Un confronto civile, anche se troppe domande sono rimaste senza risposta. È questo il primo bilancio del dibattito che nella notte italiana tra i due candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, l’attuale vice di Donald Trump, Mike Pence, e la democratica Kamala Harris in corsa con Joe Biden. Nonostante Harris abbia dovuto più volte chiedere a Pence di non essere interrotta, “Vicepresidente, sto parlando”, il confronto è stato decisamente più “presidenziale” di quello tenutosi tra Trump e Biden una decina di giorni fa (ci voleva anche poco).

Da giorni i media americani parlavano infatti della straordinaria importanza del dibattito tra i vice, sottolineando l’età avanzata dei due candidati alla presidenza e lo stato di salute di Trump, ancora affetto da Covid19. Non a caso una delle domande della moderatice Susan Page, giornalista a capo dell’ufficio di USA Today a Washington DC, puntava proprio a chiarire questo punto. Alla domanda su un possibile passaggio di poteri nel caso in cui il futuro presidente - a questo punto in entrambi i casi il più anziano della storia degli Stati Uniti - sviluppasse una disabilità che lo renda incapace di governare, nè Pence nè Harris hanno risposto. Il vice di Trump ha esplicitamente evaso la domanda insistendo che il vaccino sarà pronto “in tempi record”.

Harris, 55 anni, che dovrebbe prepararsi ad affiancare un uomo che proprio a novembre ne compirà 78, ha invece parlato di sé e dei valori che la accomunano a Biden, partendo dalla prima chiamata ricevuta su Zoom quando le è stata proposta la vicepresidenza. Entrambi hanno anche evitato di rispondere sul perché i candidati alla presidenza non abbiamo ancora reso pubblici documenti che attestino nei dettagli il loro stato di salute, come da prassi.

Il più grande fallimento

Senza sorprese, il dibattito si è aperto con una domanda sulla pandemia. Harris ha immediatamente parlato del “più grande fallimento di qualsiasi amministrazione presidenziale nella storia del nostro paese”, riferendosi alla risposta al virus messa in piedi da Trump e il suo team. 

Ha poi anche ricordato che già a fine gennaio Trump era consapevole della pericolosità del virus, come rivelato dal presidente stesso in un’intervista a Bob Woodward - il giornalista noto per il caso Watergate - con una mossa che ha mostrato tutta la sua scarsa astuzia. Si è quindi rivolta direttamente all’elettorato, cercando una connessione empatica con coloro che in questi ultimi mesi hanno sofferto per i disagi causati dalla pandemia, come la paura di rimanere senza carta igienica o l’incertezza sulla riapertura delle scuole.

Chiudere alla Cina

Pence - che è a capo della task force per affrontare la pandemia - si è difeso nel modo più prevedibile possibile, ovvero mettendo in mezzo la Cina. «Prima che ci fossero più di cinque casi negli Stati Uniti, tutte persone tornate dalla Cina, il presidente Donald Trump ha fatto qualcosa che nessun presidente prima di lui ha fatto. Ha sospeso tutti i viaggi dalla Cina, la seconda più grande economia del mondo».

La sua dichiarazione non corrisponde ai fatti: già lo scorso aprile il New York Times aveva calcolato che anche dopo l’ordine sulle restrizione decine di migliaia di persone hanno viaggiato tra Cina e Stati Uniti, alcuni anche direttamente da Wuhan. In ogni caso la Cina è tornata più volte nei discorsi di Pence che ha accusato Biden di essere “un cheerleader della Cina comunista” da decenni.

Voto contestato

Nonostante sia stata sempre attento a mantenere la linea di Trump, Pence ha colto l’occasione per rettificare alcune delle dichiarazioni più controverse e problematiche del presidente, dicendo per esempio che condannava “kkk, neo nazi e suprematisti bianchi”. Come prova ha ricordato che “la figlia, il genero e i nipoti sono ebrei”, riferendosi ad Ivanka Trump, Jared Kushner e i loro figli.

Pence ha invece dribblato la domanda di Page sul fatto che Trump che non abbia mai assicurato gli americani su un passaggio di poteri pacifico nel caso di sconfitta. Si è piuttosto limitato ad accusare Biden, e più in generale i democratici, di aver contestato la vittoria di Trump nel 2016. Anche Harris non ha saputo dare una risposta chiara a questo proposito e ha esortato gli ascoltatori ad andare a votare.

Diritti in pericolo

Stessa cosa vale per la nomina del giudice alla corte suprema. Pence non ha risposto direttamente alla domanda della moderatrice sulla messa in discussione del diritto all’aborto nel caso Amy Coney Barrett, giudice iper conservatrice cattolica nominata da Trump, venisse confermata.

Da cristiano evangelico, Pence ha piuttosto ribadito la sua posizione pro-life. Harris, che da lunedì prossimo sarà parte della commissione giustizia al senato per discutere la conferma di Coney Barrett, sostiene che la decisione andrebbe rimandata dopo l’esito delle elezioni.

Ha anche ripetuto che difende il diritto delle donne a decidere sul proprio corpo, ricordando che oltre all’aborto e altri diritti è in ballo il futuro di un più ampio sistema sanitario.

Black lives

Sempre sul fronte della legge, Harris ha detto che non ritiene che sia stata fatta giustizia per la morte di Breonna Taylor, la ventenne uccisa nel suo appartamento dalla polizia di Louisville, in Kentucky, uno degli episodi che ha scatenato la rabbia dei protestanti del movimento Black Lives Matter.

Ha inoltre detto che con Biden chiederanno un registro nazionale dei poliziotti che violano la legge e abusano del proprio potere. Pence si è invece detto fiducioso del sistema giudiziario, negando il razzismo sistemico delle forze dell’ordine. Per Harris - la prima donna nera a prendere parte ad un dibattito per elezioni presidenziali - è stato un momento importante del confronto, sicuramente uno di quelli in cui ha potuto esprimere più chiaramente la sua posizione.

Cambiamento climatico

Per il resto il dibattito ha toccato tutti i punti di maggiore divergenza tra Trump e Biden, primo tra tutti la posizione sul cambiamento climatico.

Pence ha difeso la linea di Trump dicendo però timidamente che avrebbero continuato ad “ascoltare la scienza”, mentre Harris ha chiarito che Biden, pur promuovendo un forte piano a difesa dell’ambiente, non intende porre fine al fracking, come sostenuto più volte da Trump anche in un tweet durante il dibattito.

Harris ha inoltre avuto l’occasione di ribadire che Biden non intende alzare le tasse degli americani, come dicono Trump e Pence, ma solo di coloro che guadagnano più di 400.000 dollari l’anno.

Acchiappa mosche

Alla fine del dibattito, a sciogliere un po’ le tensioni, ci ha pensato una grande mosca che si è posata per oltre due minuti sulla chioma bianca di Pence.

La sua presenza è stata notata anzitutto dai commentatori su twitter che hanno reso l’immagine, e la “notizia”, virale, mentre dall'account Twitter di Biden partiva una campagna di raccolta fondi con la messa in vendita di un “acchiappa mosche”.

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