Le maggiori potenze di oggi si impegnano in politiche tecnologiche globali e comprensive. Armarsi, saper usare e controllare le tecnologie digitali è il nuovo “grande gioco”. Queste dinamiche di potere stanno contribuendo a plasmare le sfere di influenza tecnologica. I paesi dell’America Latina e dei Caraibi, dell’Africa e dell’Indo-Pacifico – ma anche dell’Europa centro-orientale e dei Balcani – sono caduti o potrebbero presto cadere sotto l’influenza o il dominio tecnologico cinese o russo.

La Cina attira i paesi nella dipendenza tecnologica per minare la loro sovranità politica attraverso l’iniziativa Digital silk road (Dsr). Pechino scherma poi i suoi cittadini dall’influenza straniera con il suo “grande firewall” e sviluppa strategie industriali per assicurare la propria autonomia tecnologica dall’occidente. Usa la disinformazione digitale per influenzare l’opinione pubblica in altri paesi, organizza attacchi informatici e spionaggio informatico per rafforzare la sua base industriale, implementa strategicamente tecnologie 5G a prezzi competitivi all’estero per ottenere il controllo delle reti di telecomunicazioni e cerca di imporre i suoi standard tecnici attraverso organizzazioni internazionali. Insieme con la Russia, la Cina sta cercando di immettere valori autoritari nello spazio informatico globale.

La Russia usa a proprio vantaggio e limita i mass media e i social network per proteggere i propri interessi, non indurre la popolazione in tentazioni democratiche e intraprendere una guerra dell’informazione contro l’occidente e i suoi alleati con l’obiettivo di minare la fiducia dei cittadini nella democrazia.

Contrappesi

Nel frattempo gli Stati Uniti cercano di bilanciare l’influenza cinese e russa, cercano di mantenere un vantaggio sull’intelligenza artificiale militare all’avanguardia e altre tecnologie, e appoggiano e proteggono gli interessi delle loro principali compagnie tecnologiche a livello globale. Inoltre negano alle altre nazioni l’accesso alle tecnologie chiave, monitorano gli investimenti critici nel settore tecnologico per evitare rischi legati alla sicurezza, cercano di assicurarsi e di controllare le catene di approvvigionamento critiche (in particolare di semiconduttori) e impongono controlli sulle esportazioni e anche l’embargo sulle tecnologie sensibili.

Quanto all’Unione europea, le istituzioni di Bruxelles stanno cercando di creare standard globali di privacy e protezione dei dati, modellare le piattaforme digitali e l’intelligenza artificiale secondo valori europei sfruttando l’attrattiva e il potere del suo mercato interno. L’Ue promuove inoltre partnership digitali con paesi e alleati che condividono la stessa mentalità e, nel dicembre 2021, ha annunciato l’iniziativa Global gateway, una versione europea della Dsr cinese.

Tutto questo vuol dire che l’Ue ha preso parte al gioco globale della tecnologia. Ma non è minimamente vicina ai suoi rivali in termini di sofisticazione, strategia, risorse e visione. Se l’Ue vuole imparare il linguaggio del potere, deve comprendere i suoi sforzi come parte di una strategia che possa sia cooperare sia competere con quelle di Cina, Russia e anche degli Stati Uniti.

 

Il fattore guerra

La guerra in Ucraina sta aiutando questo processo strategico dell’Ue. La guerra è diventata un acceleratore delle tendenze e delle sfide esistenti, facendo della tecnologia un altro campo di battaglia chiave. Prima della guerra, l’Ue aveva già deciso di dover diventare un protagonista geopolitico. In effetti, Ursula von der Leyen ha dichiarato nel 2019 l’intenzione di formare una «commissione geopolitica». Si possono già osservare gli effetti di questo nuovo orientamento in settori come il commercio, la difesa, la salute e le tecnologie digitali. La commissione europea ha già lanciato una serie di iniziative ambiziose tra geopolitica e tecnologia: oltre a Strategic compass e Global gateway, partnership digitali con Giappone e Singapore; i Consigli per il commercio e la tecnologia di Europa-Stati Uniti ed Europa-India.

