La folla comincia a radunarsi dalla sera prima nei pressi dello stadio Camille Chamoun di Beirut, ma sono giorni che la periferia meridionale della città si prepara per i funerali dello storico leader e Segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e del suo successore Hashem Safieddine.

Abbandonato da anni, lo stadio è adornato delle immagini dei due leader e ospita circa 80 mila persone, riunite per la cerimonia funebre. Uccisi a pochi giorni di distanza da massicci bombardamenti israeliani alla periferia sud di Beirut, rispettivamente il 27 settembre e il 3 ottobre 2024, i funerali dei due leader vengono celebrati in maniera congiunta a circa cinque mesi dalla loro morte.

Il protagonista, però, è Hassan Nasrallah. Sayyed, «maestro», appellativo con cui ci si rivolge a coloro che discendono dal profeta Maometto, Nasrallah ha guidato il gruppo armato e partito politico sciita libanese sostenuto dall’Iran dal 1992.

La nomina di Safieddine, cugino di Nasrallah e presidente del Consiglio esecutivo di Hezbollah, a Segretario generale, invece, non era stata ancora annunciata quando anche lui è stato raggiunto da un bombardamento israeliano su Dahiye, la zona che raggruppa diversi quartieri della densamente popolata periferia meridionale di Beirut dove si concentra la presenza di Hezbollah.

Gli spalti bianchi dello stadio si tingono di nero, il colore vestito dalla folla, e del giallo delle migliaia di bandiere a stemma verde di Hezbollah. L’enorme poster dei due leader posto sopra il palco è affiancato da due maxi-schermi.

La cerimonia comincia con la preghiera, seguita dall’inno libanese e da quello di Hezbollah e dalla proiezione del discorso dell’attuale Segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem che non partecipa in presenza per ragioni di sicurezza. Per le stesse ragioni di sicurezza, nelle ore centrali della cerimonia l’aeroporto della capitale libanese viene chiuso, così come alcune strade intorno ai luoghi interessati dalla cerimonia.

Le delegazioni arabe

Dall’Iraq, dall’Iran, dallo Yemen, dal Pakistan, o dalla Tunisia. Delegazioni e rappresentanti della società civile straniera sono arrivate da parte del mondo arabo ad omaggiare il leader di Hezbollah. 

«Labayka ya Nasrallah» - al tuo servizio, Nasrallah, scandisce lo stadio in coro per tutto il tempo della cerimonia. «Non è un personaggio qualunque, ma una figura di spessore internazionale. Tutto lo Yemen sarebbe qui se potesse», dice un “partigiano di Dio” degli Houthi, arrivato da San’a’.

C’è anche una bandiera irlandese: la sventola Tara Reynor O’Grady attivista per i diritti umani, e presidente dell’organizzazione No Peace Without Justice. «È importante mostrare questa parte di mondo nel modo in cui questo vuole essere mostrato, e non soltanto attraverso la decadenza dei media occidentali», dice a Domani.

I jet israeliani

Quando le bare fanno ingresso nello stadio la folla esplode in un boato. Come quello creato dai jet da guerra israeliani che come fossero frecce tricolore volano all’improvviso a bassa quota sopra lo stadio durante il discorso dell’attuale segretario generale Naim Qassem. Una violazione dello spazio aereo libanese che tutti i presenti si aspettavano.

Più volte, infatti, droni di ricognizione israeliani e aerei militari hanno volato sulla capitale libanese nonostante il cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele entrato in vigore il 27 novembre.

«Un messaggio forte e chiaro» ha commentato su X il portavoce dell’esercito israeliano in lingua araba, Avichay Adraee pubblicando le foto dei jet in volo. «Al mawt li Israel, al mawt li America» – «morte a Israele, morte agli Stati Uniti» – rispondeva intanto la folla dallo stadio.

Dopo la cerimonia, migliaia di persone seguono la processione che trasporta le bare in processione dallo stadio fino al mausoleo costruito per la sepoltura di Nasrallah, a quasi tre chilometri di distanza, nella zona dell’aeroporto. La salma di Safieddine proseguirà invece verso il suo villaggio d’origine, Deir Qanoun al-Nahr nel sud del Libano per la tumulazione.

L’imponente organizzazione della cerimonia, che ha visto la partecipazione dell’esercito libanese e delle forze di sicurezza interne per garantirne la salvaguardia, mirava a dimostrare la presenza e l’attività del partito sciita, nonostante i contraccolpi subiti durante l’escalation israeliana in Libano, la caduta dell’alleato regime di Assad in Siria e la formazione del nuovo governo libanese che punta ad un nuovo corso.

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