Da domenica sera una delegazione di funzionari israeliani si trovano al Cairo per discutere con i mediatori egiziani. La proposta prevede una tregua di cinque-sette anni, la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani in cambio dei prigionieri palestinesi e il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia
A oltre un mese di distanza dall’interruzione della tregua raggiunta a Gaza per mano dell’esercito israeliano i mediatori di Egitto e Qatar hanno presentato una nuova proposta di cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
Da domenica sera una delegazione di funzionari israeliani si trovano al Cairo per discutere con i mediatori egiziani, ieri sono partiti anche i funzionari di Hamas. Questa nuova fase di colloqui sono iniziativa del Cairo dopo che secondo fonti israeliane l’amministrazione statunitense di Donald Trump ha fatto pressioni affinché l’Egitto prendesse il posto del Qatar nel ruolo di mediatore principale. La speranza è che la delegazione egiziana sia capace di avere più peso nei confronti di Hamas, da sempre ritenuto vicino a Doha dove alcuni dei suoi leader istituzionali si trovano in esilio.
La nuova proposta
La nuova proposta prevede una tregua di cinque-sette anni, la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani in cambio dei prigionieri palestinesi e il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia. Per il momento non si tratta più su una tregua di breve periodo. A riferire la proposta alla Bbc è un funzionario palestinese. La scorsa settimana Hamas ha respinto la proposta di cessate il fuoco israeliana che gli era stata trasmessa perché non prevedeva il ritiro completo delle truppe da Gaza.
Tuttavia, l’organizzazione palestinese ha dichiarato di essere disposto a discutere un accordo più ampio che includa la fine della guerra.
Le difficoltà
Hamas era disposto ad accettare di sospendere tutte le operazioni militari, tra cui lo sviluppo di armi e lo scavo di tunnel, in cambio di un cessate il fuoco a lungo termine. Secondo quanto riferito dal Times of Israel, l’organizzazione palestinese sarebbe disposta a cedere il controllo di Gaza a un organismo indipendente di tecnocrati palestinesi, come previsto dalla proposta egiziana per l’amministrazione postbellica della Striscia. Ma per il momento, lo stato ebraico non è disposto ancora ad accettare una futura gestione di Gaza nelle mani dell’Autorità nazionale palestinese perché considerata corrotta, inaffidabile e sostenitrice del fondamentalismo.
Ma il controllo politico futuro non è l’unico nodo da sciogliere. Secondo Sky news arabic Hamas sarebbe disposto a rinunciare a Gaza in cambio della conservazione delle sue armi. Su questo punto, Tel Aviv è irremovibile.
Le mosse di Washington
Non si fermano i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia. L’ultimo è avvenuto a Khan Younis nell’alba di ieri, dove sono state uccise almeno 22 persone secondo quanto riporta Al Jazeera. Tra le vittime ci sono anche due donne e due bambini che si sommano alle 51.240 persone morte dal 7 ottobre 2023. I feriti, invece, sono 116.931. Dalla fine del cessate il fuoco dello scorso 18 marzo, il bilancio delle vittime è salito di 1.864 morti e 4.890 feriti. L’esercito israeliano è tornato a colpi anche il Libano.
Nella città costiera di Haret en-Naameh è stato ucciso Hussein Izzat Mohammad Atwi, vertice dell’organizzazione Al-Jama'a al-Islamiyya affiliata ad Hamas. Secondo l’Idf Atwi si occupava dei lanci dei razzi verso Israele e aveva anche diretto alcune cellule terroristiche. Immediata la condanna di Hezbollah.
La guerra
Non si fermano i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia. L’ultimo è avvenuto a Khan Younis nell’alba di ieri, dove sono state uccise almeno 22 persone secondo quanto riporta Al Jazeera. Tra le vittime ci sono anche due donne e due bambini che si sommano alle 51.240 persone morte dal 7 ottobre 2023. I feriti, invece, sono 116.931. Dalla fine del cessate il fuoco dello scorso 18 marzo, il bilancio delle vittime è salito di 1.864 morti e 4.890 feriti. L’esercito israeliano è tornato a colpi anche il Libano.
Nella città costiera di Haret en-Naameh è stato ucciso Hussein Izzat Mohammad Atwi, vertice dell’organizzazione Al-Jama'a al-Islamiyya affiliata ad Hamas. Secondo l’Idf Atwi si occupava dei lanci dei razzi verso Israele e aveva anche diretto alcune cellule terroristiche. Immediata la condanna di Hezbollah.
La crisi umanitaria
Nonostante i numeri alti della rappresaglia, il gabinetto di guerra israeliano starebbe pensando di ampliare le operazioni militari sulla Striscia. A pagarne il conto, ancora una volta sono i civili, ora stremati anche dalla crisi umanitaria visto che dal 2 marzo non entrano più gli aiuti alimentari.
«Gaza è diventata una terra di disperazione. La fame si sta diffondendo e aggravando, deliberatamente e per mano dell'uomo», ha scritto su X Philippe Lazzarini, capo dell'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unrwa) bandita dallo Stato ebraico. «Israele sta agendo nel pieno rispetto del diritto internazionale. La situazione umanitaria a Gaza è costantemente monitorata», ha replicato il ministro della Difesa israeliano Katz, il quale ha esortato «la comunità internazionale e gli attori coinvolti a garantire che gli aiuti futuri aggirino Hamas».
Ma lungo i valichi di frontiera ci sono oltre tremila camion assiepati che aspettano soltanto l’ordine di entrare nella Striscia.
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