Il presidente americano, Joe Biden, ha ricevuto alla Casa Bianca la cancelliera tedesca, Angela Merkel, in un clima francamente rasserenato tra i due alleati Nato dopo le forti tensioni create dalla linea isolazionista improntata alla dottrina dell’America first della precedente amministrazione di Donald Trump.

Va ricordato però che Washington finora non è riuscita a convincere Berlino ad adottare un tono più fermo e risoluto nei confronti della Russia di Vladimir Putin e della Cina di Xi Jinping, dove la Germania spinge per una linea flessibile e dialogante che cerchi i punti di contatto comuni come ad esempio ribadito al G7 sulla lotta al cambiamento climatico mentre l’America punta per una sfida da nuova Guerra fredda soprattutto con Pechino, vista come competitor commerciale e sistema autoritario alternativo alle democrazie liberali occidentali. Divisioni prospettiche che non sono solo dettagli tra i due paesi.

La visita a Washington sarà una delle ultime all’estero della cancelliera, da 16 anni al governo a Berlino e che non correrà per un nuovo incarico alle elezioni politiche del 26 settembre per il rinnovo del Bundestag e quindi si presta a qualche riflessione di più ampio respiro sui rapporti tra le due sponde dell’Atlantico, un mare tornato ad essere con Biden un “grande stagno”, come lo chiamano gli americani, e non più un oceano.

Merkel, a riprova degli stretti rapporti con Washington, è stata venti volte in visita negli Stati Uniti da capo del governo federale tedesco, anni in cui si sono succeduti quattro presidenti alla Casa Bianca.

L’evento è stato «un giro di consultazioni sul futuro», ha detto all’Afp un alto funzionario dell’amministrazione americana, dove il presidente ha voluto anche «esprimere la sua gratitudine» a questa cancelliera con eccezionale longevità, «per il suo ruolo trainante in Europa e nel mondo», secondo la stessa fonte.

Merkel e i quattro presidenti

La Cancelliera conservatrice, al potere dal novembre 2005, ha visto succedersi quattro presidenti americani: George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e, per qualche mese, Joe Biden. A volte è stata definita, durante il tumultuoso mandato di Trump, «leader del mondo libero», termine generalmente riservato alla sede della Casa Bianca. In particolare dopo l’elezione di Trump nel novembre 2016, il New York Times ha definito Merkel «l’ultimo difensore dell’occidente liberale».

Ma torniamo alla visita. Merkel ha avuto una colazione di lavoro con la vicepresidente Kamala Harris ed è stata ricevuta da Biden, per due ore di colloquio. I due leader hanno tenuto una conferenza stampa congiunta e infine Merkel è stata invitata a cena, in compagnia del marito Joachim Sauer, da Joe e Jill Biden.

Con il presidente americano la cancelliera ha parlato di pandemia (l’anno scorso proprio per il Covid Merkel si rifiutò di partecipare a un meeting del G7 a Washington mandando su tutte le furie Trump, che minimizzava il rischio pandemico) e ripresa economica, di cambiamento climatico e di questioni di sicurezza, a partire dal conflitto nella parte orientale dell’Ucraina. Si è parlato soprattutto del North Stream 2, il raddoppio di un gasdotto costruito per trasportare attraverso il mar Baltico il gas proveniente dalla Russia all’Europa passando dalla Germania. Un progetto al centro di forti tensioni perché considerato dagli Stati Uniti come un rischio per la sicurezza e di cui Merkel ha avuto occasione di recente di parlare anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in visita a Berlino.

Le truppe americane restano

La Germania è stata recentemente definita la «migliore amica» dell’America dal segretario di Stato americano Antony Blinken, ed effettivamente le relazioni sono molto migliorate dal cambio di amministrazione a Washington. Il presidente Biden in particolare ha messo in soffitta un progetto punitivo del suo predecessore che aveva stupito i tedeschi. Trump, che nel corso del suo mandato ha sferrato numerosi attacchi personali contro Merkel, aveva deciso di ritirare un terzo delle truppe americane dal paese.

