzia federale che raccoglie i dati, accusandolo di falsificare le cifre per far apparire l’economia più debole di quanto non sia. Gli operatori si affidano ai dati ufficiali per prendere decisioni, e le accuse di Trump hanno scosso la fiducia dei fondi internazionali sulla trasparenza dei dati pubblicati. Fino a poco tempo fa, il presidente degli Stati Uniti poteva sostenere che le sue politiche controverse – dall’imposizione di dazi in modo indiscriminato e caotico sulle importazioni a un’aggressiva repressione dell’immigrazione – avevano sfidato le critiche dell’opposizione dei democratici con una solida creazione di posti di lavoro e un’inflazione stabile. Ma ora i dati economici raccontano una storia diversa. Il rapporto sull’occupazione statunitense ha sollevato tra gli economisti lo spettro della stagflazione (inflazione elevata e crescita economica stagnante), un incubo. «Un patto sulle atomiche»: Putin blandisce Trump anche sulle armi nucleari L’inflazione negli Stati Uniti è salita al 2,9 per cento ad agosto (3,1 per cento escludendo energia e alimentari), il livello più alto dall’insediamento di Trump. Lo stato di salute dell’economia americana sarà la sfida dirimente per il presidente, che aveva promesso più potere di acquisto e meno disoccupazione, mentre ora rischia di affrontare una dura recessione.