Altre 153 tonnellate di bombe su Gaza. Netanyahu: «Siamo una superpotenza»

Tel Aviv – Durante il suo discorso per l’apertura della sessione invernale della Knesset il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato di aver colpito decine di obiettivi a Gaza «con 153 tonnellate di esplosivi» nella giornata di domenica, dopo un attacco nel quale i militanti palestinesi avevano ucciso due soldati israeliani. Il cessate il fuoco a Gaza rimane poco più di una suggestione: anche lunedì fonti locali parlano di nuovi attacchi israeliani con tanto di artiglieria, seppur di intensità minore, sull’enclave sfigurata da oltre due anni di guerra. Secondo le autorità di Gaza, citate da Al Jazeera, almeno 97 palestinesi sono rimasti uccisi dall’entrata in vigore del cessate il fuoco il 10 ottobre scorso. Parole di fuoco Per Bibi è una conseguenza delle violazioni da parte di Hamas. «Il cessate il fuoco non è un permesso per Hamas di minacciarci», ha detto. «C'è e ci sarà un prezzo molto alto da pagare per ogni aggressione contro di noi». Davanti agli altri deputati Netanyahu ha anche dichiarato che gli israeliani «sarebbero saliti al cielo in una nuvola di fumo nucleare» se non avesse scelto di prolungare la guerra fino a indebolire l’Iran, il suo programma nucleare e i suoi alleati in Medio Oriente. «Abbiamo consolidato il nostro status di superpotenza», ha rivendicato, precisando che «la campagna non è finita». In termini non del tutto dissimili si è espresso anche il presidente americano Donald Trump: «Se Hamas romperà la tregua sarà annientato». L’ennesima pantomima del duo tragico Putin-Trump Veicoli meccanizzati israeliani stanno contrassegnando con imponenti blocchi di cemento verniciati di giallo la “linea gialla” di ridispiegamento delle truppe all’interno della Striscia di Gaza, dopo aver preso di mira nei giorni scorsi diversi palestinesi accusati di averla violata. A tale linea, che divide all’incirca a metà la Striscia lasciando la regione costiera sgombra di truppe di terra israeliane, sarebbero dovute succedere due ulteriori linee di ritiro, secondo quanto previsto dal piano Trump nelle fasi successive il rilascio degli ostaggi. Ma la decisione di demarcare il perimetro, che ricorda i contrassegni blu nelle zone prive di barriera lungo il confine fra Israele e Libano, fa pensare il governo lo consideri semipermanente. Un segnale che l’applicazione del piano in 20 punti stilato dalla Casa Bianca viva già una fase di stallo. Interrogata sulla questione da Domani, Alma Cohen dell’unità di portavoce dell’esercito israeliano dice: «Non dovrebbe esserci nessun [palestinese] oltre la linea gialla», per quanto sia «difficile pensare le cose stiano davvero così sul campo». Il ministro della Difesa Israel Katz ha ammonito che «qualsiasi membro di Hamas si trovi oltre la Linea Gialla nel territorio sotto il controllo israeliano deve evacuare immediatamente». E ancora: «Chiunque rimanga nella zona sarà preso di mira senza ulteriori avvertimenti, per consentire alle truppe dell'Idf di operare liberamente». Lunedì, infatti, dopo l’interruzione del cessate il fuoco di domenica in cui sono morti 44 palestinesi, l’Idf è tornato a colpire individui accusati di sconfinamenti nelle zone di competenza israeliane, sostenendo che «avevano superato la linea gialla rappresentando un’immediata minaccia». Sarebbero quattro i palestinesi uccisi per questo motivo nel corso della giornata. Alcune località palestinesi, come il campo profughi di Bureij nella parte orientale della striscia, sono spaccate a metà dalla linea di separazione. «La mia casa si trova nella parte palestinese», racconta un residente, «la zona oltre la linea gialla è pericolosa adesso, chiunque cerchi di tornare indietro per controllare la propria casa viene solitamente preso di mira». Intanto, dopo la chiusura momentanea di domenica, lunedì è tornato operativo il valico di Kerem Shalom fra Israele e Gaza, mentre le autorità dello Stato ebraico continuano a tenere chiuso il punto di ingresso di Rafah, fra l’Egitto e Gaza. «Rafah aprirà quando i vertici politici daranno istruzioni in merito», dice a Domani la portavoce dell’Idf Cohen. L’ingresso di aiuti senza limitazioni farebbe in teoria parte del piano americano fin dalla prima fase. Il grande gioco del sultano Erdogan, la Turchia neo ottomana si avvicina al confronto con Israele L’arrivo degli americani Negli ultimi giorni diversi politici israeliani sono tornati a chiedere a gran voce nuove operazioni su vasta scala sulla Striscia di Gaza. Per cercare di fare da contrappeso a queste pressioni interne sull’esecutivo, lunedì sono tornati in visita in Israele l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, insieme al suo genero e consigliere Jared Kushner. Sulla Ayalon, la statale che costeggia Tel Aviv, sono ancora presenti i giganteschi cartelloni con il volto di Trump e la scritta “Thank you, Mr President”, esposti per la visita di Trump solo sette giorni fa, e sulla strada per Gerusalemme sventolano ancora le bandiere israeliane e americane. Witkoff e Kushner arrivano dopo un’intervista rilasciata alla trasmissione 60 minutes dell’emittente Cbs in cui hanno lanciato alcuni messaggi ai partner israeliani. «Ora che la guerra è finita, se vogliono integrare Israele nel più ampio contesto mediorientale, devono trovare un modo per aiutare il popolo palestinese a prosperare e migliorare la propria situazione», ha detto Kushner. Witkoff, da parte sua, ha parlato del suo incontro con il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya in Egitto durante i negoziati. «Gli ho detto che entrambi facevamo parte di un club davvero terribile, quello dei genitori che hanno seppellito i propri figli», ha raccontato. Il figlio di Witkoff è morto a 22 anni per overdose da oppioidi. Il figlio di Al-Hayya, invece, è stato ucciso durante un attacco aereo israeliano contro il quartier generale di Hamas a Doha lo scorso settembre, che secondo gli emissari americani è stato un momento di svolta per giungere a un accordo. Nel frattempo, mentre la roadmap americana rimane in bilico, lunedì sera Hamas ha restituito un’altra salma, portando a 15 il numero di israeliani senza vita ancora nella Striscia di Gaza. Ma quale pace, le bussole che orientano Trump sono superiorità e guadagno personale