Ancora una condanna in Egitto. L'attivista per i diritti umani Sanaa Seif dovrà trascorrere 18 mesi dietro le sbarre, con l'accusa di aver diffuso fake news sulle condizioni di salute del paese e sulla diffusione del Covid-19 nelle carceri, oltre ad aver insultato un agente di polizia su Facebook. La giovane, in custodia da giugno 2020, ha negato ogni accusa, riferiscono i familiari e il suo avvocato, Hesham Ramada, il quale ha aggiunto che presenterà ricorso contro la sentenza del tribunale penale del Cairo

Seif è stata arrestata mesi fa mentre lei e altri membri della sua famiglia si trovavano presso l'ufficio del pubblico ministero per presentare una denuncia per un attacco nei loro confronti, avvenuto ieri fuori dal carcere di Tora, al Cairo. A riferirlo, la sorella di Sanaa, Mona, anche lei attivista. La famiglia Seif, infatti, si recava lì ogni giorno in attesa di ricevere una lettere del figlio, Alaa Abdel-Fattah, già in carcere da un anno e mezzo, promessa loro dai funzionari della prigione. 
Dopo il verdetto, si attendono proteste da parte dei gruppi internazionali per i diritti umani, che accusano le autorità egiziane di avere intrapreso un'ampia repressione del dissenso, imprigionando migliaia di attivisti, principalmente islamisti, ma anche laici.

Una famiglia di attivisti

Il padre di Seif, Ahmed Seif al-Islam, morto nel 2014, era un rinomato avvocato per i diritti umani. Sua madre, Leila Soueif, una matematica, è un'importante sostenitrice dell'indipendenza accademica, mentre la zia è la pluripremiata scrittrice Ahdaf Soueif.

Il fratello, Alaa Abdel-Fattah, è salito alla ribalta delle cronache con la rivolta egiziana del 2011 ed è stato arrestato a seguito di una protesta antigovernativa il 29 settembre del 2019. 

© Riproduzione riservata