Ma tra Washington e Berlino non tutto fila liscio, e la Cancelliera ha lasciato aperti un certo numero di dossier scottanti. Il più controverso è il gasdotto Nord Stream 2. È sostenuto da Berlino ma molto criticato a Washington. Biden ha espresso la sua preoccupazione e la Cancelliera ha insistito sullo sviluppo «di meccanismi affinché l’energia non venga utilizzata contro l’Ucraina». In un gesto di distensione, l’amministrazione Biden aveva deciso di non sanzionare i principali attori del Nord Stream 2, elemento che ha concesso margine diplomatico con Berlino.

In generale, Biden ha bisogno che Merkel e il suo successore abbiano «un atteggiamento meno oscillante nei confronti di Russia e Cina», secondo Sudha David-Wilp, del German Marshall Fund, centro studi sulle relazioni transatlantiche. Ed è proprio questo il punto. Washington vorrebbe che la più grande economia europea mettesse da parte i suoi interessi commerciali a favore di una posizione diplomatica più ferma. La Cancelliera ha cercato nel corso dell’ultimo Consiglio Ue a Bruxelles e con l’appoggio di Emmanuel Macron di organizzare un vertice straordinario europeo con Vladimir Putin, ma ha dovuto arrendersi di fronte all’opposizione di diversi membri dell’Ue, soprattutto i paesi Baltici e dell’est Europa. È stata la prima sconfitta dell’asse franco-tedesco in politica estera da decenni.

Frizioni sull’accordo Ue-Cina

La Cancelliera sta conducendo una campagna per un accordo di investimento tra la Ue e la Cina siglato il 30 dicembre scorso, ultimo giorno della presidenza di turno tedesca, ma ora bloccato dalla forte opposizione del parlamento europeo, dove Washington vorrebbe convincere gli europei ad adottare la sua linea dura contro la politica espansionistica di Pechino. Niente lascia presagire che il candidato conservatore della Cdu-Csu, Armin Laschet, favorito alle elezioni di settembre, adotterà una linea diversa se diventerà cancelliere. Soprattutto si manterrà accomodante verso Pechino per non mettere in pericolo gli enormi investimenti tedeschi nel settore automobilistico in Cina e in materia di politica economica, dove Laschet sembra incline a prudenti se non austere politiche di bilancio piuttosto che a favorire investimenti pubblici.

I Verdi

Di nuovo uno scontro tra Washington, che è pronta a spendere 6mila miliardi in infrastrutture, istruzione e welfare per un nuovo New Deal rooseveltiano, e Berlino, ancora bandiera dell’austerità? Scenario possibile, salvo che le elezioni, in programma il 26 settembre, si concludano a sorpresa con la vittoria dei Verdi con Annalena Baerbock, cancelliera a 40 anni.

Fantapolitica? Non proprio. I Verdi, nonostante l’ultimo voto regionale in Sassonia-Anhalt non sia stato un successo, non sono più un movimento privo di esperienza, visto che partecipano ai governi di 11 lander su 16. Inoltre sostengono politiche espansive, sia al livello comunitario (sono favorevoli a finanziare i paesi periferici) sia in patria, dove l’austerità dell’attuale presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble e il pareggio di bilancio hanno lasciato infrastrutture vetuste. In politica estera i Verdi tedeschi appaiono più intransigenti rispetto a Mosca e Pechino, cercando di tutelare il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente a costo di perdere qualche vantaggio commerciale.

La palla è nel campo tedesco e non tutti gli analisti sono ottimisti. «L’aperta ostilità di Trump ha costretto la Germania a mettere in discussione gli aspetti malsani della sua dipendenza dagli americani. Biden, al contrario, vuole trattare i tedeschi come un vero partner», ha scritto di recente Constanze Stelzenmüller, ricercatrice di Brookings sul Financial Times. «Ma questo è, a quanto pare, chiedere loro troppo». Salvo “verdi” sorprese nell’urna di settembre.

 

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