Dall’invasione russa dell’Ucraina però l’Europa ha trovato un rinnovato impulso per impegnarsi in politiche tecnologiche globali, e ha esteso il suo sostegno all’Ucraina sia nel settore della cyber sicurezza sia in quello della disinformazione. Ha poi approvato una serie completa di sanzioni tecnologiche e rinnovato l’impegno a rafforzare la sovranità tecnologica dell’Ue. Nel frattempo, Russia e Cina hanno cementato la loro alleanza “senza limiti” e si sono impegnate ad accelerare il loro distanziamento tecnologico dall’occidente.

In questo momento difficile l’Europa dovrebbe accelerare il suo piano per diventare un attore tecnologico globale. Ora è tempo di mettere tutte le abilità tecnologiche e digitali dell’Unione in una visione unitaria e ideare una strategia comune per metterla in atto. 

Strategia digitale

Se l’Ue vuole investire nella creazione di una propria politica estera digitale e tecnologica, deve prima di tutto chiarire quali sono i suoi obiettivi. L’obiettivo ultimo deve essere quello di dare all’Unione una strategia e gli strumenti per trasformarsi in un attore tecnologico globale in grado di promuovere i propri interessi e valori in patria e all’estero, in concorrenza e cooperazione con le altre potenze. In questo testo sono esposti i punti essenziali su come trasformare l’Ue in un attore geopolitico capace ed efficace nel campo della tecnologia digitale.

La necessità di una tale strategia è chiara. L’Europa si è data come obiettivo quello di diventare un’economia tecnologicamente avanzata e decarbonizzata. Il successo di questa importante transizione economica dipende in modo cruciale dalla capacità dell’Ue di usare, dominare e avere pieno e illimitato accesso alle tecnologie digitali fondamentali. Queste tecnologie sono sempre più contestate, discusse e persino usate come armi da terze parti. Il loro accesso può quindi essere negato o subordinato a obiettivi politici e può compromettere questa transizione. Nella situazione peggiore, invece di far sì che l’Ue diventi un attore più autonomo e potente, la transizione verso un’economia digitale e decarbonizzata potrebbe creare nuove vulnerabilità o semplicemente cambiare la natura della dipendenza geopolitica ed economica dell’Ue.

Il futuro dell’Ue dipende anche dalla sua capacità di sostenere la democrazia e le istituzioni democratiche, sia in patria che all’estero. Negli ultimi quindici anni, la democrazia è stata in declino in tutto il mondo, sia in termini quantitativi che qualitativi. In concomitanza con questo declino, regimi autoritari nuovi e di vecchia data sono diventati più forti. L’uso improprio delle tecnologie digitali ha contribuito a queste tendenze: non solo è servito per destabilizzare le democrazie alimentando la polarizzazione politica e offrendo gli strumenti per operazioni di influsso estero, ma ha anche contribuito al consolidamento, da parte dei governi autoritari, della loro presa sui cittadini. Contrastare queste tendenze non è solo una necessità morale per l’Ue, ma è anche essenziale per salvaguardare i suoi interessi globali.

La visione alla base della politica digitale europea dovrebbe essere dunque quella di proteggere e promuovere sia la sua base di potere economico che il suo modello politico, a livello nazionale e globale. Per ottenere questo, l’Ue deve agire strategicamente.

Agire strategicamente significa che nel progettare i mezzi e fini, l’Unione deve capire cosa stanno facendo gli altri paesi e le altre potenze e come intende competere e cooperare con loro. Cina e Russia hanno dato inizio a un processo di allontanamento dall’occidente e cercano di attirare altri paesi a sé. L’ordine basato su regole è sostituito da un ordine basato sul potere. La geoeconomia (o puro mercantilismo) è tornata. Gli stati utilizzano le interdipendenze economiche e tecnologiche per imporre le proprie opinioni e garantire i propri interessi geopolitici. È un nuovo ordine mondiale in cui la tecnologia è un elemento chiave di potere, sovranità e sopravvivenza.

