Trump e Musk la bastonano, l’Ue balbetta. Nessun leader difende l’onore dell’Europa

Mentre i missili russi continuano a cadere sull’Ucraina, l’Unione europea viene bombardata da accuse e pressioni, avvertimenti e intimidazioni, provenienti sia dal suo interno che da oltreoceano. La più rumorosa delle bordate è arrivata venerdì dalla Casa Bianca, con il manifesto violentemente antieuropeo del nuovo documento di “strategia nazionale” firmato dall’amministrazione Trump, dove si prevede finanche «l’erosione di civiltà» del Vecchio Continente. Ebbene, la risposta europea appare di una debolezza sconcertante: «Quando si tratta di decisioni che riguardano l’Unione europea, queste vengono prese dall’Unione europea, per l’Unione europea, comprese quelle che riguardano la nostra autonomia normativa, la tutela della libertà di espressione e l’ordine internazionale fondato sulle regole». A parlare non sono né la presidente della Commissione Ursula von der Leyen né il cancelliere tedesco o il presidente francese. A parlare è un portavoce della Commissione: «Il partenariato transatlantico è unico e, come sempre, gli alleati sono più forti insieme». Già venerdì sera Giorgia Meloni correva ad assicurare che non vi è «nessuna incrinatura» nei rapporti fra Washington ed Europa, ribadendo che se l’Europa «vuole essere grande deve essere capace di difendersi da sola». Pure il ministro alla Difesa Crosetto non pare particolarmente turbato dalla furia antieuropea dell’America trumpiana: «Trump ha esplicitato che l’Ue non gli serve. Finiti i regali dagli Usa, alla difesa dovremo pensarci noi». Sovranista, imperialista, suprematista: la dottrina “eurofobica” di Trump Dunque? Non ha niente da dire l’Europa dinnanzi a un tycoon che teorizza esplicitamente l’estinzione del Vecchio Continente? Uno scatto d’orgoglio, una serrata di ranghi nel senso dell’unità fino a sabato sera non si è registrata. Neanche di fronte a un Viktor Orban – premier d’Ungheria, paese Ue – che ha accusato i leader europei di «star preparando la guerra». Secondo lui l’Ue «ha già deciso», l’Unione vuole essere pronta per entrare in conflitto «entro il 2030». Ma, ha aggiunto, «se avremo un governo nazionale, abbiamo ancora la possibilità di restarne fuori». Secondo il primo ministro più filorusso dei Ventisette, l’Unione è nelle fasi finali di un’escalation bellica: la rottura dei legami diplomatici e la trasformazione dell’economia sono già avvenute, il ritorno alla leva obbligatoria e la preparazione allo scontro diretto stanno arrivando. Insomma, l’immagine che torna indietro è quella di un’Europa che divora se stessa, sull’orlo dell’autodistruzione, in un finale de profundis. Non è un caso che il concetto sia simile a quello emerso dal documento diffuso dalla Casa Bianca. Anche l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha provato a minimizzare: «Gli Usa sono ancora il nostro principale alleato, penso che non abbiamo sempre la stessa opinione su diverse domande, ma penso che i principi generali rimangono». Peccato che il furore anti Ue sembri una specie di virus in questi giorni. Contro l’Unione si è lanciato a testa bassa anche Elon Musk, offeso per aver cievuto una multa da 120 milioni di euro dalla Commissione europea per la violazione degli obblighi di trasparenza ai sensi della legge sui servizi digitali: «L’Ue dovrebbe essere abolita – ha ringhiato il patron della Tesla – e la sovranità va restituita ai singoli Stati, in modo che i governi possano rappresentare meglio i propri cittadini». Sovranismo doc, insomma, cavalcato fulmineamente da Mosca: nei commenti sotto il post su X di Elon si è palesato persino il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, con un fragoroso «esattamente!». Mosca e il suo zar hanno perso anche se vincono Binari paralleli Intanto ai confini dell’Europa continuano a cadere le bombe e a colpire i droni, quasi una forma di pressione di fuoco sui negoziati ufficiali per l’Ucraina, che sembrano procedere su binari lontani, ma paralleli. Volodymyr Zelensky ha parlato al telefono con l’inviato speciale e il genero di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner, impegnati a Miami nei colloqui con la delegazione ucraina, composta dal segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale, Rustem Umerov, e dal capo di Stato Maggiore ucraino, Andriy Hnatov. «Abbiamo affrontato molti aspetti e i punti chiave che potrebbero garantire la fine dello spargimento di sangue ed eliminare la minaccia di una nuova invasione russa su vasta scala, nonché il rischio che la Russia non mantenga le sue promesse», ha dichiarato il leader di Kiev, che è atteso a Londra lunedì dal premier britannico Keir Starmer, dove ci saranno anche Macron e Merz per definire i prossimi sviluppi dell’accordo di pace. Di tutto, Zelensky ha informato il segretario generale Nato Rutte: «Abbiamo concordato di mantenere ulteriori contatti». Mentre si taccia l’Europa di cupio dissolvi, a dissolversi materialmente e non metaforicamente è la cupola della centrale nucleare di Chernobyl: l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha riferito che, per i danni provocati a febbraio scorso da un drone russo, «la struttura ha perso i suoi componenti di sicurezza chiave». Da mezzanotte all’alba di sabato, contro fabbriche, centrali elettriche, stazioni ferroviarie, la Russia ha fatto piovere missili dai suoi bombardieri Tupolev. Tre missili ipersonici Kinzhal, accompagnati da sciami di droni, hanno mirato a Kiev. Sono precipitate nel buio per i black out otto regioni; esplosioni registrate a Poltava, Lutsk, Odessa, Zaporizhzhia, Dnipro, Chernihiv, Leopoli, Ternopil e Khmelnytskyi. Eppure anche questa è Europa.