- Recep Tayyp Erdogan cerca di aumentare i salari minimi mensili del 50 per cento per contenere gli effetti sociali dirompenti sul potere d’acquisto a causa dell’aumento dell’inflazione.
- La Banca centrale turca taglia i tassi al 14 per cento, mandando la lira ai minimi contro dollaro ed euro.
- Il presidente turco rischia di far deragliare il Pil del paese da quasi 800 miliardi di dollari, rischiando una crisi finanziaria con conseguente corsa dei risparmiatori agli sportelli bancari prima dell’inevitabile blocco dei capitali per evitare la fuga dei risparmi all’estero.
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, è pronto ad alzare i salari minimi mensili del 50 per cento a 4.250 lire nel 2022 da 2.826 nel 2021 per affrontare le conseguenze sociali del nuovo taglio dei tassi di interesse che darà inevitabilmente nuova forza all’aumento dei prezzi, che corre già al 21 per cento annuo. Così facendo il presidente, che guida una nazione di 84 milioni di abitanti di cui il 40 per cento dei dipendenti accede al salario minimo, crea una macchinosa procedura



