Il 2 e 3 marzo l’avanzata dell’esercito russo ha subìto un duro colpo alle porte di una piccola città ucraina chiamata Voznesensk, nel sud del paese. Gli ucraini sono riusciti a distruggere quasi del tutto un intero gruppo tattico di un battaglione russo sulla strada che porta alla città di Odessa, strategicamente importante. La loro difesa si basava su un’azione coordinata tra l’esercito ucraino, le milizie cittadine composte da volontari locali, e civili ordinari che fornivano informazioni sulle posizioni russe. Questa mobilitazione efficace riflette il sentimento di sostegno diffuso che ucraini ordinari provano per la causa anti-russa: come ha detto il trentaduenne sindaco della città a un giornalista: «Difendiamo la nostra terra. Siamo a casa nostra».

Sostegno popolare

Anche se Putin sembra aver abbandonato i piani di un’annessione su vasta scala, la battaglia di Voznesensk offre un’anteprima di quello che potrebbero subire i russi se tentassero di conservare punti d’appoggio occupando e governando vaste aree dell’Ucraina. Non c’è dubbio che la potenza di fuoco della Russia sia di gran lunga maggiore di quella di Kiev, eppure i fatti suggeriscono che gli ucraini hanno la capacità di sviluppare e sostenere un attacco efficace se necessario.

Per capire in che modo, possiamo indicare tre fattori chiave: il sostegno della popolazione, la presenza di organizzazioni della società civile e la capacità degli ucraini di resistere a una controinsurrezione russa.

Partiamo dal sostegno popolare. Combattere un’insurrezione è un’operazione clandestina ad alto rischio, data l’asimmetria di potere tra le forze occupanti e gli insorti. L’emergere di un’insurrezione ucraina di successo contro le truppe russe si baserà quindi inizialmente sull’ampiezza e la profondità di un sentimento popolare: il nazionalismo.

Dovrebbe essere chiaro quanto il sentimento nazionalista sia radicato e diffuso in Ucraina. È il risultato di un processo iniziato con l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e la guerra separatista nel Donbass, che ha innescato un riallineamento politico incostante lontano dalle divisioni geografiche ed etnolinguistiche che hanno dominato la politica ucraina fino ad allora (ovest-est, parlanti di lingua ucraina-parlanti di lingua russa). È stato un riallineamento a sostegno dell’integrità territoriale del paese contro la Russia, ora percepita come il principale nemico del paese. La crudeltà e la distruzione che hanno accompagnato la recente invasione hanno ulteriormente rafforzato il nazionalismo ucraino.

Organizzazioni civili

Tuttavia, sarebbe sbagliato presumere che il nazionalismo in sé e per sé possa essere ​​sufficiente a generare e sostenere un’insurrezione efficace. Avrebbe infatti bisogno di una significativa organizzazione: una rete di cellule locali che si estendono per città e villaggi per mettere in collegamento i civili e consentire loro di formare il tipo di guscio protettivo che rende possibile l’azione sovversiva. 

Non sarebbe difficile mettere in piedi una simile organizzazione. Dovrebbe appoggiarsi ad associazioni esistenti come le Forze per la difesa territoriale su base volontaria, una milizia formatasi sulla scia dell’acquisizione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e aumentata in maniera significativa quest’anno.

Gli uomini e le donne che si sono uniti a questa milizia abbracciano uno spaccato notevole della società ucraina: giovani e vecchi, veterani dell’esercito e civili inesperti, uniti soltanto dal comune attaccamento al loro paese. Un sondaggio precedente all’invasione ha rilevato che il 32 per cento degli ucraini erano pronti a unirsi alle forze armate. Non è quindi difficile immaginare che questo corpo possa diventare la colonna portante di un’insurrezione ucraina di successo.

Fare affidamento sugli ucraini all’estero sarebbe un altro punto essenziale in questo senso. Secondo una stima dell’Onu, basata al 3 aprile, 4,2 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina. Anche se la maggior parte ha intenzione di tornare quando la guerra sarà conclusa, l’esperienza passata suggerisce che molti non lo faranno. Se la Russia occuperà segmenti importanti del paese nel sud e a est, è probabile che questi rifugiati crescano in una grande diaspora che si stabilirà in tutta Europa, farà pressioni sui governi europei per ottenere assistenza militare e alimenterà un’insurrezione ucraina per molti anni.

La loro capacità di utilizzare i paesi confinanti come approdi sicuri sarà fondamentale. È possibile immaginare la creazione di campi di addestramento e altre operazioni militari nell’Ucraina occidentale o nei paesi vicini come la Polonia e i paesi Baltici.

Un’altra caratteristica importante affinché le insurrezioni abbiano successo sta nella loro capacità di adattarsi agli ambienti locali. Nel caso dell’Ucraina, i grandi centri urbani potrebbero diventare focolai di disobbedienza civile che complicherebbero l’esercizio del potere da parte delle autorità di occupazione, una cosa che abbiamo già visto a Cherson. Le città diventerebbero hub per cellule ribelli clandestine che si affidano a tattiche mordi e fuggi, atti di sabotaggio, bombardamenti e omicidi mirati degli occupanti russi.

Resistere alla controinsurrezione

Nel frattempo, la vasta campagna ucraina potrebbe facilmente ospitare un esercito di guerriglia che fa affidamento su tattiche di agguato. Un esercito simile farebbe affidamento sia su tecniche collaudate come ordigni esplosivi improvvisati, sia su tecnologie emergenti come i “droni kamikaze” per attaccare le forze russe. L’Ucraina è ora piena di armi leggere, tra cui alcune delle più sofisticate tecnologie anti-corazza; migliaia di riservisti civili vengono attualmente addestrati per utilizzarle. Questa combinazione di disobbedienza urbana e rurale sarebbe devastante contro un occupante straniero con una conoscenza locale limitata.

Naturalmente, anche la più riuscita campagna ucraina sarebbe una tragedia. Si perderebbero innumerevoli vite e il danno nei confronti della società civile sarebbe di lunga durata. I russi risponderebbero con la loro stessa controinsurrezione: come abbiamo visto in Siria e in Cecenia, e come stiamo già assistendo in Ucraina, Putin non è contrario all’uso di una forza brutale contro le popolazioni civili. Questa strategia è spesso nota come “controinsurrezione a buon mercato”: una tattica di terra bruciata di violenza indiscriminata, pensata per spingere i civili a scegliere tra sottomissione e sopravvivenza.

Tuttavia, è possibile dire che un’insurrezione ucraina si diffonderebbe e alla fine sarebbe duratura. Gli ucraini stanno combattendo per la loro patria. Sono altamente motivati, ben organizzati ed estremamente resilienti. Un’insurrezione quasi certamente arresterebbe l’occupazione russa e la trasformerebbe in un pantano costoso e doloroso. A completare il tutto, l’Ucraina riceverebbe per la sua ampia diaspora una sostanziale assistenza esterna dai paesi vicini e da una superpotenza (gli Stati Uniti). Non si tratta tanto della “vittoria” dell’Ucraina, quanto di resistere abbastanza a lungo per non perdere.

L’incognita principale è fino a che punto i russi sarebbero disposti a spingersi per fermarli: quanto più del proprio sangue e delle proprie risorse sarebbero disposti a spendere e, altrettanto importante, quante altre vite ucraine sarebbero disposti a far fuori.


Il testo è apparso sulla testata online Persuasion. Traduzione a cura di Monica Fava.

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