Mario Draghi lo sa e lo dice: «L’85 per cento di vaccini è andato ai paesi ricchi, lo 0,3 per cento agli stati a basso reddito». Il Global Health Summit, organizzato dalla Commissione europea e dall’Italia che ha la presidenza del G20, non è la sede per una decisione formale né definitiva su come ridurre l’ingombrante disuguaglianza globale. Ma l’evento che si è tenuto oggi a Roma rappresenta un passaggio politico significativo di un percorso che arriverà al culmine in autunno. Il percorso è voluto dall’Unione europea, che, oscurata dalla mossa di Joe Biden per la sospensione dei brevetti dei vaccini, vuole recuperare un protagonismo e al contempo neutralizzare la soluzione più radicale al problema; cioè il “Trips waiver”, la deroga temporanea sulla proprietà intellettuale, che India, Sudafrica, e altri 118 paesi chiedono da ottobre e su cui gli Usa hanno aperto. L’Europa prosegue nella sua “terza via”.

Draghi e von der Leyen

Le parole del premier Draghi oggi: «Una proposta è la sospensione dei brevetti per i vaccini anti Covid-19, l’Italia è aperta all’idea nella misura in cui è mirata, limitata nel tempo e non mette a repentaglio la capacità di innovare delle aziende farmaceutiche. Ma questa proposta non garantisce che i paesi a basso reddito possano produrre i vaccini. Vogliamo impegnare le nostre aziende per aumentare la produzione, soprattutto in Africa». La dichiarazione di Roma siglata ieri contiene una lunga lista di principi: supporto ai paesi a basso e medio reddito, al multilateralismo, più coordinamento, la immunizzazione come bene comune. Quello che la dichiarazione non contiene è un passaggio sulla sospensione dei brevetti, né sulle licenze obbligatorie, pure ventilate dalla Commissione Ue. Il testo ribadisce la strada delle «licenze volontarie», e quindi le partnership scelte da Big Pharma con le manifatture. È la “terza via”, che – ha annunciato ieri von der Leyen – verrà formalizzata come proposta dall’Ue a giugno in sede di Wto, «a supporto del percorso già avviato da Ngozi Okonjo-Iweala». Cosa garantisce una svolta rispetto a oggi? L’Ue pensa di risolverla così: facilitando a livello globale le esportazioni sia di materiali che di prodotti finiti. Poi, aumentando condivisioni e donazioni, di soldi e di dosi; ad esempio, l’Ue donerà 100 milioni di dosi entro l’anno. Von der Leyen promette investimenti per aumentare la capacità manifatturiera in Africa.

Il ruolo di Big Pharma

Allertate dalla pressione globale sui brevetti, le aziende farmaceutiche questa settimana hanno stilato un piano in cinque punti, promettendo di «aumentare l’equità e massimizzare la produzione». Oggi gli amministratori delegati di Pfizer, J&J e Moderna hanno preso parte al pre-summit, in una inedita sfilata di interventi del settore privato. Le aziende hanno sfoderato la promessa di fornire dosi a prezzo di costo ai paesi poveri e a prezzo calmierato a quelli a medio reddito, e von der Leyen ha concluso trionfante: «I nostri partner renderanno disponibile un miliardo e 300mila dosi a questi paesi entro l’anno». Con queste iniziative Big Pharma e l’Ue sperano di congelare l’ipotesi più forte, il Trips waiver, che intanto conquista gli europarlamentari: un emendamento della sinistra ha trovato mercoledì la maggioranza in aula. Macron se l’è cavata così: «A ottobre, al G20, se si rivelassero necessarie altre misure sulla proprietà intellettuale, le sosterrò». Intanto l’Ue prende tempo. Domani è un altro vertice.

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