- Chi agisce da remoto deve fare i conti con due fattori fondamentali: l’autonomia del suo dispositivo volante e la massima distanza per poterlo governare.
- Chi si avvale di certi aggeggi si chiede anzitutto quanto tempo questi possono stare per aria e, nel caso si intenda recuperarli a fine missione, il “chilometraggio” o le “ore” vanno dimezzate prevedendo – appunto – andata e ritorno.
- Il secondo quesito riguarda la “gittata” dei sistemi ricetrasmittenti che servono per manovrare il drone e per gestirne le eventuali operazioni.
L’abbattimento è l’unica cosa certa. Il resto sono illazioni. Le suggestioni si sono accalcate, spinte dall’irrefrenabile forza motrice del ritenere di avere un dettaglio in più: quella dell’oggetto volante non precisamente identificato è stata l’ennesima occasione per far esibire i muscoli ai “palestrati” della geopolitica. Nemmeno il tempo di far cadere a terra i rottami del “drone” che già le certezze si accatastavano. L’episodio ha innescato l’affresco di uno scenario cangiante in ragion



