La recente visita a Roma del ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner al suo omologo, Daniele Franco, ha chiarito più di un punto significativo dello stato dell’arte in Europa dopo l’insediamento del nuovo governo tedesco a guida socialdemocratica, il rinnovo del settennato di Sergio Mattarella e in attesa dei risultati delle presidenziali francesi, dove per ora sembra esserci solo la rappresentante dei repubblicani, Valérie Pécresse a contendere la vittoria a Emmanuel Macron al secondo turno.

Ma torniamo alla visita del “falco” liberale a Roma. I due ministri delle Finanze il 4 febbraio hanno ribadito l’impegno comune di Roma e Berlino nella lotta ai cambiamenti climatici e nella definizione delle regole europee in merito alla tassazione internazionale, per affrontare le sfide poste dall’economia digitale.

Ma Lindner ha precisato altri e più importanti aspetti nel corso della visita: il Next generation Eu è un evento una tantum e l’Italia non deve farsi sfuggire l’occasione irripetibile, spendendo al meglio gli oltre 200 miliardi di risorse europee; il Patto di stabilità si può rivedere, ma con estrema prudenza e, infine, bisogna ridurre i debiti pubblici anche per non lasciare tutto il carico alla Bce.

Ovviamente Lindner ha bocciato l’ipotesi di rendere permanente il Next generation Eu perché molto impopolare in Germania. Ma soprattutto perché nel frattempo in Germania la Cdu ha eletto a presidente un uomo più a destra di Angela Merkel, Friedrich Merz, il quale ha ricordato alcune elezioni regionali importanti che ci saranno nel corso del 2022 e ha ribadito che «dobbiamo lottare segnando un confine chiaro a destra». Questo è il campanello di allarme per il liberale Lindner che non può lasciare spazio alla Cdu di Mertz su temi come gli eurobond, l’unione bancaria o il Patto di stabilità su misura.

Incubo dell’inflazione

Ma quali sono le prossime elezioni regionali in Germania? Il 27 marzo il piccolo stato occidentale del Saarland, al confine con la Francia, dal 1999 in mano alla Cdu, eleggerà un nuovo governo. Una volta superato l’ostacolo, a maggio si terranno importanti elezioni l’8 maggio nello Schleswig-Holstein (in mano sempre ai conservatori e al confine con la Danimarca) e il 15 maggio nel Nord Reno-Vestfalia (una storica fortezza dei socialdemocratici), prima che lo stato della Bassa Sassonia, di medie dimensioni ma economicamente potente, voti in autunno.

Il focus dei commentatori sarà concentrato sull’esito dello stato natale del neo presidente della Cdu, Friedrich Merz, perché rappresenta un voto potenzialmente strategico – poco meno di un quarto dei tedeschi vive in questo lander che vanta il Pil più grande di qualsiasi stato – e gli ultimi sondaggi danno, secondo Detsche Welle, l’Spd e la Cdu in parità, entrambi intorno al 27-28 per cento. Infine arriverà a ottobre il voto in Bassa Sassonia dove i socialdemocratici detengono saldamente il potere.

Va segnalato che le entrate del governo federale, dei Land e dei comuni della Germania sono aumentate nel 2021 dell’11,5 per cento su base annua a 761 miliardi di euro, superando i 735,9 miliardi di euro del 2019, l’anno precedente alla crisi del coronavirus.

Ma l’economia ha registrato, nel quarto trimestre del 2021, un calo dello 0,7 per cento rispetto al trimestre precedente, comportandosi peggio di quanto avessero previsto gli analisti (-0,3 per cento). Su base annua c’è stato un aumento dell’1,4 per cento.

I tedeschi sono preoccupati della frenata e della fiammata dell’inflazione, cioè della stagflazione, un vero incubo alla giapponese. I falchi tedeschi qualche tempo fa in occasione delle discussioni in materia di ultimazione della unione bancaria e del fondo di garanzia sui conti correnti avevano chiesto in cambio un nuovo impegno sulla ponderazione dei Btp, vale a dire rendere i titoli di stato non più risk-free, il che sarebbe stato un colpo tremendo per il nostro sistema bancario.

La situazione da gestire è molto delicata: l’Italia ha promesso alla Commissione di Bruxelles che adotterà e metterà a terra entro la fine dell’anno circa 100 provvedimenti in cambio di circa 200 miliardi di euro di finanziamenti suddivisi tra quelli a fondo perduto e quelli a debito per sostenere la ripresa dopo la pandemia.

Ecco perché il successo del piano di ripresa dell’Italia è considerato da tutti gli osservatori cruciale per la prospettiva di ulteriori prestiti congiunti con relativo ricorso al mercato dell’Ue. Il futuro dell’Europa (eurobond, politica fiscale comune, unione bancaria) passa dal successo del Pnrr italiano. In caso contrario, nonostante gli sforzi del cancelliere Scholz, sia Lindner che Merz metteranno una pietra tombale sopra qualsiasi tentativo di rinnovare l’esperienza di debito comune.

 

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