Come previsto gli Stati Uniti si sono svegliati nell’incertezza, rassegnati a vivere una election week più che un election day. Nella notte Donald Trump ha dichiarato prematuramente vittoria, mentre Joe Biden si è limitato a dire di essere ottimista per l’esito, invitando l’elettorato ad avere pazienza in attesa della fine del conteggio dei voti anticipati, soprattutto quelli via posta. In questa giornata procede infatti lo spoglio delle schede in alcuni degli stati chiave, fondamentali per il raggiungimento dei 270 voti del collegio elettorale necessari alla vittoria. 

Nella mattina americana del 4 novembre Biden è partito in vantaggio con 227 voti mentre Trump ne ha 213 assicurati. Fino ad ora non ci sono state grandi sorprese, anche se in Florida e Texas la vittoria di Trump non era stata data per scontata.

Cosa dobbiamo tenere sott’occhio nelle prossime ore?

Oggi dovrebbero arrivare i risultati di Arizona e Georgia, due stati molto importanti per l’esito del voto. La prima, con 11 voti elettorali, è quasi certamente in mano a Biden (alcune testate l’hanno data già per sicura) nonostante non si schierasse dalla parte di un candidato democratico dal 1996, con Bill Clinton. In Georgia invece continua ad essere in leggero vantaggio Trump, ma i voti che restano da contare riguardano la zona di Atlanta a predominanza democratica, quindi potrebbe cambiare tutto. Con i suoi 16 voti elettorali, la Georgia porterebbe Biden ad una vittoria quasi certa, mentre per Trump è più che altro necessaria per restare in gara. 

Biden vincerà infatti probabilmente gli stati blue collar del Midwest che erano stati trascurati da Hillary Clinton nel 2016 e ai quali al contrario lui ha dedicato molte energie, soprattutto nelle ultime settimane: Wisconsin e Michigan. Per quanto riguarda il Wisconsin, la sua vittoria è ufficiale, anche se Trump ha chiesto il riconteggio dei voti. In Michigan Biden è in leggero vantaggio ma mancano più schede da contare. Tuttavia, se si considera che parte delle schede riguarda il Wayne County, ovvero la zona di Detroit a predominanza democratica, anche qui può sperare di vincere. Anche in questo caso, Trump è già intervenuto denunciando brogli e chiedendo lo stop dello scrutinio.

La Pennsylvania

Lo stato su cui sono poste gran parte delle speranze di entrambi i candidati è la Pennsylvania, con 20 voti elettorali. Qui il conteggio delle schede sarà più lento che in Wisconsin e Michigan (è stato interrotto durante la notte) e potrebbe non portare a risultati certi entro oggi. Per ora Trump ha un buon vantaggio, anche se in calo. Le schede che restano da contare sono infatti relative soprattutto alle aree metropolitane di Philadelphia e Pittsburgh e la partita non sembra chiusa.  

Altri stati che stanno proseguendo con il conteggio sono il North Carolina, in cui per ora sembra in vantaggio Trump, e il Nevada, in cui invece pare in vantaggio Biden. In entrambi i casi tuttavia, gli stati accetteranno le schede giunte anche con più di una settimana di ritardo, a patto che siano state inviate entro il 3 novembre. Non è quindi sicuro che ci siano risultati certi a breve.

Altre incognite

Resta un’incognita anche il Maine, uno dei due stati che - insieme al Nebraska - rappresenta un’eccezione nel bizzarro e complesso sistema del collegio elettorale. Gli altri 48 stati americani infatti assegnano i voti elettorali ad un solo candidato, sulla base del principio del winner-take-all, ovvero colui che vince il voto popolare prende tutti i voti.

In Maine e Nebraska il candidato vincitore del voto popolare ottiene due dei voti elettorali a disposizione, e si aggiudica i restanti voti sulla base dei distretti che vince, uno per ogni distretto. Per esempio in Maine, dove ci sono quattro voti elettorali in ballo e due distretti, uno dei due candidati può ottenere tre voti (due per il voto popolare e uno per distretto in cui ha vinto) e perdere il quarto, nel caso l'avversario sia in vantaggio nel secondo distretto. In questo momento ci troviamo in una situazione simile. Biden ha vinto il voto popolare ed un distretto, aggiudicandosi tre voti, mentre si sta ancora contando per il secondo distretto, prevalentemente rurale, che potrebbe andare invece a Trump. 

In una corsa così sfiancante anche un voto solo può fare al differenza. 

Il congresso

Il Maine è tra gli stati sotto i riflettori anche per quanto riguarda l’altra importante elezione in ballo, quella relativa al congresso. Gli americani hanno infatti votato anche per il rinnovo della camera e di un terzo del senato. Per quanto riguarda la camera non ci sono stati grandi stravolgimenti: è rimasta a maggioranza democratica, anche se difficilmente riuscirà ad ampliare il margine come sperato. In senato è in corso invece un testa a testa, con sei poltrone ancora da assegnare. Una di queste è quella del Maine, che potrebbe rivelarsi decisiva.

Al momento sembra in vantaggio la repubblicana Susan Collins, in senato dal 1997. Per oltre vent’anni ha vinto sempre con ampi margini, in uno stato tradizionalmente democratico. Collins è infatti conosciuta per essere una repubblicana moderata, con un pensiero indipendente, che ha preso le distanze da Trump e dal suo partito su questioni cruciali come la copertura sanitaria e la recente nomina di Amy Coney Barrett alla Corte suprema.

Se Biden dovesse vincere, ma il senato rimanesse a maggioranza repubblicana, per almeno altri due anni le riforme che punta ad attuare in tema di salute pubblica, cambiamento climatico, ed eventualmente espansione della corte suprema, saranno difficili da portare avanti. 

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