Il presidente del comitato olimpico giapponese (Joc) Yoshiro Mori è finito al centro di una bufera mediatica per le sue uscite misogine in occasione di un incontro del Joc in vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2021. In particolare, Mori si è rivolto ai presenti dicendo: «Nella commissione organizzatrice dei Giochi ci sono sette donne. Se aumentiamo questo numero, bisogna ridurre la durata dei loro interventi perché si dilungano troppo e sono fastidiose». 

In seguito, il presidente si è scusato per le sue affermazioni, ma ha detto di non avere intenzione di abbandonare il suo incarico. Nel frattempo, il movimento per chiedere le sue dimissioni è cresciuto e su Twitter l’hastag “Mori please resign” è diventato virale.

Le difficoltà di Tokyo 2021

Il problema della parità di genere nell’evento non è una novità: in totale sono cinque su 24 le donne presenti nel comitato olimpico giapponese. Una risoluzione del 2019 prevede di aumentare la presenza femminile fino al 40 per cento, ma non è stata finora implementata. La popolarità delle Olimpiadi, intanto, continua a scendere: l’80 per cento dei giapponesi ritiene che non sia opportuno svolgere i Giochi in occasione della pandemia.

Il Gender gap in Giappone

Le parole misogine di Mori sono un punto di vista molto comune in Giappone. Secondo il report del World Economic Forum, nel 2020 il paese asiatico si è piazzato al 121esimo posto nella classifica sul Gender gap. Il clima misogino riguarda anche le violenze subìte dalle donne. A dicembre dell’anno scorso una consigliera di Kusatsu ha accusato il sindaco di averla stuprata. La risposta dei cittadini è stata votare per rimuoverla dal suo incarico. Per cercare di risolvere il problema, l’ex premier Shinzo Abe aveva lanciato una politica in favore delle donne nota come Womenomics. Ma l’iniziativa non sembra avere sortito gli effetti sperati.

La gaffe di Tavecchio

Anche in Italia lo sport è stato al centro in passato di dichiarazioni contro le donne. Nel 2014 l’ex presidente della Figc, Carlo Tavecchio aveva detto a Report che era necessario «dare una dignità anche sotto l'aspetto estetico alla donna nel calcio» spiegando che «finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sotto l'aspetto della resistenza, del tempo, dell'espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili».

© Riproduzione riservata