I gasdotti verso l’Europa sembrano i dieci piccoli indiani di Agatha Christie: cadono a uno a uno e l’Ue si prepara a razionamenti e tetto ai prezzi. Il costo del metano, rileva la Commissione europea, in queste condizioni resterà alto almeno fino al 2025. «Nel complesso, la situazione si sta aggravando», ha affermato Robert Habeck, ministro dell’Economia tedesco. «Sta diventando evidente ancora una volta che la Russia sta usando l’energia come arma». E sta funzionando.

Gazprom, la compagnia di metano russa, ha deciso di inasprire la sua posizione annunciando che non utilizzerà più il gasdotto Yamal-Europa, che termina in Germania, dopo che la società che controlla l’impianto in Polonia è stata inserita nella lista nera di Mosca. Il governo russo, infatti, ha annunciato sanzioni contro oltre trenta società energetiche, in risposta alle misure adottate dai “paesi ostili” per rispondere all’invasione dell’Ucraina.

Nell’elenco si trova Europol Gaz, una joint venture tra Gazprom e la polacca Pgnig, responsabile del gasdotto che attraversa la Polonia. Come spiegato da Gazprom, citata dall’agenzia Interfax, le sanzioni implicano che non potrà più utilizzare questo gasdotto. La ritorsione ha spinto i prezzi del gas al rialzo. I futures legati al Ttf, il riferimento europeo dei prezzi del gas all’ingrosso, ieri sono aumentati di circa il 13 per cento, attestandosi all’incirca a 106 euro per megawattora, più del quadruplo dei livelli di un anno fa.

Senza gas

Al momento non stanno più ricevendo metano dalla Russia Bulgaria e Polonia. I due stati si sono rifiutati di aprire i conti in rubli per pagare le forniture come previsto dal decreto di Vladimir Putin di marzo e Gazprom gli ha staccato il gas. Inoltre, fuori dall’Ue, secondo il giornale finlandese Iltalehti, la Russia potrebbe chiudere da oggi le forniture di gas alla Finlandia in risposta all’annuncio dell’intenzione di entrare nella Nato. Il governo finlandese sarebbe già stato informato.

Agli stop di Mosca si aggiunge quello di Kiev. L’Ucraina mercoledì ha bloccato i flussi da uno degli ingressi russi nella zona occupata dall’esercito di Mosca per causa di “forza maggiore”, portando a un calo delle forniture di circa il 30 per cento. Per adesso Germania e Italia, tra i paesi più colpiti, hanno subito una riduzione dei flussi, ma continuano ad avere un sistema bilanciato e a importare quello che possono dalla Russia.

Il piano europeo

I razionamenti di energia tuttavia potrebbero arrivare anche per chi non rimarrà del tutto fuori dal circuito di Mosca. La Commissione europea il prossimo 18 maggio si prepara a varare il piano RePowerEu per la diversificazione energetica e nella bozza si legge che «in caso di interruzioni del gas che interessano più stati membri contemporaneamente, possono essere necessarie misure aggiuntive». Il testo prevede «razionamento coordinato e una riduzione della domanda» sulla «base del principio di solidarietà», a prescindere dall’emergenza individuale «negli stati membri meno colpiti a vantaggio degli stati membri più colpiti».

In Italia razionamenti del gas, così come previsto dal decreto varato subito dopo l’invasione dell’Ucraina, significa un maggiore utilizzo di carbone e olio combustibile per risparmiare metano, la richiesta per le industrie di consumare meno energia ed eventualmente anche per gli utenti domestici. Infine, nella bozza della Commissione arriva il tetto ai prezzi (“price cap”) chiesto da Mario Draghi anche se «in uno scenario di grave perturbazione».

Finora il “cap” era stato concesso solo a Spagna e Portogallo per la produzione di energia elettrica. Ma entrambi i paesi hanno sistemi energetici più isolati rispetto agli altri. Perché il tetto entri in operatività in tutti i paesi dovrà essere definito un nuovo meccanismo. Così i paesi europei si preparano ad affrontare ulteriori difficoltà, e non è un’astrazione. Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha annunciato che presto sarà utilizzabile una nuova connessione gas tra Polonia e Slovacchia «per permettere ai paesi confinanti di supportarsi».

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