Tecnologia condivisa

Per garantire i suoi interessi, i suoi valori e la sua posizione globale, l’Ue dovrebbe includere il suo approccio di mercato aperto e incentrato sull’uomo alla tecnologia nelle sue alleanze, nelle sue partnership e nelle organizzazioni multilaterali a cui appartiene. In un mondo in cui la tecnologia è contestata e utilizzata come arma, quanti più paesi che la pensano allo stesso modo domineranno tecnologicamente, tanto più la sovranità dell’Ue e la sua posizione geotecnologica globale saranno assicurate; più gli alleati sono protetti dalle operazioni di influenza straniera – dagli attacchi informatici e dalla coercizione che deriva da una vulnerabilità tecnologica –, più sarà facilitato l’allineamento e la cooperazione con l’Ue a livello globale. L’Ue, pertanto, non dovrebbe puntare all’indipendenza tecnologica, ma a una sovranità tecnologica reciprocamente rafforzata e condivisa con i suoi alleati.

Per raggiungere questo obiettivo l’Ue deve innanzitutto diventare un partner interessante per gli altri paesi. Questo fascino dovrebbe arrivare a chi si è rivolto alla Cina per le infrastrutture e gli investimenti digitali o a chi è bersaglio delle operazioni di propaganda e influenza di Cina, Russia e altri paesi. L’iniziativa Global gateway può essere utile in questo processo se si concentrerà sulle opportunità strategiche per rafforzare le alleanze e minare le sfere di influenza cinese e russa.

L’Ue deve anche rafforzare le esistenti alleanze. Innanzitutto quella con gli Stati Uniti, ma anche con altri partner. Con gli Stati Uniti, che rappresentano in molti campi un concorrente tecnologico, l’Ue deve appianare le proprie divergenze. Europa e Usa hanno infatti due approcci diversi alla politica tecnologica: in Europa i valori e la regolamentazione svolgono un ruolo maggiore rispetto agli Usa, e questa distinzione ha finora impedito un’armonizzazione normativa e creato tensioni.

Tuttavia, anche se queste differenze possono impedire l’armonizzazione delle politiche, dovrebbero comunque permettere la convergenza delle politiche, o almeno la coesistenza, in particolare date le sfide globali comuni che Ue e Stati Uniti devono affrontare. Chiaramente, essi non possono contrastare le strategie tecnologiche aggressive di Russia e Cina rifiutandosi di scendere a compromessi tra loro. Come dopo la Seconda guerra mondiale, devono raggiungere un ampio accordo per sostenere un ordine tecnologico globale libero e democratico. L’ordine del dopoguerra ha richiesto istituzioni basate su regole e alleanze militari per garantire il libero scambio attraverso gli stretti strategici e il mare aperto.

Il nuovo ordine necessiterà che l’alleanza transatlantica collabori per facilitare un flusso di dati che preservi la privacy e per includere i valori democratici nelle normative tecnologiche e nella governance a livello globale. In sintesi, per difendere i propri interessi e valori, l’Ue deve diventare un attore tecnologico globale. L’Ue e i suoi stati membri possono farlo operando su tre dimensioni politiche (valori, sicurezza e mercati) con una strategia condivisa e strumenti politici nuovi e avanzati. Come mostra la sezione seguente, l’Ue è già sulla strada di un’influenza globale nel settore tecnologico. Ma la strada è ancora lunga e la parte più difficile deve ancora venire.

Logica geopolitica

Negli ultimi dieci anni l’Ue ha progressivamente aperto gli occhi di fronte alle implicazioni geopolitiche delle tecnologie digitali. Questo risveglio può essere collegato a una serie di eventi iniziati nel 2013 con le rivelazioni dell’ex dipendente della Nsa Edward Snowden, seguite dall’interferenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, il referendum sulla Brexit, le elezioni del parlamento europeo del 2019 e le elezioni nazionali di diversi stati membri dell’Ue. 

