Governo “tecnico”. Anche Hamas ora dà il via libera

Le fazioni palestinesi riunite in Egitto hanno deciso di istituire un «comitato palestinese temporaneo composto da residenti tecnocrati indipendenti, responsabile della gestione dei servizi di base». I partiti e movimenti hanno deciso, quindi, «la convocazione di un incontro urgente per stabilire una strategia nazionale e rilanciare l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese, in modo che rappresenti tutte le componenti del nostro popolo e le sue forze vive». Si tratta del primo risultato tangibile giunto dal Cairo dopo giorni di intese riunioni a cui Hamas ha partecipato in prima fila. Resta da capire chi sarà il leader del nuovo processo di transizione politica. Marwan Barghouti, in carcere da 23 anni, è l’uomo che garantirebbe unità a tutte le fazioni, ma le autorità israeliane hanno annunciato più volte che non hanno intenzione di liberarlo. Ieri, sua moglie Fadwa, ha rinnovato il suo appello per la sua scarcerazione, questa volta rivolto direttamente al presidente Donald Trump. Così vicini, così lontani: c’è ottimismo in Egitto per la pace a Gaza I corpi degli ostaggi Ma per implementare la seconda fase bisogna prima concludere la prima. In un comunicato pubblicato su Telegram, Hamas ha annunciato che con la consegna degli ostaggi e dei corpi israeliani possono iniziare le «consultazioni» per la seconda fase del piano Trump. Di diverso parare è lo Stato ebraico, dato che nella Striscia ci sono ancora tredici corpi da riconsegnare. Ma il problema è sempre lo stesso: Hamas non è in grado di restituirli tutti. Secondo i media due potrebbero essere riconsegnati nelle prossime ore, ma per circa cinque di loro l’organizzazione non è a conoscenza della loro localizzazione. Per alcuni funzionari della sicurezza israeliana si tratta solo di una scusa per prendere tempo e posticipare la seconda fase che prevede il disarmo totale di Hamas. Nel comunicato che porta la firma del portavoce del movimento, Hazem Qassem, viene ribadito il «pieno impegno nel rispettare l’accordo di tregua» anche perché Hamas ha «ricevuto garanzie chiare da Egitto, Qatar e Turchia, oltre a conferme dirette dagli Stati Uniti, che al guerra è effettivamente terminata». Il vero piano di Netanyahu: gli sfollati prima in Egitto, poi in Ue Usa contro Unrwa Nelle prime due settimane di tregua sono comunque stati uccisi 90 palestinesi e gli aiuti faticano ancora a entrare a Gaza. Secondo Israele hanno attraversato i valichi oltre 7mila camion, ma si tratta di numeri ancora molto bassi. Al momento il 50 per cento degli aiuti disponibili, che sono sotto il controllo dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), è fermo tra Egitto e Giordania. Lo Stato ebraico non vuole garantire alcun ruolo all’Unrwa, che però rimane l’unico ente in grado di avere un apparato logistico capillare per consegnare gli aiuti a tutta la popolazione civile. «L’Unwra non avrà alcun ruolo, è diventata una filiale di Hamas», ha detto ieri il segretario di Stato della Casa Bianca, Marco Rubio. Dichiarazioni pronunciate a pochi giorni di distanza dal verdetto della Corte internazionale di giustizia, la quale ha affermato che Israele non ha presentato prove concrete riguardo a un diretto legame tra l’Unrwa e Hamas e ha anche detto alle autorità israeliane di permettere all’agenzia Onu di fornire assistenza umanitaria a Gaza. Droni russi attaccano Kiev, Rubio: «Entro la settimana capiremo chi vuole la pace»