In attesa del terzo incontro di negoziati tra la delegazione ucraina e quella russa, è entrato nel campo delle trattative anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. In un colloquio telefonico durato più di un’ora, Erdogan ha chiesto a Putin di cessare immediatamente il fuoco sia per riuscire a evacuare la popolazione civile dalle città più a rischio sia per arrivare a una soluzione politica il prima possibile.

Il presidente turco si è offerto anche come mediatore principale del conflitto. Ha proposto un incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, nel forum diplomatico che si terrà nella città di Antalya, nel sud della Turchia, il prossimo 11 marzo. Lavrov ha già confermato la sua presenza, ma manca ancora la risposta del ministro ucraino. Erdogan sta muovendo le sue pedine e i suoi uomini, ha chiesto al ministro degli esteri turco di insistere per far incontrare Kuleba e Lavrov in Turchia, dopo che nei giorni precedenti ha parlato al telefono con Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e i membri del governo canadese e lituano.

Vladimir Putin, però, mantiene freddezza sul lato diplomatico. Dopo la telefonata con Erdogan il Cremlino ha rilasciato una nota amara: «Si richiama l’attenzione sull’inutilità di qualsiasi tentativo di trascinare il processo negoziale, che viene utilizzato dalle forze di sicurezza ucraine per raggruppare le proprie forze e mezzi. A questo proposito, è stato sottolineato che la sospensione dell’operazione speciale è possibile solo se Kiev cesserà le ostilità e accetterà le ben note richieste della Russia».

Insomma, finché l’Ucraina continuerà a difendersi i negoziati saranno complicati. La stessa sensazione arriva dalle dichiarazioni rilasciate dal premier israeliano, Nafatali Bennett, che nella giornata di ieri ha spiegato le ragioni del suo viaggio a Mosca di sabato dove ha parlato con Putin per circa tre ore. «Anche se le possibilità non sono grandi, quando esiste anche solo una piccola apertura e abbiamo accesso a tutte le parti e la capacità considero un obbligo morale fare ogni sforzo», ha detto Bennett.

La chiamata di Macron

Russian President Vladimir Putin, right, listens during a joint press conference with French President Emmanuel Macron after their talks Monday, Feb. 7, 2022 in Moscow. Russian President Vladimir Putin was back at the Kremlin in Moscow following his diplomatic foray to get support from China over the weekend during the Winter Olympics. Putin was hosting the prime meeting of the day Monday as his French counterpart Emmanuel Macron was on a mission to de-escalate tensions. (AP Photo/Thibault Camus, Pool)

Il telefono di Putin ha ricevuto anche la chiamata del presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha chiamato anche Erdogan. Il colloquio con il presidente russo è durato circa un’ora e 45 minuti in cui i due hanno discusso soprattutto della messa in sicurezza delle centrali nucleari dopo i fatti della centrale di Zaporizhzhia, dove la scorsa settimana si è rischiata una catastrofe nucleare. Secondo la Russia l’attacco alla centrale è stato causato dal coinvolgimento di un gruppo di sabotaggio ucraino.

Il leader del Cremlino si è detto favorevole anche a un incontro con i rappresentanti ucraini e dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), per mettere in sicurezza le centrali nucleari presenti sul territorio ucraino ed evitare che la guerra possa scatenare un disastro senza precedenti.

Disposti all’incontro, purché non si tenga a Chernobyl e dalla Russia propongono un paese terzo o in videochiamata. Nella telefonata Putin ha negato di aver attaccato i civili e ha provato a spiegare le motivazioni dell’interruzione della tregua che ha bloccato le evacuazioni e i corridoi umanitari nella città di Mariupol.

Per il Cremlino quelle poche ore di tregua sono state utilizzate dagli ucraini per «riorganizzare le forze e i mezzi» piuttosto che per evacuare i civili. Pertanto, «il presidente francese è stato nuovamente invitato a collaborare attivamente con le autorità di Kiev per conformarsi alle norme del diritto internazionale umanitario», ha precisato il Cremlino.

I piani di Blinken

Prosegue il viaggio europeo del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Dopo aver partecipato al vertice Nato di Bruxelles e aver incontrato i rappresentanti dell’Unione europea nella capitale belga lo scorso venerdì, sabato Blinken si è recato in Polonia per affrontare la crisi umanitaria. Il segretario di Stato americano si è anche diretto oltre il confine, in territorio ucraino, dove ha incontrato il suo omologo Dmytro Kuleba, in un gesto simbolico non indifferente.

Domenica 6 marzo, invece, Blinken è andato in Moldavia dove ha incontrato la presidente Maia Sandu. Sul tavolo la questione della Transnistria, auto proclamata repubblica sotto il controllo dei russi, e la crisi umanitaria. Dallo scoppio della guerra sono arrivati in Moldavia oltre 200mila cittadini ucraini in cerca di protezione internazionale. Martedì il segretario americano sarà a Parigi per incontrare il presidente Macron.

Nel frattempo, alcuni ufficiali della Casa Bianca e del dipartimento di stato americano sono andati in Venezuela. Si tratta di un raro viaggio diplomatico che non accadeva da anni. Joe Biden vuole provare a capire quanto Nicolas Maduro sia disposto a sostenere la guerra del suo alleato Vladimir Putin. A spostare l’ago della bilancia, la discussione sulle sanzioni economiche attuali contro il Venezuela.

Lunedì i negoziati

Ieri il presidente Zelensky ha chiamato Draghi per parlare della richiesta di adesione all’Unione europea dell’Ucraina. Fonti vicine al presidente del Consiglio riferiscono che durante il colloquio telefonico Draghi ha condannato gli attacchi dell’esercito russo contro i civili e le infrastrutture nucleari, e ha ribadito il suo sostegno «all’appartenenza dell’Ucraina alla famiglia europea».

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, oggi è previsto il terzo round di negoziati tra la delegazione ucraina e quella russa. Vladimir Putin è pronto ancora una volta a fare all in, non ha intenzione di abbassare le sue richieste: l’annessione della Crimea, il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche del Donbass, e la “neutralizzazione” e “denazificazione” dell’Ucraina. Obiettivi ribaditi anche nella telefonata con Emmanuel Macron al quale ha detto che «se non saranno raggiunti con il negoziato lo saranno con le operazioni militari».

Lunedì dovrebbe riunirsi anche il consiglio di sicurezza dell’Onu dopo la richiesta inoltrata da Stati Uniti e Albania.

 

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