La ministra degli Esteri di Nuuk Vivian Motzfeldt – che ha appena assunto la guida del Consiglio artico – nel suo lungo viaggio in Europa ha incontrato alcuni commissari Ue, tra cui Kaja Kallas, e parlerà con rappresentanti della Nato. Washington studia piani per inglobare l’isola ed aumentano le attività di spionaggio nell’Artico
Prima Tromsø e Copenaghen. In questi giorni è a Bruxelles, nei prossimi sarà a Parigi. La ministra degli Esteri della Groenlandia, Vivian Motzfeldt, tornerà nella sua isola solo il 22 maggio, dopo essere partita l’8. Un grand tour per discutere della situazione groenlandese con i leader e i suoi omologhi europei. E per avvicinare Nuuk all’Europa.
La guida del Consiglio artico
In Norvegia e Danimarca, Motzfeldt ha partecipato al passaggio di consegna tra Oslo e Copenaghen della presidenza del Consiglio artico, organo fondamentale per il dialogo sulla regione. Un passaggio di consegna dall’alto valore storico, visto che lunedì è stata la stessa ministra degli Esteri ad assumerne la guida a nome del Regno di Danimarca, prima figura groenlandese a farlo.
Il segnale da parte danese è chiaro: in un momento in cui la Groenlandia è al centro delle pressioni globali, specie dagli Stati Uniti, tocca a Nuuk assumersi più responsabilità e anche maggiore autonomia. Almeno in apparenza, visto che il cappello è sempre danese. Ma la scelta è precisa ed evidenzia il nuovo corso tra Nuuk e Copenaghen dopo l’elezione del primo ministro Jens Frederik Nielsen, voce cauta sull’indipendenza. In scia con le altre iniziative recenti intraprese per rinsaldare il legame con l’isola, come le visite della premier danese Mette Frederiksen e del re Frederik X.
Vedi alla voce cooperazione
Non è solo la Danimarca a muoversi per respingere le aggressive avances statunitensi nei confronti di Nuuk. Tra mercoledì e giovedì, infatti, Motzfeldt ha incontrato prima il commissario europeo per i Partenariati internazionali Jozef Sìkela, poi quello per l’Energia Dan Jørgensen e infine l’Alta rappresentante Kaja Kallas. Con tutti loro, la ministra groenlandese ha discusso dei settori di cooperazione dell’isola con l’Unione europea, incassando il sostegno all’autodeterminazione di Nuuk. Il messaggio arrivato alle orecchie di Motzfeldt è che l’Ue è un partner affidabile e pronto a estendere ulteriormente la partnership in maniera corretta. Il sottinteso è: non come fanno gli Stati Uniti.
È dagli anni Ottanta che la Groenlandia non fa parte dell’Ue, o meglio dell’allora Comunità economica europea. Fuoriuscita per via dei troppi interessi confliggenti, specie in settori cruciali come la pesca. Ora, però, con la crescente attenzione attorno all’Artico e con Washington alla finestra, Nuuk potrebbe essere più interessata a riavvicinarsi a Bruxelles. I vertici europei si stanno muovendo da tempo, la firma di fine 2023 di un memorandum d’intesa lo dimostra. Oltre alle istituzioni, l’attenzione verso la causa groenlandese è portata avanti anche a livello politico, non a caso Motzfeldt ha avuto un colloquio anche con la leader del gruppo socialdemocratico al Parlamento europeo Iraxte Garcia Perez e con altri eurodeputati progressisti.
Status americano
Almeno per il momento, comunque, non si è discusso di un rientro nell’Unione. «Non vogliamo essere danesi o americani», ha ripetuto Motzfeldt. Il primo obiettivo della leadership dell’isola in questi mesi è difendere in ogni modo l’autonomia groenlandese. Perché gli Stati Uniti non mollano la presa, non solo con le cicliche e minacciose dichiarazioni di Trump: la Casa Bianca, infatti, starebbe studiando un progetto per far entrare pienamente la Groenlandia nella propria sfera d’influenza. Magari tentando Nuuk con un Patto di libera associazione, gli stessi che Washington utilizza per mantenere i legami con alcune isole del Pacifico.
Ma il quadro non è semplice, vista l’opposizione generale della popolazione groenlandese a diventare parte degli Usa. E anche per questo, come riportato dal Wall Street Journal, sarebbe stato dato l’ordine alle agenzie di intelligence americane di raccogliere più informazioni possibili sul movimento politico indipendentista dell’isola, sui groenlandesi propensi o meno ad aprire le porte a Washington. In sostanza: spiare ciò che sta succedendo in Groenlandia per capire potenziali spazi di manovra. Una mossa definita inaccettabile dalla Danimarca e per cui anche dalle parti di Nuuk hanno storto il naso. Motzfeldt, con ogni probabilità, ne parlerà con alcuni rappresentanti della Nato in questi giorni.
© Riproduzione riservata