A nove giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, la giornata diplomatica si è aperta con l’arrivo a Bruxelles del segretario di Stato americano, Antony Blinken, per il vertice ministeriale Esteri della Nato.

All’incontro era presente in collegamento video anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, al quale, ancora una volta, i vertici della Nato hanno chiuso la porta in faccia. «Continueremo a fare quello che serve per proteggere e difendere ogni centimetro del territorio della Nato», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg.

Dunque, non ci sarà nessun invio di truppe dell’Alleanza atlantica in territorio ucraino, così come non sarà istituita la no fly zone richiesta dagli ucraini. «Forniamo supporto all’Ucraina. Allo stesso tempo, la Nato non è parte del conflitto. La Nato è un’alleanza difensiva. Non cerchiamo una guerra con la Russia», ha detto Stoltenberg.

Per la prima volta gli alleati hanno messo in allerta oltre 130 caccia e 200 navi, dopo che l’offensiva russa continua prendere di mira punti vulnerabili come la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Dopo l’attacco nella notte di giovedì sera nei pressi dei reattori, ieri si è riunito in una sessione straordinaria il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite nel palazzo di vetro di New York.

Di fronte ai delegati l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia, ha detto che la centrale nucleare è sotto il controllo di Mosca. Nulla da temere, neanche la Russia vuole una catastrofe nucleare, ha precisato l’ambasciatore, il quale ha alimentato la propaganda secondo cui la centrale sarebbe stata presa di mira da sabotatori ucraini. Il sottosegretario americano per l’energia nucleare Jill Hruby ha detto che gli Stati Uniti non hanno prove che i russi abbiano attaccato la centrale.

Il nuovo ordine mondiale

«I principi stabiliti dopo le due guerre mondiali sono sotto attacco per l’aggressione della Russia contro l’Ucraina commessa dal presidente Putin», ha detto il segretario di Stato americano Blinken a Bruxelles.

La Russia rischia di aprire «un vaso di Pandora in ogni angolo del mondo» e «la pace e la sicurezza che siamo stati in grado di stabilire svanirebbero», ha detto. Dichiarazioni che puntano più a scongiurare un’eventuale attacco folle di Putin a un paese alleato piuttosto che a mettere fine al conflitto in Ucraina. All’incontro della Nato ieri ha fatto seguito il vertice del G7 e la riunione del consiglio Affari esteri europeo. In tarda serata la Farnesina ha rilasciato un comunicato dopo l’incontro del G7.

Un testo di nove punti in cui oltre alla solita condanna della guerra, un richiamo al rispetto del diritto internazionale e della sovranità territoriale dell’Ucraina, vengono annunciate nuove sanzioni in caso in cui non si arrivi a un cessate il fuoco.

Sanzioni che andrebbero a colpire non soltanto la Russia ma anche la Bielorussia di Lukashenko, complice del conflitto. «Riterremo responsabili i colpevoli di crimini di guerra, compreso l’uso indiscriminato di armi contro i civili, e accogliamo con favore il lavoro in corso per indagare e raccogliere prove, anche da parte del procuratore della Corte penale internazionale», si legge nel testo, dopo che uno dei giudici istruttori dell’Aia ha detto che potrebbero esserci i margini per aprire un’indagine nei confronti della Russia per crimini di guerra.

Al termine del consiglio, l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha detto che «le sanzioni non sono volte a provocare un cambio di regime. Lo scopo è indebolire l’economia russa e aumentare la forza e la posizione degli ucraini sui negoziati comuni». Nella riunione di ieri i ministri degli Esteri europei hanno discusso se rimuovere altre banche russe dal sistema di pagamenti Swift.

Chiamata tra Scholz e Putin

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La difesa ucraina sta resistendo più del previsto, ma i pesanti bombardamenti fanno pensare che la situazione possa cambiare rapidamente nei prossimi giorni.

Proprio per questo in una chiamata telefonica durata un’ora il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto a Vladimir Putin di cessare le ostilità e attivare i corridoi umanitari. Secondo il nuovo bilancio al ribasso delle Nazioni unite sarebbero 331 le vittime civili, di cui 19 minori.

Il sindaco della città di Mariupol ha denunciato la mancanza di acqua, elettricità e viveri per gli ucraini che si trovano bloccati nella città portuale vicino Donetsk, ancora al centro di un pesante scontro armato.

Putin ha ipotizzato che il terzo incontro dei negoziati tra la delegazione di Mosca e quella di Kiev potrebbe già verificarsi questo fine settimana, dopo che nei giorni scorsi non è stata raggiunta un’intesa. La speranza è che i corridoi umanitari vengano aperti subito per evacuare i civili. In questo senso, sembrerebbe che le parti abbiano raggiunto un accordo sull’onda dei (moderatamente) buoni auspici del secondo round di negoziati a Brest di giovedì scorso.

La giornata di ieri si è conclusa con la Nato che promette difesa agli alleati, il G7 che condanna la guerra e minaccia ulteriori sanzioni e il Consiglio degli Affari esteri europeo che si muove sulla stessa linea del G7. Una diplomazia collettiva che sembra muoversi molto più lentamente rispetto a quella su cui viaggiano i singoli leader europei. In Europa si aspettano le prossime mosse di Draghi, Macron e Scholz, mentre si resta in attesa dell’eventuale scesa in campo di Erdogan, Biden e Xi Jinping.

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