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Il 3 aprile in Serbia si terranno le elezioni presidenziali, parlamentari e municipali. Lo sfidante del presidente Aleksandar Vucic è Zdravko Ponos, generale dell’esercito che sembra aver compattato l’opposizione.
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La Serbia è sempre più in bilico geopolitico tra Unione Europea e Russia: ha condannato l’invasione dell’Ucraina ma si rifiuta di sanzionare Mosca. Stare con un piede in due scarpe potrebbe presto diventare scomodo.
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La deriva autoritaria da quando Vucic è al potere sembra ormai irreversibile. L’erosione dello stato di diritto in Serbia è avvenuta con la complicità dell’Ue, che considera Belgrado un capofila nel processo di integrazione nei Balcani
Un corteo che si snoda per le vie del centro portando un lungo tricolore russo, e le famigerate “Z”. Lo scorso 4 marzo, Belgrado è diventata l’unica capitale europea ad ospitare una protesta in supporto alla Russia. L’indomani ne è prontamente seguita una di segno opposto, di solidarietà al popolo ucraino. Questa è una delle tante immagini manichee che descrivono la Serbia degli ultimi anni, sempre più rassomigliante all’aquila bicefala della sua bandiera, con una testa che guarda l’Unione euro