Lo scandalo di Cambridge Analytica del 2018 ha puntato il riflettore sulle grandi aziende tecnologiche statunitensi e sulla necessità che esse siano meglio regolamentate. Similmente, quando lo stesso anno si è iniziato a discutere a livello internazionale di Huawei, il fornitore cinese del 5G, l’Ue ha acquisito una maggiore consapevolezza della propria vulnerabilità tecnologica.

Parallelamente, l’impatto globale della legge generale europea sulla protezione dei dati del 2018, anche se inaspettato, ha reso l’Ue un attore tecnologico globale e ha mostrato come sfruttare l’attrattiva e il potere del suo mercato interno.

Con questi influenti strumenti normativi, l’Ue sta cercando di diventare leader mondiale nella regolamentazione delle tecnologie digitali. La legislazione digitale europea non è più solo autoreferenziale, ma l’Unione sta cercando in modo proattivo di sfruttare la sua capacità di regolamentazione e coltivare partnership e alleanze digitali per proiettare i suoi valori a livello globale. Sulla base dei successi ottenuti, l’Ue sta applicando regimi normativi innovativi per regolamentare l’intelligenza artificiale, la governance dei dati e le piattaforme digitali che, come la legge generale sulla protezione dei dati, hanno il potenziale per diventare globali.

Questa nuova logica geopolitica è alla base di nuove iniziative europee di geotecnologia. Nel Consiglio per il commercio e la tecnologia di Europa-Stati Uniti, lanciato nel 2021, l’Unione e gli Stati Uniti stanno attualmente negoziando una cooperazione rafforzata nello sviluppo di tecnologie, regolamentazione digitale, investimenti in connettività e aspetti di sicurezza delle tecnologie avanzate. I rapidi e armonizzati controlli sulle esportazioni dell’Ue e degli Stati Uniti sulle tecnologie avanzate imposti alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio di quest’anno, sono la prima storia di successo di questa nuova cooperazione tecnologica transatlantica.

Oltre al Consiglio per il commercio e la tecnologia di Europa e Stati Uniti, l’Ue ha annunciato la nascita di un nuovo Consiglio con l’India, ha lanciato la sua prima partnership digitale con il Giappone e nel contempo negozia ulteriori partnership con Singapore e Corea del sud. Grazie all’iniziativa Global gateway, l’Ue cerca di collegare gli investimenti per lo sviluppo digitale nei paesi a basso reddito con la regolamentazione digitale basata sui valori e il pensiero geopolitico.

L’Ue ha anche adottato misure per ridurre la propria vulnerabilità tecnologica e la dipendenza asimmetrica attraverso investimenti in funzioni tecnologiche. Questi sforzi sono stati fortemente influenzati dall’assertività tecnologica della Cina, dagli scontri tecnologici Usa-Ue durante l’amministrazione Trump e, più recentemente, dall’invasione russa dell’Ucraina. Di conseguenza l’Ue ha sviluppato nuovi strumenti e meccanismi di cooperazione, come il Toolbox per la sicurezza 5G e la Joint cyber ​​unit, per proteggere il cyberspazio europeo.

Per rafforzare ulteriormente le proprie potenzialità tecnologiche e ridurre le dipendenze asimmetriche, l’Ue sta investendo in modo risoluto nello sviluppo di tecnologie critiche, tra cui: i semiconduttori attraverso lo European chips act; il supercomputer attraverso la European high performance computing joint undertaking; e lo sviluppo del 6G, ad esempio, attraverso il progetto Hexa-X. Inoltre l’Ue ha messo a punto una serie di strategie che affrontano le questioni a cavallo tra tecnologia digitale e geopolitica, tra cui il 2030 Digital compass, il Strategic compass, la Cybersecurity strategy e la Standardisation strategy. La portata delle questioni affrontate in questi vari sforzi sottolinea l’ubiquità delle dinamiche geotecnologiche nei vari campi politici.

