L’ombra lunga del conflitto ucraino si proietta sui lavori del Forum economico di Davos. Anche il discorso del massimo rappresentante dell’Ue presente al Wef non poteva che affrontare la crisi ucraina e le sue conseguenze che, come ha scritto Gideon Racham sul Financial Times, hanno fatto capire «agli uomini della finanza internazionale e ai Ceo che non sono più i padroni dell’universo quando il nazionalismo e il militarismo prendono il sopravvento».

Con questa consapevolezza interiore, Ursula von der Leyen, ha svelato il suo manifesto politico a Davos in favore di Kiev. «Non dovremmo lasciare nulla di intentato» per la ricostruzione dell’Ucraina «incluso, se possibile, l’utilizzo degli asset russi (congelati in occidente, ndr). La ricostruzione del paese dovrebbe combinare investimenti rilevanti con riforme ambiziose. La ricostruzione deve sostenere lo stato di diritto, combattere la corruzione. L’Ucraina appartiene alla famiglia europea».

Quanto alla “battaglia del grano” in corso in Ucraina la presidente della Commissione ha sottolineato come «l’artiglieria russa stia deliberatamente bombardando i depositi di grano in Ucraina. E le navi russe nel Mar Nero stanno bloccando le navi ucraine cariche di grano e semi di girasole». «Così i prezzi mondiali del grano sono alle stelle. E sono i paesi fragili e le popolazioni vulnerabili a soffrirne maggiormente», ha sottolineato von der Leyen.

A causa del blocco dell’export di grano dall’Ucraina imposto dall’invasione «i prezzi del pane in Libano sono aumentati del 70 per cento e le spedizioni di derrate da Odessa non sono giunte alla Somalia», ha detto. Ma c’è di più: «La Russia sta accumulando le proprie esportazioni di alimentari come una forma di ricatto, trattenendo le forniture per aumentare i prezzi globali».

Echi di un altro secolo

Ma da dove arriva lo scenario di guerra cui stiamo assistendo? «Il copione dell’invasione della Russia dell’Ucraina arriva da un altro secolo», ha proseguito la presidente. «Questa non è solo una questione di sopravvivenza dell’Ucraina. Non è solo una questione di sicurezza europea. Questo mette in discussione il nostro intero ordine internazionale. Ed è per questo che opporsi all’aggressione russa è un compito dell’intera comunità internazionale», ha aggiunto.

Questo il punto di svolta che segnala un prima e un dopo la data del 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa. Come a dissipare i contrasti con Washington la presidente Ue ha aggiunto: «L’Ucraina deve vincere la guerra. Per la prima volta nella nostra storia, l’Ue fornisce aiuti militari a un paese sotto attacco».

«Le nostre sanzioni e le scelte autonome da parte delle aziende stanno prosciugando l’economia russa e la macchina da guerra del Cremlino. I nostri stati membri si prendono cura di sei milioni di rifugiati ucraini e otto milioni di sfollati interni. E nello stesso tempo, l’Ucraina ha bisogno di un sostegno al bilancio», ha detto. «Pensioni, stipendi, servizi di base. Abbiamo proposto oltre 10 miliardi di euro di assistenza, il più grande pacchetto macrofinanziario mai ideato dall’Ue per un paese terzo», ha evidenziato von der Leyen che però ha taciuto sulle riserve espresse dal ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, sull’uso di un nuovo Next generation Eu per finanziare la ricostruzione ucraina usando una raccolta comune di fondi. Il pendolo sta tornando verso l’austerity ma von der Leyen non se ne è ancora accorta o ha fatto finta di non avvedersene.

Il posto della Russia

Poi la presidente ha lasciato aperta la porta al dialogo con Mosca. Ci sarà mai un posto per la Russia? «Se la Russia torna alla democrazia, allo stato di diritto, al rispetto dell’ordine internazionale, la risposta è sì. La Russia è un nostro confinante, con cui condividiamo la storia», ha detto rispondendo al direttore del Forum economico di Davos, Klaus Schwab. «La nostra opposizione alla brutale invasione è l’opposizione alla leadership di Mosca».

Certo qualche segnale di pessimismo c’è nel quadro tracciato dalla presidente: il leader ungherese Viktor Orbán ha bloccato l’embargo del petrolio russo in sede Ue mentre il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck aveva pronosticato che ci sarebbe stata una svolta nel giro di pochi giorni.

Ma il vero rischio è il “falco” Lindner che sta provando a far l’erede di Wolfgang Schaeuble con la stessa miopia e in vista di un rialzo dei tassi della Bce che, almeno a sentire le rassicurazioni del governatore francese François Villeroy che ha affermato che l’aumento del tasso di mezzo punto non è nel consenso della Bce, sarà dello 0,25 per cento. Speriamo abbia ragione per l’Ucraina e l’Europa. Mentre la frugale Finlandia, che bussa alla porta della Nato e ha visto interrompersi per ritorsione le forniture di gas russo, ha visto aumentare lo spread sul Bund dei suoi titoli da 36 a 46 punti base in soli tre mesi con conseguente aumento del costo del debito.

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