I combattimenti si sono intensificati nella Striscia di Gaza, mentre cominciava l’avanzata delle forze israeliane verso Gaza City. «Stiamo distruggendo Hamas passo a passo, attacco dopo attacco»: lo ha detto il portavoce Peter Lerner a Bbc breakfast. Nei bombardamenti, che non sono cessati con l’inizio delle operazioni sul terreno, è stato distrutto anche il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia: sono state uccise almeno 50 persone, mentre secondo alcune fonti locali si conterebbero centinaia di vittime. Jabalia è il campo profughi più grande degli otto che si trovano nella Striscia: nel 1948 vi si sono stabiliti i rifugiati palestinesi che avevano dovuto abbandonare i loro villaggi in seguito al conflitto arabo-israeliano che era seguito all’istituzione di Israele. Copre un’area di 1,4 chilometri quadrati. Oggi, sono più di 116mila i rifugiati che si sono registrati presso l’agenzia Onu Unwra. L’attacco ha suscitato la reazione di Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che ha proclamato un giorno della rabbia per mercoledì, nella regione a nord della Cisgiordania.

«Gaza è diventato un cimitero per migliaia di bambini» è quanto ha detto il portavoce dell’Unicef James Elder in una conferenza stampa al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, mentre l’Oms ha condannato gli attacchi nelle vicinanze dell’ospedale oncologico turco-palestinese.

I combattimenti sarebbero entrati negli stessi tunnel di Gaza, stando a quanto ha dichiarato Israele, ripreso da Reuters. Proprio nei tunnel si pensa si trovino gli ostaggi rapiti il 7 ottobre. Nella giornata di lunedì l’esercito israeliano ha celebrato il recupero della soldata Ori Megidish, ma sono più di 200 le persone rimaste all’interno della Striscia.

«Siamo disponibili a rilasciare gli ostaggi, se ci sarà un cessate il fuoco», ha detto Basem Naim, uno dei leader di Hamas, capo del consiglio per le relazionai internazionali di Gaza, durante un’intervista ad Agorà, su Rai tre. Ha anche negato che Hamas stia impedendo ai civili di spostarsi verso il sud della Striscia: «Come possiamo impedire a un milione di persone di spostarsi?».

I bombardamenti si stanno concentrando su Gaza city, ma continuano in realtà «su ogni parte della Striscia», non solo sull’area nord, come ha confermato il portavoce Jonathan Conricus. Secondo i funzionari dell’Onu più di un milione della popolazione civile di Gaza è rimasta senza un’abitazione.

Gli Stati Uniti

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha scritto un editoriale pubblicato dal Wall Street Journal, in cui ha reiterato il rifiuto a un cessate il fuoco: «Significherebbe arrendersi ad Hamas, al terrorismo e alla barbarie: non accadrà». Si è poi rivolto alla comunità internazionale con un appello per sostenere Israele.

La posizione degli Stati Uniti potrebbe però farsi più complicata: Il National Muslim Democratic Council ha chiesto al presidente statunitense Joe Biden di premere su Israele per un cessate il fuoco, entro le cinque del pomeriggio di martedì, ora locale. Non è un semplice invito. Del consiglio fanno parte i leader democratici di quegli stati che in periodo di elezioni sono più difficili da assegnare: Michigan, Ohio, Pennsylvania. Una lettera aperta riportata da Reuters promette di mobilitare gli elettori musulmani «a ritirare le loro donazioni o voti a qualsiasi candidato che supporti l’offensiva israeliana verso il popolo palestinese». 

Nelle ultime settimane, le comunità arabe e musulmane hanno criticato a più riprese la gestione di Biden del conflitto. Jim Zogby, presidente dell’Arab American Institute, ha detto a Reuters che in Michigan gli arabi statunitensi rappresentano il 5 per cento dell’elettorato, mentre in Pennsylvania e Ohio si aggirano intorno al 2 per cento.

Nel primo scontro contro Donald Trump, Michigan e Pennsylvania erano andati a Biden per pochi voti: il travel ban di Trump andava a penalizzare maggiormente proprio i paesi musulmani. Adesso, di fronte al pieno supporto a Israele, questi stessi elettori si sentono abbandonati. La rielezione del 2024 potrebbe quindi giocarsi per Biden su un fronte che non aveva considerato.

A Capitol Hill, intanto, il segretario di stato Antony Blinken si è presentato davanti alla commissione per gli stanziamenti del Senato per sostenere la richiesta dell’amministrazione Biden di aiuti per più di 100 miliardi di dollari a Israele contro Hamas: una foto di Reuters mostra alle sue spalle numerosi attivisti con le mani tinte di rosso levate in alto e la scritta Free Gaza sulle braccia.

Pubblicità nei videogiochi

Buona parte delle comunicazione di questo conflitto si sta svolgendo sui profili X, vecchio Twitter, dell’esercito israeliano e dei funzionari, tra cui lo stesso Netanyahu, che sabato aveva postato e poi cancellato un’accusa nei confronti dell’intelligence israeliana. 

Reuters ha invece raccontato la vicenda di un bambino di sei anni, a Londra, che stava giocando sul cellulare, Android: il suo puzzle si è interrotto per mostrare un video con dei miliziani di Hamas e delle famiglie israeliane terrorizzate. Sullo schermo del bambino è comparso un messaggio del ministero israeliano degli Affari esteri: «Ci assicureremo che chi ci fa del male paghi un duro prezzo». L’agenzia non ha ricostruito come il video sia arrivato nel gioco, ma ha raccolto altri cinque casi simili in giro per l’Europa. Il ministero israeliano ha confermato che si trattava di un contenuto promosso dal governo, ma non sapeva come fosse finito dentro i video game.  

Gli altri fronti

Sul campo, il confine tra Israele e Libano è ancora sotto il fuoco incrociato. L’esercito israeliano ha bombardato dei depositi di armi e delle postazioni di Hezbollah. Anche dallo Yemen starebbero arrivando dei droni verso Israele: lo ha detto Abdelaziz bin Habtour, primo ministro del governo Huthi, all’Afp.

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