Sforzi futuri

Eppure, mentre l’Ue costruiva la sua posizione digitale, la Russia ha invaso l’Ucraina per la seconda volta. Come spesso accade, la guerra è diventata un acceleratore di tendenze esistenti. Molto prima dell’invasione russa del 24 febbraio, l’Ucraina era diventata il punto di riferimento per la guerra digitale e ibrida russa, con centinaia di migliaia di attacchi informatici e campagne di disinformazione di massa volte a destabilizzare il paese, sabotare il governo democraticamente eletto dell’Ucraina, confondere l’opinione pubblica occidentale e a garantire che il sud del mondo si mobilitasse attorno alla Russia.

In risposta alla guerra l’occidente ha dispiegato pesanti sanzioni sulle tecnologie avanzate con l’intenzione di paralizzare la base industriale russa e indebolire la sua capacità militare. E mentre il Cremlino ha bandito e bloccato diverse piattaforme digitali straniere in Russia per impedire il flusso di informazioni esterne nel paese, molte altre società tecnologiche occidentali hanno deciso in modo indipendente di cessare di operare in Russia.

Entrambi gli sviluppi prefigurano una nuova cortina di ferro digitale. La guerra in Ucraina ha già dimostrato che le tecnologie digitali plasmano la risposta al conflitto internazionale.

Le misure legislative e politiche adottate finora dall’Ue sono lodevoli. Ma c’è ancora molto da fare. L’Ue continua a essere un centro di ricerca tecnologica, ma il suo successo nel commercializzare le tecnologie digitali e accaparrarsi una quota di mercato significativa è stato limitato. L’Europa oggi è in ritardo nello sviluppo di tecnologie avanzate tra cui semiconduttori, intelligenza artificiale, cloud e calcolatori ad alte prestazioni. Pur lanciando un’iniziativa dopo l’altra, manca una strategia coesa che tenga insieme queste misure per migliorarne il coordinamento, stabilire le priorità e identificare le carenze.

Per mancanza di informazioni, risorse e impegno, l’Ue non sta attualmente realizzando il suo pieno potenziale e non sta raccogliendo tutti i benefici geopolitici dei suoi sforzi di politica digitale. Per la mancanza di un simile quadro generale, le informazioni importanti non fluiscono tra le principali istituzioni di Bruxelles e degli stati membri e verso le delegazioni dell’Ue in tutto il mondo che svolgono un ruolo cruciale nel comunicare gli interessi della politica estera digitale europea.

Sia la commissione europea che gli stati membri hanno messo a fuoco questi obiettivi. La commissione del 2030 Digital compass, approvata nel marzo 2020, ha affermato che l’Ue ha bisogno di un «approccio globale e coordinato alla costruzione di coalizioni digitali e alla sensibilizzazione diplomatica». Si tratta di una posizione condivisa tra gli stati membri che, al consiglio per gli Affari Esteri del 12 luglio 2021, hanno chiesto all’alto rappresentante e vicepresidente dell’Ue e alla commissione di «formulare una globale e ambiziosa politica digitale esterna europea coerente con le politiche interne esistenti».

La diagnosi è chiara. Se l’Ue vuole diventare un attore tecnologico globale, deve sviluppare e applicare strumenti di diplomazia digitale. Per realizzare questo mandato occorre un approccio politico su tre dimensioni: valori, sicurezza e mercati. Più precisamente, queste tre dimensioni tracciano una strada: promuovere un ordine tecnologico globale incentrato sui diritti umani e basato su regole, proteggere l’Ue, i suoi partner e altri paesi che la pensano allo stesso modo nel mondo analogico e digitale, promuovere mercati digitali equi, aperti, sostenibili e inclusivi.


Il testo è un estratto del saggio “The geopolitics of technology: How the Eu can become a global player”, pubblicato sul portale dell’Ecfr. Traduzione a cura di Monica Fava.

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