Il Tribunale arbitrale per lo Sport di Losanna ha dimezzato da quattro a due gli anni di squalifica dalle competizioni internazionali della federazione sportiva russa accusata di avere dopato i suoi atleti. La decisione determina comunque l’impossibilità per la Russia di essere rappresentata nelle prossime due Olimpiadi, quelle di Tokyo del 2021 originariamente previste per il 2020 e quelle invernali di Pechino in programma per il 2022.

Alcuni atleti russi potranno comunque participare ai Giochi, ma come “neutri” senza avere la possibilità di portare né la bandiera né di cantare il proprio inno nazionale. Un altro evento che non vedrà la Russia presente saranno, inoltre, i Mondiali del 2022 in Qatar. Il paese guidato dal presidente, Vladimir Putin, non potrà neanche ospitare competizioni sportive nei prossimi due anni.

Di cosa è accusata la Russia?

L’agenzia mondiale anti-doping (Wada) aveva bandito nel dicembre del 2019 la Russia dalle competizioni internazionali. Secondo l’Agenzia, le autorità di Mosca non avrebbero solo incoraggiato il doping dei loro atleti, ma avrebbero anche esercitato pesanti influenze sull’Autorità anti doping russa per evitare i controlli o non comunicare i loro risultati. Un primo ordine interdittivo contro la Russia era stato approvato nel 2016, ma era stato ritirato nel 2018 dopo che l’Agenzia antidoping russa aveva deciso di condividere i propri dati con le organizzazioni internazionali.

La decisione era però stata ritirata nel giugno 2019 quando si era scoperto che nei documenti mancavano alcune rivelazioni fatte dai cosiddetti “whistleblower”, ovvero membri interni di un’organizzazione che rivelano le cose illecite che accadono all’interno del loro luogo di lavoro. La decisione del 2019 era stata duramente criticata dall’ex presidente russo, Dmitrij Medvedev che aveva parlato di una forma di «isteria anti russa».

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