- Il benvenuto sul suolo ucraino è il sibilo della sirena antiaerea. Sono le 2.30 della mattina del 9 giugno, e il treno viene fermato nella stazione ferroviaria di Leopoli. Fanno parte della delegazione italiana, oltre a Enrico Borghi, altri tre deputati del Partito democratico (Lia Quartapelle, Andrea Romano, Fausto Raciti) e uno di Italia Viva (Massimo Ungaro).
- La tappa più difficile è quella di Bucha. Pochi passi, e siamo davanti al teatro dell’orrore: sotto questa terra si è materializzata la piccola Srebrenica ucraina, la Marzabotto della terra del grano, l’orrenda materializzazione di dove porta la retorica del sangue e del suolo esplosa all’ennesima potenza.
- Pochi chilometri, e arriviamo a Borodjanka. Scenari groznyani, o se preferite mariupoliani: palazzoni anneriti e sventrati, piccole case unifamiliari dai tetti sventrati. Qui vediamo il tentativo russo di annientamento identitario della cultura ucraina.
Il benvenuto sul suolo ucraino è il sibilo della sirena antiaerea. Sono le 2.30 della mattina del 9 giugno, e il treno viene fermato nella stazione ferroviaria di Leopoli. Il suono ricorda echi fordisti, rispolvera dal fondo della memoria il cambio del turno nelle fabbriche del secolo scorso. Una voce gracchia dall’altoparlante una frase incomprensibile. Gli uomini della security stipati nel compartimento a fianco ti gelano con uno sguardo, dal significato più esplicito di ogni parola. Restare


