Accertare la verità assoluta sull’esplosione dell’ospedale di Gaza avvenuta la sera di martedì 17 ottobre non è semplice al momento. Ci sono dei video, uno di Al Jazeera, un cratere, e dei danni attorno al luogo dell’incendio. Ma tutti questi elementi si prestano a diverse interpretazioni.

Ci sono anche prove fornite dall’esercito israeliano, ma la loro veridicità non è certa. Di sicuro ci sono i morti, con un numero non ben definito. Il ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, dice che sono 471. Si tratta di civili, molti dei quali sfollati che avevano trovato rifugio nel parcheggio dell’ospedale.

Chi è responsabile per la strage? Quanti sono effettivamente i morti? Poco dopo l’esplosione Hamas ha addossato la responsabilità dell’accaduto a Israele, che l’ha respinta con forza, attribuendola invece a un altro gruppo terroristico che con Hamas si contende l’egemonia a Gaza: la Jihad islamica, che attualmente collabora negli attacchi contro le forze armate israeliane.

Il cratere

Tra gli elementi più importanti da tenere in considerazione nel processo di individuazione delle responsabilità, c’è il cratere nel parcheggio dopo l’esplosione.

Le bombe sganciate dall’esercito israeliano sono nell’ordine di 250 e 500 chilogrammi, quando vengono lanciate sul terreno creano fossati che possono arrivare alla profondità di tre metri. Nel parcheggio di un ospedale un cratere c’è, ma secondo alcuni analisti sembra essere troppo piccolo perché sul luogo sia stata sganciata una bomba.

Marc Garlasco – ex capo del Pentagono per gli obiettivi di alto valore durante la guerra in Iraq nel 2003 – ha riferito al Guardian che «il cratere non è compatibile con un attacco aereo, è più probabile che si tratti di un’arma che ha fallito e ha rilasciato il suo carico su una vasta area».

Anche per Justin Bronk, ricercatore senior per la potenza aerea e la tecnologia militare presso il RUSI di Londra, le bombe israeliane sarebbero da escludere. «Se questa è l’entità del danno, direi che un attacco aereo sembra meno probabile di un guasto al razzo che ha causato un’esplosione e un incendio del carburante», ha detto.

Il team di Bbc Verify ha sentito Valeria Scuto, analista capo del Medio Oriente presso Sibylline, una società di valutazione dei rischi. Scuto ha ricordato che Israele «compie anche attacchi aerei con missili Hellfire che generano una quantità significativa di calore, ma non lascerebbero necessariamente un grande cratere». Tuttavia l’analista sostiene che «i filmati non verificati mostrano uno schema di incendi nel sito dell’ospedale che non è coerente con questa spiegazione».

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Danni intorno all’ospedale

Daniele Raineri di Repubblica ha sentito l’opinione di alcuni geolocalizzatori. Uno di questi, Nathan Ruser, ha notato che «molte macchine nel parcheggio sono bruciate, ma soltanto tre sono danneggiate come se gli fosse piombato qualcosa addosso, inoltre a soltanto dieci metri da quelle macchine ci sono altre macchine senza danni». L’ipotesi di Ruser allora è che si sia trattato «di un razzo ancora carico di propellente perché appena partito, che si sia spezzato in aria e sia poi caduto sulla gente affollata nel parcheggio dell’ospedale». 

Anche l’emittente britannica, Channel 4, ha delle riserve sui danni provocati attorno al luogo dell’incendio. Il canale ha esaminato tutte le prove presentate da entrambi le parti in conflitto e hanno tratto la conclusione che una bomba dell’esercito israeliano avrebbe creato danni di gran lunga superiori agli edifici circostanti il parcheggio, ma questi sono invece rimasti intatti. Tuttavia, per l’emittente alcuni elementi non tornano nei resoconti forniti da Israele. 

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Le contraddizioni d’Israele

In una conferenza stampa convocata il mattino dopo l’esplosione il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari, ha mostrato delle immagini satellitari e quella che secondo lui è la traiettoria di una scia di missili diretti verso Israele e lanciati dalla Jihad islamica. Hagari ha attribuito la colpa della strage a uno di questi missili.

Per avvalorare la sua tesi ha condiviso una presunta intercettazione tra due combattenti di Hamas nel quale si sentono i terroristi dare la colpa alla Jihad islamica e affermare che il missile caduto nel parcheggio dell’ospedale sarebbe stato lanciato da un cimitero dietro la struttura.

È qui però che Hagari contraddice sé stesso, perché nel mostrare la traiettoria dei droni ne aveva posto il luogo di partenza a sud-ovest nella Striscia. Delle due l’una, un unico missile non può essere partito da due punti diversi.

Per di più due giornalisti arabi indipendenti hanno riferito a Channel 4 che «il tono, il linguaggio, la sintassi e l’accento usato dai due presunti terroristi nell’intercettazione non risultano credibili». Hamas ha da subito affermato che l’audio è un falso. Inoltre, i due uomini dicono che il sito di provenienza è il cimitero, ma secondo Channel 4 la traiettoria del missile esploso visibile nel video non corrisponde con questa informazione, «è troppo in alto e troppo orizzontale».

Nelle immagini satellitari del sito dopo la strage – che Hagari ha mostrato per supportare la sua affermazione che «non c’erano crateri sul luogo» – in realtà è presente un fossato anche se troppo piccolo per essere causato da un missile israeliano. In un video postato il giorno seguente, oggi 19 ottobre, un altro portavoce, Jonathan Conricus, ha ammesso di aver effettivamente notato il piccolo fossato ma ha confermato che «non può essere stato causato da un loro esplosivo».

L’esercito israeliano poi non è noto per la sua credibilità, l’ultimo caso in cui Tel Aviv ha mascherato le sue responsabilità è del 2022, quando ha prima negato di aver ucciso la giornalista Shireen Abu Akleh in Cisgiordania, dando la colpa ai palestinesi, e poi una volta appurato che questi non erano presenti al momento della morte, ha ammesso che «potrebbe essere colpa sua».

Perché è così importante?

La strage potrebbe sembrare una delle tante azioni di guerra che negli ultimi undici giorni si stanno susseguendo, l’ennesima, ma non è così. In primo luogo perché il sito dell’esplosione è un ospedale e se si trattasse di un attacco intenzionale, questo costituirebbe una violazione dell’articolo 18 della quarta Convenzione di Ginevra (1949). In secondo luogo per il numero di morti che sebbene indefinito sembrerebbe essere comunque elevato. E infine perché si teme che l’accaduto diventi un pretesto per Hezbollah in Libano e l’Iran di entrare in guerra ed estendere il conflitto.


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