La raffica di provvedimenti sull’immigrazione presi dal presidente Donald Trump in queste prime settimane di mandato stanno suscitando una sorta reazione a catena da parte delle chiese americane. La cattolica in primo luogo che sta alzando i toni della critica, nei giorni scorsi è intervenuto anche il papa con una lettera indirizzata ai vescovi americani dedicata appunto alla crisi migratoria; pure da parte di diverse chiese protestanti si é levata un’opposizione forte alle politiche anti-immigrati promosse dalla Casa Bianca.

La lettera del papa 

Il papa ha resistito una ventina di giorni (l’insediamento di Trump è avvenuto il 20 gennaio), prima di attaccare la nuova amministrazione repubblicana: «Sto seguendo da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa», ha scritto il pontefice nel suo messaggio a vescovi Usa, «la coscienza rettamente formata – ha aggiunto - non può non dare un giudizio critico ed esprimere il suo dissenso verso qualsiasi misura che tacitamente o esplicitamente identifica lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità».

Francesco spiegava subito dopo che «uno Stato di diritto autentico si dimostra proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente quelle più povere ed emarginate». Parole che hanno suscitato la reazione stizzata del responsabile della “sicurezza delle frontiere” della Casa Bianca, Tom Homan: «Ho parole dure per il papa: lo dico da cattolico da sempre. Dovrebbe concentrarsi sul suo lavoro e lasciare a noi l'applicazione delle leggi. Ha un muro attorno al Vaticano, non è vero?».

Diversi degli ordini esecutivi di Trump suscitano la preoccupazione dei vertici cristiani negli Usa: la sospensione del programma di accoglienza dei rifugiati, quindi l’interruzione dell’esame delle domande dei richiedenti asilo; la possibilità attribuita alle forze dell’ordine di cercare gli immigrati irregolari anche all’interno di chiese, ospedali e scuole; la politica di deportazioni di massa che si rivolgerebbe contro milioni di immigrati già da molti anni residenti negli Stati Uniti. Desta anche particolare allarme il blocco della frontiera sud, quella del confine con il Messico, dove migliaia di persone in attesa di una risposta circa la possibilità di entrare negli Usa.

Pure il trasferimento di immigrati nella prigione di Guantanamo, è stato oggetto di dure critiche da parte delle organizzazioni cattoliche: «L’allontanamento dei migranti dal suolo statunitense per la detenzione aumenta il rischio elevato di violazioni dei diritti, soprattutto in aree note per le violazioni dei diritti umani», ha affermato Anna Gallagher, direttrice esecutiva del Catholic Legal Immigration Network.  

Fondi congelati

Altro elemento di conflitto fra Casa Bianca e chiesa cattolica, è la sospensione, da parte del duo Trump-Musk, di Usaid, cioè del principale braccio umanitario e di sviluppo internazionale del governo degli Stati Uniti che nel solo 2023 ha gestito più di 40 miliardi di dollari in stanziamenti combinati. Il congelamento dei fondi, di cui fra i maggiori beneficiari rientrano alcune agenzie cattoliche, fra queste il Catholic Relief Services, che ha rivolto un appello al Congresso affinché permetta di utilizzare i fondi, nel quale fra l’altro si legge: «Questo blocco sta colpendo milioni di nostre sorelle e fratelli che hanno bisogno di accedere all'assistenza umanitaria, sanitaria, e di aiuto allo sviluppo».

Ancora più duro Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis: «Fermare bruscamente Usaid ucciderà milioni di persone e ne condannerà altre centinaia di milioni a vite di povertà disumanizzante. Questo è un affronto disumano alla dignità umana data da Dio alle persone, che causerà immense sofferenze».

Ancora, il blocco deciso dall’amministrazione Trump dei fondi federali destinati alle organizzazioni no profit che forniscono assistenza sociale alla componente più povera del Paese ha provocato altre reazioni negative. A cominciare da quella quella delle Catholic Charities Usa: «Le persone che perderanno l'accesso a cure essenziali sono i nostri vicini e familiari. Vivono in ogni angolo del paese e rappresentano tutte le razze, religioni e affiliazioni politiche…Invitiamo vivamente l'amministrazione a riconsiderare questa decisione», ha detto la presidente Kerry Alys Robinson.

Mobilitazione

Prevedibili poi le bordate contro la Casa Bianca arrivate dalla chiesa episcopaliana americana (gli anglicani negli Usa), confessione alla quale appartiene anche la vescova Mariann Budde, di Washington, che aveva criticato apertamente le politiche migratorie e contro i diritti delle persone Lgbtq messe in atto da Trump durante i riti della cerimonia d’insediamento del nuovo presidente.

«Nella nostra Chiesa – si legge in un comunicato diffuso dalla Chiesa episcopaliana - i migranti sono membri del corpo di Cristo e fanno parte delle nostre congregazioni e comunità, e la nostra vita comune è più ricca grazie al loro contributo... Siamo al vostro fianco e affronteremo insieme queste sfide». Discorso simile quello della Chiesa evangelica luterana in America: «Come chiesa, siamo chiamati a parlare quando il governo distorce o nega l'immagine di Dio in ogni persona, mettendo a repentaglio l'accesso alla protezione, alla pace e al pane quotidiano. Laddove si verificano danni o iniquità, siamo chiamati da Dio a rispondere con l’amore e la mobilitazione».

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